Appia a piedi: da Montesarchio a Benevento

Ci mettiamo in cammino sull’Appia alle 8 per la tappa più breve delle tre, che ci condurrà da Montesarchio a Benevento.

E’ il giorno della Befana e nel timore di trovare tutto chiuso ci fermiamo al primo alimentari che troviamo aperto sulla SS7 che in questo tratto si chiama Via Benevento. Al civico 149, di fronte allo stadio, c’è la rivendita della simpatica signora Maurizia che ci prende in simpatia e ci prepara dei succulenti panini. C’è chi arricchisce il cestino del pranzo con biscotti al cioccolato e tozzetti.

La signora Maurizia nel suo negozio di alimentari (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
La signora Maurizia nel suo negozio di alimentari (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Proseguiamo lungo la SS7 sino all’altezza di una grossa curva. Mentre la statale piega a destra noi proseguiamo lungo il rettifilo che prende il nome di via Sferracavallo. Dopo qualche centinaio di metri superiamo un facile sbarramento e ci troviamo a percorrere per una mezz’oretta un bellissimo tratto nella Valle del Corvo, lungo il quale si conservano ampi segmenti di basolato borbonico, che rimandano al tratto percorso in un’altra occasione nel Lazio lungo la straordinaria Valle di Sant’Andrea tra Fondi e Itri.

Basolato borbonico lungo la via Appia antica (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Basolato borbonico lungo la via Appia antica (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Finito il tratto basolato, la strada diventa piacevolmente un sentiero.

Sentiero lungo il cammino (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Sentiero lungo il cammino (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Ci aiutiamo con il GPS per riguadagnare la SS7 districandoci lungo uno stretto viottolo invaso dai rovi sino all’altezza del guardrail proprio nei pressi del viadotto della ferrovia caudina Cancello-Benevento.

Viadotto della ferrovia caudina Cancello-Benevento (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Viadotto della ferrovia caudina Cancello-Benevento (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Non abbiamo alternative: siamo costretti a percorrere per diversi chilometri la SS7, spesso sul marciapiede. Il percorso è monotono, anche se dobbiamo tenere gli occhi aperti perché seppur poco trafficata, la Nazionale è sempre pericolosa. Tira vento e fa freddo, a Tufara sostiamo presso un’accogliente pasticceria per scaldarci con un buon cappuccino.

Sosta caffè a Tufara (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Sosta caffè a Tufara (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Proseguiamo e superato di poco il km 252 lasciamo la SS7 e deviamo sulla destra in via Taverna lungo una strada asfaltata priva di traffico. Un cartello ci avvisa che siamo in un territorio dove è consentita la caccia al cinghiale. Per un centinaio di metri costeggiamo un’enorme discarica di piatti, bicchieri e tovaglie, residui di festivi natalizi. No comment!

Discarica a via Taverna (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Discarica a via Taverna (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Superiamo un gruppetto di case ed eccoci nuovamente sulla SS7, ma stavolta la percorriamo solo per un paio di minuti, per poi attraversarla e piegare a sinistra lungo la via Appia antica (strada provinciale 131) costeggiando la ferrovia.

Lungo il cammino ci soffermiamo di fronte a un vecchio cippo funerario, poco oltre un tombino ci ricorda che qui sono arrivati i finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno.

Al termine della strada, riguadagnata la SS7 al km 256,  in comune di Apollosa, ci facciamo una bella foto di gruppo di fronte all’Epitaffio. Era questo il punto di confine tra il Regno di Napoli e lo Stato pontificio. Il monumento come lo vediamo oggi venne ricostruito nel XVII secolo quando a Napoli regnava Filippo IV e sul soglio pontificio sedeva Urbano VIII Barberini il cui stemma è riconoscibile dalle immancabili api barberiniane. Un’iscrizione del 1949 recita:  “questo termine eretto nel XVII secolo […] per segnare il confine del Ducato di Benevento e mai quel confine segnò se esso fu meta ai perseguitati politici e transito di meno conculcate idee di libertà. Oggi ricorda che imposte barriere non fermano impeto di ideali né fatale andare di popoli”. Un acquerello di Carlo Labruzzi, conservato presso la Biblioteca apostolica Vaticana, ricorda che nei pressi dell’epitaffio, ancora nel 1799, c’era un imponente ponte romano a un’arcata, di cui non v’è più alcuna traccia.

Apollosa, epitaffio (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Apollosa, epitaffio (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Proseguiamo lungo la SS7, in contrada Epitaffio vediamo l’insegna della Moschea di Benevento e del centro culturale islamico “Il dialogo”. La comunità musulmana è presente nel Sannio fin dagli anni Settanta del Novecento quando arrivarono i primi immigrati nord-africani, che finalmente nel 2012 riuscirono ad ottenere una sede per il proprio centro religioso.

Quando si va a piedi, ogni passo riserva qualche curiosità: una scritta su una palma antistante una palazzina con la frase “A tuccà so semp i stess ma a tirà è semp o fess”, un ennesimo cippo in ricordo di una delle tante vittime dell’Appia moderna, una cappellina all’altezza dei Casale dei Collinari…

Cippo funerario lungo la SS7 (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Cippo funerario lungo la SS7 (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

All’altezza del bivio per la Strada comunale Monte Pino, ci fermiamo in un baretto d’angolo con comodi tavoli e panchine riparati da un’incannucciata a protezione dal vento che continua a soffiare imperterrito. Prima del rush finale c’è chi si rilassa con un po’ di stretching e posizioni yoga.

Stretching lungo il cammino (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Stretching lungo il cammino (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Sono ormai le 13,30 quanto riprendiamo il cammino. Giunti in contrada Serratelle, lasciamo definitivamente la SS7 per una via asfaltata priva di traffico e paesaggisticamente molto bella. Sullo sfondo il Monte Taburno, ai nostri piedi il meandro del fiume Calore Irpino.

Ansa del fiume Calore Irpino (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Ansa del fiume Calore Irpino (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Ed ecco finalmente, in lontananza, l’agognata meta: Benevento.

In vista di Benevento (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
In vista di Benevento (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Al termine di Contrada Serratelle, dopo aver sorpassato il rudere di un antico sepolcro romano sormontato da una croce, ci immettiamo in via S. Clementina, che percorriamo fino al magnifico Ponte Leproso sul fiume Sabato, affluente del Calore. Splendidamente restaurato, non conserva molto della fase romana. Sembra che fosse stato costruito dal censore Appio Claudio il Cieco nel III secolo a.C., forse riutilizzando un precedente ponte sannita. Deve il nome a un probabile lebbrosario presente in zona nell’Alto Medioevo.

Ponte Leproso (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Ponte Leproso (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Oltrepassata la schiena d’asino del ponte, un cartello ci informa che ci troviamo all’altezza dell’antico anfiteatro, tagliato in due dalla moderna via Appia antica. Pare che Nerone, di passaggio in uno dei suoi viaggi, abbia assistito a uno spettacolo gladiatorio proprio qui. Imbocchiamo via Appio Claudio fino a raggiungere le mura longobarde di Benevento all’altezza di Port’Arsa.

Benevento, Port'Arsa (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Benevento, Port’Arsa (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Prima di fare il nostro ingresso trionfale in città, raggiungiamo la Torre della Catena sulla destra. Sotto al ponte intitolato al protosindaco avv. Antonio Tibaldi, che mette in collegamento i rioni Libertà e Triggio, un’iscrizione su una lunga lastra in corten ci incuriosisce: non sapevamo del legame delle streghe con la città di Benevento.

Benevento, Ponte Antonio Tibaldi (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Benevento, Ponte Antonio Tibaldi (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

La leggenda si perde nella notte dei tempi quando i longobardi, popolo guerriero, usavano riunirsi sotto un albero di noce. Cavalcando al contrario, si cimentavano nel colpire con lance e frecce pelli di montone appese ai poderosi rami dell’albero per poi cibarsene e, nel loro immaginario, assumere la forza dei villosi animali. Il tutto sotto gli sguardi incitanti delle loro donne. Nel VII secolo però, minacciato dall’imperatore Costante, il duca longobardo Romualdo si convertì al Cristianesimo, ottenendo come contropartita l’appoggio del papa contro i bizantini. Il vescovo Barbato, artefice della conversione, volle tagliare l’albero di noce, simbolo di tradizioni pagane. Nonostante il taglio, i longobardi, uomini e donne, proseguirono con le loro pratiche pagane nelle radure all’esterno delle mura delle città, illuminandole  nella notte con giganteschi falò. I cittadini spaventati non ci misero molto a scambiare le silouhette dei partecipanti ai festini notturni per demoni e streghe.

Superiamo finalmente le mura ed entriamo nel centro storico di Benevento. Tappa obbligata, una visita al bellissimo teatro romano di età imperiale con l’ampia cavea.

Benevento, il teatro romano (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Benevento, il teatro romano (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

La cattedrale metropolitana di Santa Maria in Episcopio è purtroppo ancora chiusa. Fu pesantemente bombardata dagli Alleati nel secondo conflitto mondiale ma grazie a una muraglia di sacchetti di sabbia gran parte della facciata medievale con le sue decorazioni fu salvata.

Benevento, la cattedrale (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Benevento, la cattedrale (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Su un fianco della chiesa si conserva il rilievo di uno dei tanti cinghiali presenti in città, riferimento alla storica leggenda della fondazione da parte dell’eroe greco Diomede poco dopo la distruzione di Troia, il quale avrebbe scelto come simbolo della neonata città le zanne del possente cinghiale Caledonio.

Benevento, rilievo del cinghiale caledonio murato su una delle pareti esterne della cattedrale (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Benevento, rilievo del cinghiale caledonio murato su una delle pareti esterne della cattedrale (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Poco oltre, non posso fare a meno di fotografare uno dei numerosi tombini cittadini con l’acrostico SPQB.

Benevento, tombino con l'acrostico SPQB (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Benevento, tombino con l’acrostico SPQB (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Imbocchiamo l’elegante Corso Garibaldi, dal lastricato splendidamente valorizzato, superiamo l’obelisco neoegizio e in breve raggiungiamo l’Arco di Traiano, fatto erigere nel II secolo d.C. in occasione dell’apertura della via Traiana, variante dell’Appia per velocizzare il camino tra Benevento e Brindisi.

Benevento, foto di gruppo di fronte all'Arco di Traiano (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Benevento, foto di gruppo di fronte all’Arco di Traiano (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Fa talmente freddo che non riusciamo a soffermarci il giusto tempo sulle narrazioni dei rilievi scultorei. Come sempre, scatto tante foto per poterle riguardare con più calma. Tante le storie e i personaggi ricordati in questo monumento chiamato per secoli la “Porta Aurea”: temi di pace e temi di guerra, cittadini romani e barbari, divinità capitoline e divinità agresti, la processione trionfale dopo la conquista della Dacia: protagonista indiscusso l’imperatore Traiano, riconoscibile per la caratteristica chioma liscia con frangetta, il taglio allungato degli occhi e il naso largo e dritto.

Benevento, l'imperatore Traiano in uno dei rilievi dell'arco (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Benevento, l’imperatore Traiano in uno dei rilievi dell’arco (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Nonostante il freddo sempre più pungente, visitiamo la longobarda basilica di Santa Sofia, patrimonio Unesco, con la magnifica volta stellata. Fu fondata dal neoduca di benevento Arechi II, genero di Re Desiderio. Lacerti di affreschi ci portano a immaginare la magnificenza della chiesa, un tempo interamente dipinta.

Benevento, la Basilica di Santa Sofia (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Benevento, la Basilica di Santa Sofia (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Quando usciamo c’è ancora un po’ di luce e ne approfittiamo per una breve puntata al vicino Hortus Conclusus, realizzato nell’orto dell’antico convento dei padri domenicani dall’artista transavarguandista Domenico Paladino, in collaborazione con gli architetti Roberto Serino e Pasquale Palmieri. E’ un posto incredibile, luogo di pace e silenzio, regno di una serie di sculture e installazioni evocative della storia del territorio: il cavallo di bronzo con la maschera d’oro che si erge sul muro di cinta, elmi e scudi di memoria sannita, il teschio di un bue, l’ombrello capovolto, il totem, le fontane con elementi umanoidi…

Benevento, l'Hortus conclusus (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Benevento, l’Hortus conclusus (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Tappa finale del nostro cammino il Caffè Le Trou lungo Corso Garibaldi dove gustiamo uno splendido cioccolato, naturalmente innaffiato con lo Strega, il rinomato liquore beneventano a base di erbe prodotto sin dal 1860 dall’azienda Strega Alberti.

Benevento, saletta del Caffè Le Trou (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Benevento, saletta del Caffè Le Trou (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Degno finale prima di ripartire per Roma dal Terminal di viale Rettori con un puntualissimo Flixbus.

Benevento, terminal bus (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Benevento, terminal bus (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

Una scritta sul muro recita: “Il gioco vale… la candela ora e sempre” potremmo dire “Il “cammino vale la candela” ora e sempre!”.

Benevento, il gioco vale la candela, ora e sempre... (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Benevento, il gioco vale la candela, ora e sempre… (Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]

[Maria Teresa Natale, Travel designer]

Tappa Capua Maddaloni
Totale km percorsi a piedi: 36,8 (3-4-gennaio 2020)

Tappa Maddaloni Montesarchio
Totale km percorsi a piedi: 32,1 (5 gennaio 2020)

Tappa Montesarchio Benevento
Totale km percorsi a piedi: 20,1 (6 gennaio 2020)

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