La prima sensazione che ti coglie, quando arrivi a Matera, è di stupore. Non fai in tempo a metterci piede che già ti senti protagonista della scena. Una scena vivida, ricca di suoni, colori, luci e ombre, uniti in una ininterrotta sintonia. La prima percezione è che qui accadano cose impensabili: incontri amici che non vedevi da anni, conosci persone che avresti voluto avere intorno da sempre.
Città bianca, abbagliante, avviluppata su se stessa, Matera è nata grazie a un impercettibile disegno mosso dall’istinto di sopravvivenza e oggi grida a tutti l’orgoglio di esserci, di contare, di arricchire il panorama culturale universale. Nella sua pacata bellezza convivono storia e attualità, tradizioni e innovazione, memoria e voglia di riscatto.
Assapori da subito l’aura positiva al cospetto della piazza principale, ai confini tra centro e periferia. Ti sfiora di colpo, alle porte del capoluogo, l’idea di trovarti nel posto delle sorprese crescenti, non appena percorri i nuovi quartieri della rinascita pensati da valenti urbanisti, popolati da residenti che non si sentono ai margini.
Un dialogo continuo tra vecchio e nuovo, antico e attuale: razionalità cartesiana delle moderne arterie a confronto con lo spontaneismo contadino dell’unità di vicinato, nel mirabile aggregato dei levigati sassi. Città di rupi e cunicoli, palazzi borghesi e secolari spelonche, geometrie spontanee e severe architetture gotiche, sinuose testimonianze barocche e fulgore di affreschi bizantini.
E di antiche botteghe, prudentemente sottratte alle scorribande dell’intenso flusso turistico. Sebbene nel 2019 celebri la sua apoteosi come Capitale europea della cultura, Matera non si lascia raggiungere facilmente. Ore e ore di viaggio, metafora di un inarrivabile splendore, non consentono allo sfinimento di avere il sopravvento sulla meraviglia.
Sentimento che ti assale perché a Matera, immediatamente, diventi parte integrante del paesaggio. Come nei quadri specchiati di Michelangelo Pistoletto, in cui sei spettatore e protagonista allo stesso tempo, penetri in quegli anfratti con tutti i sensi, incastonato come una gemma al suo anello. E non sei più un osservatore perché Matera non è un presepe che miri e rimiri dal di fuori.
Ė un accumulo di bagliori e di vite, in cui anche la tua entra a far parte, colpita dalla eterna narrazione di un passato ingombrante che si risolve in un presente in continua evoluzione. Si crea subito un inspiegabile amalgama con il tuo gruppo, così come con i materani, dal tassista che ti illustra la città in pochi flash, all’accompagnatore mai stanco di raccontartela, dagli albori ai nostri giorni.
Ed è un crescendo di sorprese: ogni porta nasconde uno scrigno, un tesoro occulto, sia esso un affresco, una statua, il chiostro di un convento antico o una chiesa scavata nella pietra. L’apoteosi si raggiunge con la musica. Quella di piazza e quella popolare. Spettacoli e concerti, la banda e il pianoforte a disposizione dei passanti. Matera: suoni e luci, colori e profumi è tutto questo e tanto altro, per chi vuole scoprirla.
[Giuseppina Granito]