Passeggiata alla Borgata Finocchio, tra aneliti di pace e impegno civico

Gutta cavat lapidem, la goccia perfora la pietra: avevano ragione i latini e la storia della Borgata Finocchio ne è la inoppugnabile dimostrazione. Ė sabato 22 maggio [2021], domani si celebrerà il 29° anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Questa mattina l’anniversario sarà ricordato nelle scuole ed è una coincidenza significativa trovarsi qui oggi, in quello che per volontà dei cittadini è diventato il presidio della legalità, contro tutte le mafie.

Colline ed ecomostri

Collina della Pace parco Peppino Impastato, un’intitolazione al giornalista che tenacemente con le sue denunce a Cosa Nostra combatteva la sua battaglia contro il malaffare. Ė la tappa principale della nostra passeggiata letteraria, che ha come tema la montagna ed è stata organizzata dall’Associazione culturale GoTellGo nell’ambito del progetto “Tra cielo e terra“, coordinato dal Forum del Libro.  Collina della Pace è la collinetta da cui violenti artigli volevano arraffare Finocchio. E alla cui protervia Finocchio ha saputo reagire. Come un tarlo che con costanza penetra nel legno, la collettività ha intaccato la malapianta dell’illegalità estirpandola. Un tarlo democratico, che ha impresso a questo luogo la connotazione di avamposto contro tutte le mafie e le prevaricazioni.

Borgata Finocchio: passeggiata letteraria intorno alla Biblioteca Collina della Pace [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: passeggiata letteraria intorno alla Biblioteca Collina della Pace [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Siamo nel 2001, quest’area di 13mila metri quadri con tre casali viene confiscata all’organizzazione criminale nota come banda della Magliana, che con denaro e potere malavitoso se ne era impossessata. Grazie alla legge 109 del 1996, fortemente promossa dall’associazione “Libera”, i beni sono riconquistati all’uso sociale e culturale. Il resto lo fanno i cittadini, in collaborazione con il dipartimento Periferie capitolino nel laboratorio partecipato nato l’anno dopo per realizzare un percorso condiviso di riqualificazione e riuso dell’esistente. Gli anni successivi sono sempre in crescendo: nel 2004 si abbatte un arrogante edificio di 20mila metri cubi e sei piani noto come l’Ecomostro, che secondo i progetti della gang romana doveva diventare un albergo.

Borgata Finocchio: Biblioteca Collina della Pace [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: Biblioteca Collina della Pace [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: Parco Peppino Impastato [Foto: Giuseppina Granito, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: Parco Peppino Impastato [Foto: Giuseppina Granito, CC BY NC SA]
 

Parchi e osterie

Un gesto simbolico e uno smacco contro la barbarie. Il parco viene dedicato a Peppino Impastato e nel 2007, dopo l’oculata progettazione architettonica di Luigi Franciosini che evoca il paesaggio dell’Agro Romano, l’area viene restituita alla città come Agorà, punto di incontro, di riflessione, di svago. Segno che la legalità può vincere in un territorio cresciuto senza regole. Dai primi insediamenti di coloni negli anni Trenta la borgata arriva a quelli del boom in un batter d’occhio. Il termine abusivo diviene consuetudine. Abusivo chi costruisce per necessità, chi tira su la propria casa per vivere grazie alla legge Tupini che sancisce i “diritti edificatori”, con taglio dell’Iva per i costruttori. Parimenti abusivo è chi spadroneggia con la vendita dei lotti in modalità “flessibile”, per usare un eufemismo. Questa la storia contemporanea.

Borgata Finocchio: Palazzina d'epoca [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: Palazzina d’epoca [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
In realtà borgata Finocchio affonda le sue radici nell’antichità perché questa zona, al chilometro 18 della Casilina, posta nel trivio di Rocca Cencia, Fontana Candida e Prataporci, vide i primi insediamenti in periodo preromano, a partire dall’antica Gabii, città della Lega Latina. La prima menzione ufficiale è del 1547 nella Mappa della Campagna romana al tempo di Paolo III del poliedrico inventore e cartografo Eufrosino della Volpaia. L’antico documento cita il casale di Sant’Antonio de’ Griffi detto Finocchio, acquistato in seguito dalla famiglia Cenci tra il 1573 e 1574. Leggende metropolitane attribuiscono il nome all’astuzia di un oste che offriva finocchi in pinzimonio per invogliare gli avventori a bere vino ma sul tema non abbiamo certezze, visto che il casale-osteria fu demolito negli anni Sessanta per far posto alle abitazioni.

Abbiamo il vantaggio di essere accompagnati da una guida di eccezione: Luigi Di Bernardo, presidente dell’Associazione Collina della Pace, residente dal 1954 ed entusiasta rievocatore di passati fasti. Arrivò qui dall’Abruzzo, come tanti immigrati che fino al 1961, per la legge contro l’urbanesimo, non potevano avere la cittadinanza romana e a cui non restavano che luoghi di confine per vivere. Zona di vitivinicoltura da secoli, Finocchio negli anni Venti fu teatro di lotte contadine e in tempo di guerra offrì possibilità di sosta agli Alleati in transito verso Roma.

Aria e palazzine

Dalle prime lottizzazioni degli anni Cinquanta all’espansione incontrollata del ventennio successivo è un susseguirsi di edificazioni. Dalle parole di Luigi trapela però nostalgia per la grande tenuta agricola poi divisa in lotti da edificare, il ricordo del lavoro nei campi, le pecore in transumanza, le 300 vacche al pascolo, poi i primi trattori americani del dopoguerra e l’inevitabile taglio dei posti di lavoro. Ma arriva un miraggio: l’impiego fisso nella vicina discarica pubblica di Rocca Cencia, un altro ecomostro che dal 1967 sparge i suoi effluvi verso l’abitato alimentando la tragica piaga delle malattie da mal’aria, con un’incidenza dei tumori tra le più alte di Roma. L’impianto non è il solo, c’è anche uno sversatoio privato in cui si conferisce di tutto. “Da tutta Roma e da 52 comuni della provincia”, è scritto sulla pagina social dei comitati antidiscarica “questo odore che sentite da Rocca Cencia arriva alla scuola di Finocchio, poi fa il giro delle borgate perché l’aria è democratica, nun la poi ferma’, l’aria va ‘ndo je pare”. Un comprensibile disagio per i residenti come mal tollerato è stato lo sviluppo incontrollato, tipico di queste terre oltreconfine. Siamo al di là del raccordo e ogni ardimento edificatorio è consentito. Così, dalla terrazza panoramica che affaccia sul centro del quartiere all’appartato villino, passando per la palazzina mélange o la casetta mal ridotta mai completata con mattoni a vista e impianti fatiscenti – come per anni furono fatiscenti le fogne e l’illuminazione pubblica – è tutto un proliferare di alloggi, in una scombinata improvvisazione, cifra stilistica delle borgate.

Murales e montagne

Il didascalico panorama residenziale è il filo rosso che lega ogni narrazione. Molte letture tema del nostro percorso lo ricordano. Nel parco in cui sostiamo, rapiti dal profluvio di parole, pensieri, immagini raccontate con passione da chi ci accompagna, basta voltare lo sguardo e via Capaci l’abbiamo sotto gli occhi, con villette a gradoni, palazzetti garbati e il ricordo della strage sempre presente. La potenza evocativa è forte, accentuata dalle ardite costruzioni letterarie di Calvino, Petrarca, Rodari, fino a Dante e a Sant’Agostino. Le vicende di montagne vere e immaginarie si accavallano alla storia della Collina della Pace, nome scelto negli anni Settanta dopo una manifestazione contro la guerra organizzata proprio in questo luogo. Appartiene a questo giardino terrazzato il primo murale antimafia inaugurato il 4 luglio del 2014 per volere dell’associazione daSud grazie alla collaborazione del muralista David Vecchiato – in arte Diavù – per rispondere con la cultura e la creatività alla tentata avanzata della mafia e dei clan.

Borgata Finocchio: tra i murales del Parco Peppino Impastato [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: tra i murales del Parco Peppino Impastato [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: l'antimafia non ha bisogno di soldi [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: l’antimafia non ha bisogno di soldi [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: welfare, casa, diritti, reddito [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: welfare, casa, diritti, reddito [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Da allora un profluvio di messaggi ha scandito tappe importanti di vita. Dall’intenso profilo di Peppino Impastato che si appella alla bellezza quale antidoto alla negatività del male, alle parole di Rita Atria sul valore dei sogni coniugati all’onestà. Grazie a 15 ragazzi provenienti da tutta Italia, chiamati nel 2017 dall’associazione Libera, gradinata e parete annessa ricordano i morti per mafia e per disperazione: da mani assassine il primo, suicida l’altra dopo la morte del suo punto di riferimento Paolo Borsellino.

Borgata Finocchio: bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza [Foto: Giuseppina Granito, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza [Foto: Giuseppina Granito, CC BY NC SA]

Piazze e biblioteche

Dagli angoli più intimi del giardino al piazzale panoramico, in cui campeggiano immagini e simboli che hanno uno stretto legame con il territorio, è tutto un rimando a temi forti, di rottura, di battaglia perenne contro ogni ingiustizia perpetrata a danno della collettività. Dalla immensa mano che spazza la mafia a tante piccole mani che rivendicano diritti. Poi una citazione all’ecomostro sgretolato e un richiamo agli affari loschi legati alle slot machine, passando per il monito di Sandro Pertini “I giovani non hanno bisogno di sermoni ma di esempi concreti”. Infine un guizzo di incomparabile creatività con i tasti del pianoforte impressi sulle panche di pietra. E citazioni di Don Peppe Diana assassinato dalla camorra, che insieme a Don Luigi Ciotti e al magistrato Gian Carlo Caselli sono stati punti di riferimento nella lotta alla mafia.

Borgata Finocchio: parco Peppino Impastato, sedile con teastiera [Foto: Giuseppina Granito, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: parco Peppino Impastato, sedile con teastiera [Foto: Giuseppina Granito, CC BY NC SA]
A sovrastare questa mole di immagini la presenza potente della Biblioteca della legalità, recuperata dai casali confiscati insieme al centro polivalente che ospita gli anziani, attiva dal 23 aprile 2016, con un patrimonio librario di primo piano, 30 mila volumi con 202 titoli sulla legalità, altri testi donati dal presidente emerito Napolitano e dall’associazione di quartiere Collina della Pace, importante presidio di democrazia e rivendicazione dei diritti. Presidi indispensabili, a tutela del territorio, conquistati con la tenacia e le battaglie ma non sono i soli.

La forza con cui i residenti, nei primi anni Duemila, invocavano uno spazio per la sosta e il gioco dei bambini, ha portato nel 2009 a trasformare piazza Serrule da parcheggio a punto di incontro. Negli anni Sessanta era uno slargo sterrato, che accoglieva le sassaiole dei ragazzini e l’autobotte che riforniva di acqua la borgata. Oggi con mattoni, peperino, travertino, un pergolato e un monumento ai caduti è diventata il centro del borgo, connotando lo spazio come memoria, punto di incontro e socializzazione, con l’Associazione Collina della Pace che se ne prende cura. E un cartello con filastrocca di Gianni Rodari come monito contro la guerra.

Borgata Finocchio: monumento ai caduti in piazza Serrule [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: monumento ai caduti in piazza Serrule [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]

Scuole e discariche

Con verve inarrestabile la nostra guida Luigi, che non ci ha mai abbandonato, ci mostra il volto nascosto del quartiere, le appartate stradine laterali in cui spicca il centro anziani intitolato a Pierino Emili in una delle più antiche palazzine del luogo, abbandonata per il più confortevole casale restaurato sulla Collina della Pace. Anche per la conquista di questa sede si è battagliato. Inizialmente prevista come centro culturale polivalente è rimasta ai rappresentanti della terza età ma tra i 45mila residenti di Finocchio sono anche i più giovani a premere. Pochi anni fa, per carenza di spazi in cui collocare i 3000 allievi, la scuola locale fu costretta a prendere in prestito le aule da altri edifici ed è di alcuni mesi fa la protesta arrivata fino in Campidoglio, per cinque classi dell’istituto comprensivo di via Motta Camastra costruite ma mai messe a disposizione degli alunni. La scuola è intitolata a Elisa Scala, undicenne che qui studiava, portata via da una leucemia fulminante. Nel periodo della malattia si era battuta per creare una biblioteca nell’istituto e i suoi genitori hanno concretizzato tale sogno.

Borgata Finocchio: centro sociale anziani Pierino Emili [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: centro sociale anziani Pierino Emili [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Giovani vite spezzate, precoci scomparse, per cui viene immediato il collegamento alle emergenze che si palesano non appena arrivi a Finocchio. L’andirivieni dei camion colmi di rifiuti, il traffico straziante su via di Rocca Cencia – unica arteria di collegamento tra Casilina e Prenestina – l’olezzo quotidiano (che secondo i residenti transita da Rocca Cencia a Finocchio passando per Tor Bella Monaca e Colle del Sole) forse qualche responsabilità potrebbero averla. Se a ciò si aggiungono i roghi tossici dei vicini campi rom il quadro è completo, tanto che il quadrante è stato prontamente ribattezzato “la terra dei fuochi di Roma Est”.

Nel novembre 2019, fu presentato in diretta tv a “Piazza Pulita” uno studio commissionato dalla Regione Lazio, da cui sono emersi dati allarmanti: il fattore di rischio a Rocca Cencia si aggira tra l’11 e il 21% in più delle altre zone, 9 punti percentuali sopra la media e l’aspettativa di vita è di tre anni inferiore alla media. Accrescono tali certezze gli annunci funebri di due atletici cinquantenni, probabilmente operai delle discariche. Alcuni, negli ultimi mesi sono stati uccisi dal Covid in età prematura. Un pensiero funesto, subito accantonato di fronte a uno spettacolo inconsueto: un corteo di macchine strombazzanti – in tempo di Covid e cerimonie sospese – anima la già trafficata via di Rocca Cencia. Ė un matrimonio con tutti i crismi, lo annuncia la macchina degli sposi decorata con fiocchi e fiori. Viene spontaneo chiedersi chi siano i fortunati. Forse uniranno le loro vite nella vicina parrocchia di Santa Maria della Fiducia, con parroco indiano. Avranno ottenuto un permesso speciale, con il divieto di assembramenti ancora valido. Forse a Finocchio, nella borgata della legalità riconquistata, ogni tanto una deroga è ammessa.

Borgata Finocchio: simpatico locale su via di Rocca Cencia, di fronte alla metro C Finocchio [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Borgata Finocchio: simpatico locale su via di Rocca Cencia, di fronte alla metro C Finocchio [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
N.d.r.: per chi volesse fare una passeggiata a Finocchio, il quartiere può essere facilmente raggiunto con la Metropolitana linea C, fermate Bolognetta o Finocchio.

[Giuseppina Granito, 10 giugno 2021]

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