Mi chiamano lo Spinario capitolino, per via del fatto che sono rappresentato nell’atto di togliermi una spina dal piede, sono esposto nei Musei Capitolini, nella Sala dei Trionfi del Palazzo dei Conservatori.
Ero conosciuto a livello internazionale e intellettuali, artisti e viaggiatori venivano in Campidoglio per ammirarmi e copiarmi. Nel 1798 purtroppo, in virtù del Trattato di Tolentino i napoleonici mi prelevarono dal Campidoglio – un vero e proprio sequestro – e mi trasferirono al Musée Napoleon (il Louvre), ci pensò Antonio Canova nel 1815 a riportarmi a Roma, in compagnia di molte altre opere indebitamente rubate.
Ho all’incirca dodici-tredici anni, sono seduto su un sedile di roccia e sono intento per l’appunto a estrarre una spina dal mio piede sinistro, appoggiato sul ginocchio destro. Gli studiosi si sono sbizzarriti nel cercare di capire chi potessi rappresentare: un giovane di ritorno da un incontro con l’amata, un eroe, un messaggero, Priapo (per via del grosso membro), un’allegoria del pensiero stoico che invitata all’autocontrollo, affrontando con distacco gioie e dolori… Con ogni probabilità, sono semplicemente un pastorello che ha avuto un piccolo incidente di percorso, un motivo di genere, molto amato in epoca ellenistica.
Ad ogni modo secondo gli esperti sarei un pastiche del I secolo a.C., realizzato assemblando una testa scolpita nel V secolo a.C. con un corpo eseguito due secoli dopo, nel III secolo a.C.
Non sono l’unico Spinario però, ne sono noti almeno altri sette, di marmo o di bronzo, conservati agli Uffizi, alle Gallerie Estensi, al Louvre, al Museo Puškin di Mosca, anche se è probabile che siano derivati con qualche variante proprio dalla mia statua.
[Maria Teresa Natale]