Prosegue il nostro racconto del cammino lungo la Via Transilvanica, un percorso a piedi in Romania, lungo millequattrocento chilometri, che attraversa il paese dalla Bucovina meridionale alla confine con la Serbia. Nel post precedente vi avevamo raccontato la nostra avventura a piedi in Terra Dacica, lungo la Via Transilvanica, da Cugir a Sarmizegetusa Regia, qui potete leggere il racconto delle tre tappe successive da Perla Dacilor a Sarmizegetusa Ulpia Traiana.
Come lungo tutto il cammino, ci accompagnano di chilometro in chilometro i bei cippi scolpiti da artisti locali, ognuno diverso, talvolta scolpito con motivi geometrici, talvolta con graziose iconografie spesso ispirate al paesaggio circostante. Una costante di questo cammino è la cura con la quale esso viene manutenuto, segnalazioni costanti e precise, bellissimi e sempre personalizzati i timbri da farsi apporre sulle credenziali.
Quinto giorno: Perla Dacilor – Fundatura Ponorului (circa 20 km)
Dopo una gustosa colazione a base di crepes con marmellata di ribes a Perla Dacilor, ci mettiamo in cammino di buon’ora, riposati e pieni di energia incamerata nell’area sacra di Sarmizegetusa Regia. Percorriamo per circa un paio di chilometri la strada asfaltata 705a fino a giungere a un gruppo di case dove imbocchiamo uno stradello a sinistra, seguendo il cartello della Via Transilvanica. La tappa odierna sarebbe dovuta essere di una ventina di chilometri e invece ne abbiamo percorsi almeno cinque in più, metà dei quali in salita. Sappiate infatti che il cammino è talmente ben segnato che se entro cento metri non trovate un segnale, vuol dire che avete sbagliato. Tra una chiacchiera e l’altra, solo dopo parecchio tempo ci siamo accorti che qualcosa non stava andando per il verso giusto e siamo tornati indietro alla ricerca del sentiero corretto.
Dopo una lunga salita nella foresta, giunti in un’area pianeggiante all’incrocio con una strada asfaltata, prendiamo in direzione opposta a Târsa (variante al cammino) essendo noi diretti a Fundatura Ponorului. Un cartello stradale avvisa di non avventurarsi lungo il cammino dopo il tramonto, si potrebbero incontrare degli orsi bruni (in Romania ce ne sono almeno ottomila, nessun paese europeo ha una popolazione così numerosa di plantigradi). Percorso un altro tratto nella foresta, prima di lasciarla non possiamo fare a meno di cercare nuova energia tra le radici tentacolari di un gigantesco faggio, alle soglie di una grande prateria. Mi torna alla mente La tribù degli alberi di Stefano Mancuso. Chissà che proprio qui non vi sia uno degli accessi alla biblioteca-labirinto, con migliaia di volumi, allineati su scaffali senza fine, lunghi centinaia di chilometri, nella quale si conserva la memoria degli alberi di Edrevia raccolta nella loro plurimillenaria storia.
Al termine di un’estesa prateria, uno dei tratti più belli della tappa, incontriamo un pastore col suo gregge di pecore che fortunatamente tiene a bada i suoi cani durante il nostro passaggio. A gesti ci indica di prendere una scorciatoia, ma non ci fidiamo e, memori dell’errore della mattina, preferiamo non abbandonare la traccia ufficiale.
Rientriamo nella foresta e, dopo un po’ di gimkana tra le radici di alberi caduti per via di una recente tempesta, riusciamo a scendere correttamente a valle nei pressi di un ruscello, alimentato da sorgenti molto particolari. Da esse infatti non sgorga solamente acqua, ma l’acqua dissolve il calcare che si rideposita tra il muschio, l’erba e le radici pietrificandoli e trasformandoli in travertino. In occasione di particolari fenomeni terrestri, si creano delle fratture dove le acque sorgive riescono a scorrere con facilità. Un cartello ci mette sull’avviso: se vicino a una sorgente dovessimo incontrare del travertino, potremmo essere pietrificati!
Proseguiamo il cammino, ormai siamo stanchi, ma la meta si avvicina. Finalmente in cima a una collina, scorgiamo un contadino e capiamo di essere giunti alla nostra destinazione: Fundatura Ponorului. Jon, assieme alla sorella, sono proprietari di alcune abitazioni rurali con annesso orto, veramente spartane, senza corrente elettrica, senza acqua potabile, senza wifi, ma attrezzate per consentire a un piccolo numero di camminatori di mangiare e dormire con servizi veramente minimi. Il bagno è in realtà una latrina esterna, lenzuola non ve ne sono e bisogna arrangiarsi alla bell’e meglio. Incontriamo qui anche Juja ed Erik, che avevamo incrociato nelle tappe precedenti, e ci dividiamo le stanze in due rustici diversi. Noi siamo arrivati ultimi e ci arrangiamo in quattro in una stanza nell’abitazione più distante.
Mangiamo tutti insieme, Jon ci propone un ottimo sarmale (involtini di foglie di cavolo), un gustoso spezzatino e palinka in abbondanza (attenzione, mai abusare del distillato, potrebbe rendere indispensabile l’uso della scomoda latrina!). Malgrado la scomodità, l’esperienza rimarrà indimenticabile…
Da Fundatura Ponorului a Malajesti (km 15)
Pur mantenendoci lungo il tracciato della via Transilvanica, comprimiamo due tappe in una per evitare un lungo tratto di strada asfaltata. Dopo una colazione a base di uova sode, salame, formaggio e pomodori, con gli smartphone completamente scarichi (lezione appresa: munirsi di una powerbank a ricaricamento solare), ci rimettiamo in cammino confidando nei segnacoli del cammino che non ci hanno mai abbandonato. Purtroppo il tempo non ce lo permette, ma sarebbe stato molto interessante visitare le gole e le grotte carsiche che ci sono create tra le rocce in questo territorio e che ne costituiscono una delle maggiori attrattive.
Continuiamo per un lungo tratto a scendere lungo un viottolo ricavato in una foresta di faggi selvatici. Siamo in un’area protetta, il Gradistea Muncelului Cioclovina National Park, dove flora, fauna, paesaggio e tradizioni sono protetti. Raggiungiamo finalmente un villaggio con qualche villetta dove incontriamo una giovane e un’anziana signora e sfacciatamente chiediamo acqua fresca e la possibilità di ricaricare gli smartphone (senza siamo persi, non abbiamo le tracce e non possiamo ricevere la localizzazione dell’alloggio successivo). La giovane è gentilissima, ci fa entrare nel giardino e, assieme al marito, si mette a disposizione per venire incontro alle nostre necessità. Ci racconta che a poca distanza si trova la Collina delle lumache (Snails Hill), una riserva paleontologica con resti fossilizzati di lumache vissute cento milioni di anni fa, quando quest’area era sommersa dal mare.
La gentile signora, si chiama Simona, si offre addirittura di accompagnarci in macchina fino a Sălașu de Sus, dove possiamo acquistare qualche alimento per il pranzo che gustiamo in un giardino accanto a uno struthiosaurus transilvanicus. Non ci si deve meravigliare, qui infatti si trova uno dei punti informativi del geoparco sui dinosauri “Țara Hațegului”, diffuso nel territorio di Hațeg .
Dopo il veloce spuntino, ci rimettiamo in cammino sulla 667a. In meno di mezz’ora raggiungiamo l’abitato di Malajesti e il nostro alloggio nella comodissima e ben attrezzata Casa Iancu. Ci accolgono Lionela e Simona, la prima parla un ottimo inglese, così non abbiamo bisogno dei traduttori automatici per comunicare. Nel tardo pomeriggio, visitiamo il castello con la torre a uso dei nobili dell’area tra il XIV e il XVII secolo e ci consentiamo un aperitivo sul fiume in una locanda gestita da Liliana e la sua famiglia.
Liliana parla perfettamente l’italiano, è rumena ma ha vissuto per molti anni in Abruzzo, poi ha deciso di tornare in Romania e di dedicarsi a un’attività propria, in una località che comunque ha diverse potenzialità turistiche, essendo ai margini dei monti Retezat, uno dei massicci più alti dei Carpazi meridionali, divenuto parco nazionale. C’è chi si concede una birra, chi la sokata, una bevanda dissetante analcolica a base di fiori di sambuco. Terminiamo la serata con una piacevole cena a Casa Iancu, dove ci vengono proposti goulasch e crema di fagioli.
Da Malajesti a Sarmizegetusa Ulpia Traiana (circa 20 km)
Siamo giunti all’ultima tappa del nostro intenso ma breve cammino. È una giornata calda e assolata. Lionela e il papà Mihai ci accompagnano in macchina all’inizio del sentiero, risparmiandoci tre chilometri di asfalto. Non solo: ci trasportano anche i bagagli alla tappa successiva (ovviamente il servizio è a pagamento)… Saliamo lungo una collina scoperta, fiancheggiando talvolta boschi di betulle, ben riconoscibili per via del loro tronco bianco, incontriamo mucche al pascolo con i loro vitellini e cippo dopo cippo raggiungiamo un grande invaso d’acqua artificiale, il lago Ostrov, mentre alle nostre spalle troneggia il massiccio del Retezat.
Non bastano a dissetarci le succose prugne gialle raccolte da un albero lungo il percorso. Temendo di rimanere senz’acqua, chiediamo di rifornire le borracce in una casa nelle vicinanze del lago, le cui rive sono troppo fangose per potervi sostare.
Sorpassiamo un grande centro sportivo e congressuale e proseguiamo lungo la strada asfaltata fino a raggiungere un alimentari, ideale per una sosta. Ci fermiamo una mezz’oretta e ci divertiamo a osservare gli avventori del negozio che si fermano per un rapido acquisto, lasciando la macchina accesa con l’aria condizionata a palla: delle ragazze elegantissime, probabilmente in procinto di recarsi a un evento importante, un giovane in cerca di sigarette, degli operai ansiosi di rinfrescarsi con una birra…
Riprendiamo il cammino e lasciamo quasi subito la strada asfaltata per imboccare un viottolo. Dopo qualche centinaio di metri incontriamo una curiosa fontana, presso la quale ci rinfreschiamo in vista del gran caldo che ancora ci aspetta.
Passo dopo passo, mentre alcuni parapendii planano sulle nostre teste, giungiamo a Clopotiva, un paesino che attrae geografi, storici e sociologi che studiano i processi e le trasformazioni di quest’area della Transilvania, che è vissuta per un lungo periodo sotto il dominio ungherese. Attraversiamo la strada principale dove affacciano un centro ebraico, una chiesetta ortodossa con annesso cimiterino, una chiesa cristiana battista e molte case d’epoca con tetto a doppio spiovente e giardino. Una famiglia di cicogne ha fatto il nido su un alto palo della luce.
Finalmente dopo aver attraversato un ampio terreno agricolo con balle di fieno, dove – caso più unico che raro – dobbiamo consultare il nostro GPS per ritrovare la traccia, raggiungiamo in breve l’abitato di Sarmizegetusa Ulpia Traiana, dove alloggiamo nella comodissima Casa Britonia (il nome si deve al toponimo medievale della cittadina), gestita dalla simpatica e intraprendente Liza. Rumena, per molti anni ha vissuto con la famiglia in Inghilterra, poi un paio d’anni fa ha deciso di tornare in Romania con il figlio più piccolo per intraprendere una carriera imprenditoriale nella ricezione turistica. E in effetti sembra proprio di respirare aria d’Oltremanica: dalle prese elettriche agli arredi ai bollitori per il tè.
Attendiamo la mattina successiva per la visita del sito archeologico, a pochi passi dal nostro alloggio. A differenza della capitale dacica, Sarmizegetusa Regia, qui ci sentiamo a casa. Infatti riconosciamo subito la caratteristica viabilità impostata su cardo e documano. Un archeologo mostra a un gruppo di studenti in visita il locus gromae, il punto di intersezione dei due assi principali della città, sul quale gli agrimensori romani poggiavano per l’appunto la groma, l’ingegnoso strumento con cui tracciavano gli allineamenti sul terreno.
La città venne fondata dall’imperatore Traiano, poco dopo la seconda guerra Dacica, probabilmente nell’estate del 106 d.C., a seguito della distruzione di Sarmizegetusa Regia, con la quale condivide solo il nome. Sarmizegetusa Ulpia Traiana si trovava in una posizione strategica a metà strada tra due fortezze romane protette dalle legioni IIII Flavia e XIII Gemina e all’altezza di un crocevia di due importanti vie commerciali verso il Danubio. Era una colonia deducta, ovvero fondata contestualmente all’invio di coloni romani, veterani che avevano combattuto nelle guerre daciche, di origine italica o delle province occidentali come la Spagna o la Gallia Narbonense.
Ci aggiriamo tra i ruderi dell’area scavata, riconoscendo grazie a dei pannelli, la casa del procuratore, il foro, la basilica, la curia. Le tipiche istituzioni politiche della Roma repubblicana erano tutte presenti in questa città: i magistrati, il Senato (l’ordo decurionium), gli edili, i questori, l’augure e il flamen che avevano il ruolo di sacerdoti municipali. Il praefecto pro imperatore era il magistrato incaricato di rappresentare Traiano. Sarmizegetusa Ulpia Traiana del resto era anche il luogo deputato alle celebrazioni ufficiali del culto imperiale.
Purtroppo non possiamo accedere all’anfiteatro, in ristrutturazione, che senz’altro è il monumento meglio conservato dell’insediamento.
A conclusione della visita, ci rechiamo al vicino museo archeologico, presso il quale sono esposte moderne ricostruzioni di legionari e cavalieri romani e ritratti degli imperatori Traiano e Adriano. Tra gli oggetti più interessanti, segnaliamo una serie di reperti archeologici rinvenuti nel corso degli scavi: un rilievo con Mitra che sgozza il toro, segno che anche qui i legionari avevano importato l’antico culto di origine persiana; il frammento dell’iscrizione monumentale rinvenuta all’ingresso del Foro di Traiano, con tutti gli epiteti dell’imperatore; la ricostruzione di una tavoletta da gioco con delle pedine e la scritta centrale “Si vis pacem, para bellum” (se vuoi la pace, prepara la guerra), come a dire solo un efficace sistema di difesa può garantire la pace. Sono passati duemila anni, eppure la locuzione sembra purtroppo sempre attuale.
Con la visita al museo, siamo giunti al termine del nostro cammino di quest’anno lungo la via Transilvanica, la nostra sete di conoscenza però non si è placata e stiamo già pensando a proseguire il cammino, magari l’anno prossimo, per arrivare ai confini con la Serbia, e ammirare il gigantesco ritratto di Decebalo lungo il Danubio.
Ritorniamo a Casa Britonia, raccogliamo i bagagli e la gentilissima Liza ci dà un passaggio fino alla cittadina di Haţeg da cui prendiamo un taxi per Cluj-Napoca (sono circa 180 chilometri), alla quale dedichiamo quasi due mezze giornate di visita e il nostro prossimo post.
[Maria Teresa Natale]
Informazioni utili:
- Alloggio a Fundatura Ponorului (servizi minimi, possibilità di campeggiare, cena e colazione incluse): (+40744402262, Marioara Murgoi, contattabile via Whatsapp).
- Alloggio a Mălăiești (con cena, colazione e lavatrice, trasporto bagagli): Guesthouse Iancu (+40722762245, Mihai Iancu, contattabile via Whatsapp).
- Alloggio a Sarmizegetusa Ulpia Traiana (con cena, colazione, piscina): Casa Britonia (+40720891775, Eliza, contattabile via Whatsapp).