Il cosiddetto Tempio di Minerva Medica, gioiello di edilizia tardo-antica all’Esquilino

Il cosiddetto Tempio di Minerva Medica, gioiello architettonico nel quartiere romano Esquilino, in via Giovanni Giolitti, a pochi passi da piazzale di Porta Maggiore, in realtà non era un tempio e non era nemmeno dedicato a Minerva Medica. Il primo a ipotizzarne la corretta funzione fu lo scrittore francese Stendhal, nelle sue Promenades dans Rome (Paris: Delaunay 1829) dove lo definì “semplicemente un padiglione edificato da qualche ricco romano in mezzo ai suoi giardini”.

Il cosiddetto Tempio di Minerva Medica visto da via Giovanni Giolitti [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il cosiddetto Tempio di Minerva Medica visto da via Giovanni Giolitti [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Secondo gli esperti della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, responsabile della manutenzione, del consolidamento e del restauro del monumento, si tratta proprio di un singolare edificio tardo-antico di rappresentanza e svago all’interno di un grande recinto probabilmente di proprietà imperiale (Massenzio? Costantino?) per lo sfarzo dei materiali con cui era rivestito, purtroppo quasi completamente asportati nei secoli per essere riutilizzati altrove. Non dimentichiamo che a poca distanza, presso la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, sono stati individuati i resti del Sessorium, complesso residenziale edificato da Settimio Severo e terminato da Elagabalo all’interno degli Horti Variani, che nel IV secolo divenne residenza di Elena, madre dell’imperatore Costantino.

È difficile immaginare il contesto originale del cosiddetto Tempio di Minerva Medica, completamente trasformato in conseguenza dello sviluppo del nuovo quartiere all’indomani dell’Unità d’Italia. In origine doveva ergersi su una collinetta non più percepibile a causa del riempimento dell’adiacente vallecola per esigenze urbanistiche.

Edifici di Via Giovanni Giolitti visti dal Tempio di Minerva Medica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Edifici di Via Giovanni Giolitti visti dal Tempio di Minerva Medica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
In genere non si è soliti percorrere a piedi questo tratto di via Giolitti e così ci si limita a una visione fugace del monumento dal trenino Termini-Centocelle o altro mezzo di trasporto, eppure si tratta di un edificio straordinario, unico nel suo genere, che in origine era coperto dalla terza cupola di Roma per grandezza (dopo quelle del Pantheon e di una delle aule delle Terme di Caracalla). La pianta è particolarissima, a margherita, con dieci nicchie, chiuse o aperte, il cui unico confronto è riscontrabile nella basilica paleocristiana di San Gedeone a Colonia. In un secondo tempo, sempre in epoca tardo-antica, al complesso sono state aggiunte due absidi laterali (adatte forse a spettacoli musicali), ben riconoscibili anche per la diversa tecnica muraria.

Le nicchie del Tempio di Minerva Medica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Le nicchie del Tempio di Minerva Medica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Le pareti del padiglione erano decorate con statue e marmi coloratissimi, mentre l’interno della cupola – per gran parte purtroppo crollata a causa di terremoti – ospitava uno sfavillante mosaico di pasta vitrea fatto di tassellini di color rosso, blu, giallo, verde e perfino oro. Non si vede più nulla di tutto ciò, ma gli archeologi che hanno effettuato gli scavi hanno individuato migliaia di frammenti, tra cui anche cocci d’anfora e pomici usati per alleggerire il peso della cupola.

Resti della cupola del Tempio di Minerva Medica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Resti della cupola del Tempio di Minerva Medica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Durante le indagini archeologiche è stata fatta un’altra scoperta straordinaria: grazie al rinvenimento dei resti di un ipocausto, almeno un terzo del pavimento doveva essere riscaldato, il che ha fatto pensare che l’imperatore e/o l’imperatrice accogliessero i loro ospiti d’eccezione anche nei mesi più freddi, quando con ogni probabilità una serie di pannelli lignei separava la parte riscaldata da quella all’aria aperta. E l’ampiezza di una delle nicchie in cui sono ancora ben visibili i lastroni pavimentali ben si adattava al nuovo tipo di mobile per banchetti in uso soprattutto nel IV e V secolo d.C., lo stibadium,  una sorta di divano semicircolare disposto attorno alla mensa, che aveva sostituito il tradizionale triclinium usato nei secoli precedenti.

Resti di rivestimento pavimentale all'interno di una nicchia del Tempio di Minerva Medica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Resti di rivestimento pavimentale all’interno di una nicchia del Tempio di Minerva Medica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Insomma, il padiglione doveva essere un luogo di rappresentanza esclusivo, dove gli invitati convenuti per una cerimonia, un banchetto o un concerto non potevano che stupirsi al cospetto della coppia imperiale, ieratica nel suo abbigliamento arricchito da sfarzosi gioielli  e ornamenti con gemme multicolori sulle quali si riflettevano anche le tessere dorate del  mosaico della volta.

Il Tempio di Minerva Medica visto dall'atrio di accesso [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il Tempio di Minerva Medica visto dall’atrio di accesso [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Fino ai primi del Novecento il cosiddetto Tempio di Minerva Medica, isolato nella campagna, era stato sfruttato per usi diversi (deposito di botti, ricoveri). Ad ogni buon contro, per la sua eccezionalità, fu molto amato da artisti di tutte le epoche che lo immortalarono nelle loro opere. Raffaello Sanzio lo dipinse ben due volte: nella Madonna della Quercia e in una delle stanze di Giulio II ai Musei Vaticani.

Periodicamente, la Soprintendenza organizza visite guidate a questo straordinario monumento, ricco di fascino e di storia.

[Maria Teresa Natale]

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