L’armatura “alla massimiliana” nella collezione del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia

Il Museo Nazionale del Palazzo di Venezia conserva una prestigiosa collezione di armi rinascimentali, allestita negli anni a cavallo fra Ottocento e Novecento per iniziativa del principe romano Ladislao Odescalchi.

Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Armatura alla massimiliana [Foto: Polo Museale del Lazio, CC BY NC SA 3.0 Italia]
Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Armatura alla massimiliana [Foto: Polo Museale del Lazio, CC BY NC SA 3.0 Italia]
Difficile scegliere il manufatto militare più interessante fra le armature, gli elmi, le alabarde, gli archibugi, le spade e tutto quanto conservato presso queste sale… La nostra attenzione allora si sofferma sulle armature in quanto manufatto specifico di un ben preciso contesto storico e culturale, vale a dire l’Europa delle età tardomedievale e rinascimentale, quando il continente fu  segnato dalle Guerre d’Italia e dalla formazione delle grandi monarchie nazionali. La cultura europea moderna è infatti la sola ad aver prodotto l’armatura completa (e non solo le singole parti, presenti ovviamente anche in altri contesti spazio-temporali) dalla testa ai piedi, dall’elmo alla guarnitura da piede, quale involucro difensivo per l’intero corpo, riproducendo le forme del corpo stesso.

Fra i diversi esemplari custoditi nel Museo ci concentriamo su uno specifico modello di armatura da cavaliere, detto “alla massimiliana” poiché introdotto dall’imperatore Massimiliano I d’Asburgo (1459-1519). L’esemplare del Museo di Palazzo di Venezia fu prodotto in Germania intorno al 1520 da una prestigiosa armeria appartenuta a importanti armaioli tedeschi dell’età rinascimentale; proprio le fucine europee, infatti, producevano manufatti militari pregevolissimi per fattura, efficacia bellica e qualità estetiche, spesso conferite da raffinati apparati decorativi dati da incisioni, incastonature, intarsi.

L’armatura del Museo è in ferro acciaioso e pesa circa 15 chili e mezzo: si tratta di un manufatto che non esitiamo a definire elegante, un’armatura “a piastre” (cioè in lamine di ferro e acciaio legate alle giunture da cinturini in cuoio), alla quale una superba lavorazione a sbalzo ha conferito la tipica plissettatura che dava foggia anche agli abiti della moda dell’epoca. Appare evidente, pertanto, come i canoni dell’eleganza e del lusso dettati dalla moda nel campo dell’abbigliamento si estendessero anche al campo militare; segno evidente che anche una bella armatura, al pari di un abito sontuoso, era simbolo di prestigio e di potere, e non solo sul campo di battaglia.

Compongono questo esemplare un elmetto con visiera, una baviera per protezione del mento e del collo, due spallacci a otto lame, il petto qui dotato di resta  (una sorta di gancio) per l’ appoggio della lancia, la schiena, i bracciali con le cubitiere a protezione del braccio, a copertura dell’avambraccio lunghi guanti che non consentono il movimento delle singole dita, e infine una falda, sorta di “gonnella” in ferro.

Le armi antiche e moderne sono pertanto argomento di grande interesse, non solo per l’esperto di tecnica militare ma anche per lo storico che voglia approfondire la conoscenza delle mentalità e del gusto del passato.

Suggestionati da questi oggetti, ci caleremo infine nella tanto lontana quanto favolosa atmosfera rinascimentale, quella delle armature “alla massimiliana”, (ri)guardando il bel film  di Ermanno Olmi, Il mestiere delle armi (2001).

[Chiara Morabito]

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