L’Ospedale S. Gallicano: l’Ospedalone trasteverino, capolavoro d’ingegneria sanitaria del XVIII secolo

Se vi capita di fare una passeggiata nel rione romano di Trastevere, recatevi in via di San Gallicano, su cui prospetta uno degli ospedali storici della città, l’Ospedale di S. Maria e Gallicano, chiamato amichevolmente dai Trasteverini l’Ospedalone. Ma chi era Gallicano? Un console romano vissuto nella prima metà del IV secolo, entrato nelle grazie di Costantino per i suoi meriti nelle campagne militari in Tracia. Devotamente cristiano, Gallicano si dedicò ad attività assistenziali per i bisognosi, ma caduto in disgrazia durante l’impero di Giuliano l’Apostata, fu costretto a fuggire da Roma recandosi ad Alessandria d’Egitto dove venne martirizzato nel 362.

Via di S. Gallicano [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Via di S. Gallicano [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Sia che si arrivi da via della Lungaretta che da via delle Fratte di Trastevere, l’ospedale ci appare in tutta la sua lunghezza. Venne fondato agli inizi del XVIII secolo, a fini caritativi, per curare i poveri e i miserabili affetti da lebbra, scabbia e tigna. Un vero e proprio ospedale dermatologico, anche se all’epoca le conoscenze della malattie citate erano ancora molto limitate.

L'Ospedale S. Gallicano visto da via di S. Gallicano [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
L’Ospedale S. Gallicano visto da via di S. Gallicano [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il microbatterio della lebbra, così come intesa oggi (l’elefantiasi ippocratea) fu identificato  solo nel 1873 dal norvegese Gerhard Henrik Armauer Hansen. È quindi probabile che all’epoca il termine facesse piuttosto riferimento a diverse patologie cutanee contagiose che provocavano ribrezzo.

Passando alla scabbia (in latino il termine scabere significa “grattare”), il collegamento con l’infezione da acaro era già stato ipotizzato nell’antica Grecia. Nel XVI secolo l’archiatra avignonese Guy de Chauliac aveva associato la scabbia alla rogna, ritenendo che fossero provocate da parassiti. Fu però solo nel 1834 che il medico francese Ranucci identificò definitivamente nell’acaro il responsabile di questa patologia, fino ad allora curata solo con depurativi e salassi.

La tigna, definita nella Bibbia “lebbra del capillizio e della barba”, fu associata alla presenza di miceti solo nell’Ottocento.

Osserviamo il lungo edificio che si sviluppa su via di San Gallicano: sopra il portale, una lapide ricorda la fondazione del nosocomio nel 1725 in favore dei malati trascurati e respinti da tutti (NEGLECTIS REIECTISQVE AB OMNIBVS / BENEDICTVS XIII P.O.M. / ANNO SALVTI MDCCXXV), mentre un’altra iscrizione più in alto ricorda un restauro avvenuto nel 1925, a duecento anni dalla fondazione (REST. A.D. MDCCVVV).

Ingresso dell'Ospedale San Gallicano [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ingresso dell’Ospedale San Gallicano [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Una quindicina d’anni prima della fondazione, il sacerdote don Ernesto Lami, fondatore e rettore dell’Ospizio di S. Galla (ubicato ove oggi è l’Anagrafe) aveva iniziato a occuparsi di assistenza sanitaria dei senzatetto infermi, prendendo in affitto una casa di proprietà dei Mattei in piazza in Piscinula (il cosiddetto Palazzaccio) per adibirla a ospedale. L’iniziativa piacque talmente tanto al neoeletto papa Benedetto XIII Orsini che costui incaricò un suo collaboratore, il cardinal Pietro Marcellino Corradini, di individuare un luogo adatto per la costruzione di un vero e proprio ospedale, che verrà progettato dall’architetto Filippo Raguzzini nella zona di piazza Romana, alle spalle di San Crisogono. Il cardinal Corradini divenne il protettore del nosocomio, mentre Lami fu il primo priore dell’ospedale inaugurato nel 1729.

L'area dell'Ospedale S. Gallicano prima e dopo la sua costruzione nelle mappe del Falda e del Nolli [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
L’area dell’Ospedale S. Gallicano prima e dopo la sua costruzione nelle mappe del Falda e del Nolli [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Possiamo ben riconoscere dall’esterno nella mappa del Nolli (1748) le due lunghe corsie, alte ben 9 metri, separate dalla chiesa centrale, una per gli uomini (120 letti), una per le donne (88 letti), a cui nel tempo venne aggiunta un’ulteriore ala con 15 letti per ricoverare le donne con patologie cutanee provenienti dai rioni Borgo e Ponte e dalle vie Giulia e Lungara. Inoltre, nel 1754 Benedetto XIV Lambertini fece unire un’altra sala unita perpendicolarmente alla corsia degli uomini per separate i ragazzi, i cosiddetti “tignosetti”.

Non va dimenticato che la storia del San Gallicano si lega anche alla storia della cura della sifilide. A fine Ottocento vennero istituite le cosiddette Sale Celtiche, nelle quali venivano ricoverate soprattutto prostitute affette da malattie veneree contagiose. Le statistiche dei ricoveri riportano che solo tra il 1937 e il 1944 venivano ricoverate 650 donne all’anno con un picco di 3000 tra il 1944 e il 1945, con una durata media del ricovero tra uno e due mesi.

Osserviamo il dettaglio della facciata, in particolare le innovative balconate che consentivano di aprire e chiudere le imposte dall’esterno senza arrecare disturbo ai degenti. Alle estremità delle corsie si trovavano i volumi sporgenti delle strutture adibite ai servizi e agli alloggi del personale.

Le innovative balconate settecentesche [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Le innovative balconate settecentesche [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Inoltre, un moderno impianto fognario consentiva il deflusso delle acque sporche direttamente dai “siedini” collocati tra i letti, mentre le acque bianche erano garantite dall’allacciamento ai condotti dell’Acqua Paola.

Al centro, prospettante su vicolo delle Fratte, la chiesa di S. Gallicano divide in due le corsie dell’ospedale. Progettata anch’essa dall’architetto Filippo Raguzzini, fu costruita tra il 1726 e il 1729. A croce greca con quattro absidi, conserva sull’altare maggiore una pala raffigurante la Madonna con il Bambino, San Gallicano e tre malati, opera di Marco Benefial, pittore settecentesco.

La settecentesca chiesa di S. Gallicano [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
La settecentesca chiesa di S. Gallicano [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nel 1826, per celebrare il primo secolo di fondazione dell’ospedale, papa Leone XII della Genga volle l’istituzione al suo interno di un teatro anatomico. Di forma ellittica, è sormontato da una cupola affrescata; lungo le pareti laterali si susseguono i medaglioni di 18 medici illustri (Celso, Falloppio, Lancisi ecc.), mentre un bassorilievo, realizzato dallo scultore bolognese Ignazio Sarti (1791-1822) e commissionato da Pietro Odescalchi, racconta la leggenda del serpente di Esculapio, narrata da Ovidio nelle sue Metamorfosi. Purtroppo sono andate perdute le gradinate lignee e le vetrine del museo anatomico.

Rilievo con il culto di Esculapio introdotto a Roma [Foto: ICCD]
Rilievo con il culto di Esculapio introdotto a Roma [Foto: ICCD]
Rilievo con il culto di Esculapio introdotto a Roma [Foto: ICCD]
Rilievo con il culto di Esculapio introdotto a Roma [Foto: ICCD]
Rilievo con il culto di Esculapio introdotto a Roma [Foto: ICCD]
Rilievo con il culto di Esculapio introdotto a Roma [Foto: ICCD]
L’ospedale era anche dotato all’interno del recinto di due cimiteri, uno per i defunti dell’ospedale, uno per il personale, ambedue dismessi a partire dal 1837 dopo che venne inaugurato il Verano.

Il San Gallicano ha veramente rappresentato un’eccellenza nel settore degli ospedali dermatologici. Oltre a innovativo esempio di ingegneria sanitaria, dal 1786 ha ospitato una scuola di anatomia e a metà dell’Ottocento ha visto l’istituzione della prima cattedra universitaria di Dermatologia.

Oggi l’ente proprietario della struttura è l’IFO (Istituti Fisioterapici Ospedalieri) che ha trasferito le tradizionali competenze del S. Gallicano nell’edificio ubicato a Mostacciano. Il complesso viene sempre utilizzato per fini sociali e assistenziali dalla Comunità di Sant’Egidio che ha firmato una convenzione nel 2003. La struttura inoltre ospita anche l’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà, istituito nel 2007.

Ci affacciamo all’ingresso, dove si conservano quattro lapidi che ricordano le benemerenze dei papi nei confronti di questo ospedale. La prima, in particolare, ricorda che:

Benedetto XIII Pontefice Ottimo Massimo, padre dei poveri, eresse questo grande e importante xenodochio, dotato di censo annuo, per curare gli abbandonati e i reietti che soffrono di prurito per la lebbra e la scabbia del capo, e per strapparli dalle fauci di una morte precoce. Nell’anno della salvezza, 1725.

BENEDICTUS XIII. / P.O.M. / NEGLECTIS REJECTISQVE AB OMNIBVS / PRVRIGINE LEPRA ET SCABIE / IN CAPITE LABORANTIBVS CURANDIS MORTISQVE / IMMATVURAE FAVCIBUS ERIPIENDIS / XENODOCHIVM HOC AMPLVUM ET MOLE EXIMIVM / ANNVOQUE CENSV DITATVM / PAUPERVM PATER A FVNDAMENTIS EREXIT / ANNO SALVTIS MDCCXXV. [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
BENEDICTUS XIII. / P.O.M. / NEGLECTIS REJECTISQVE AB OMNIBVS / PRVRIGINE LEPRA ET SCABIE / IN CAPITE LABORANTIBVS CURANDIS MORTISQVE / IMMATVURAE FAVCIBUS ERIPIENDIS / XENODOCHIVM HOC AMPLVUM ET MOLE EXIMIVM / ANNVOQUE CENSV DITATVM / PAUPERVM PATER A FVNDAMENTIS EREXIT / ANNO SALVTIS MDCCXXV. [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
BENEDICTO XIV P.M. / QUOD PVEROS PORRIGINE TABIDOS / MISERATUS / NOSODOCHIUM HOC AEDIFICARI FECERIT / NERIVS CARD. CORSINIVS / NOSODOCHII EIVSDEM PATRONVS / PRINCIPI PROVIDENTISSIMO / M.P. / AN. SAL. MDCCLIV [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
BENEDICTO XIV P.M. / QUOD PVEROS PORRIGINE TABIDOS / MISERATUS / NOSODOCHIUM HOC AEDIFICARI FECERIT / NERIVS CARD. CORSINIVS / NOSODOCHII EIVSDEM PATRONVS / PRINCIPI PROVIDENTISSIMO / M.P. / AN. SAL. MDCCLIV [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
PIO IX PONTIFICE MAXIMO / DIAETA BALNEIS HIBERNO ETIAM TEMPORE/ AEGROTORUM COMMODO PARANDIS / ET CLINICES EXCERCITATIONIBUS HABENDIS / QUAM NICOLAUS CORSI NOSOC. ARCHIATER / PER COLLEG. ADVOCAT. S. CONSISTORII / EX TESTAMENTO EXTRUENDAM IUSSIT / ABSOLUTA OMNIQUE INSTRUMENTO AUCTA / ANNO MDCCCLXIII / CURANTE PETRO MEROILI EQUITE / XIIVIRO NOSOCOMIIS REGUNDIS [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
PIO IX PONTIFICE MAXIMO / DIAETA BALNEIS HIBERNO ETIAM TEMPORE/ AEGROTORUM COMMODO PARANDIS / ET CLINICES EXCERCITATIONIBUS HABENDIS / QUAM NICOLAUS CORSI NOSOC. ARCHIATER / PER COLLEG. ADVOCAT. S. CONSISTORII / EX TESTAMENTO EXTRUENDAM IUSSIT / ABSOLUTA OMNIQUE INSTRUMENTO AUCTA / ANNO MDCCCLXIII / CURANTE PETRO MEROILI EQUITE / XIIVIRO NOSOCOMIIS REGUNDIS [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
DOMINICUS BRUTI EQUES / PIO IX PONT. MAX. AB INTIMO CUBICULO / XIIVIR NOSOCOMIIS TUENDIS / AERE PROPRIO / VALETUDINARII MULIERUM / FASTIGII CONTIGNATIONE DEIECTA / SUBDIALEM DEAMBULATIONEM / OPERIBUS AMPLIATIS PRODUXIT / AERIS SALUBRITATI LUMINIQUE CONSULUIT/ ANNO CHRIST. MDCCCLXIII / CURANTE PETRO MEROLLI EQUITE / XIIVIRO NOSOCOMIIS REGUNDIS [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Affacciandoci su cortile, scorgiamo resti di colonne, sarcofagi, edicole funerarie. Del resto l’area di Transtiberim (XIV Regio augustea) è stata abitata sin da epoca molto antica.

Cortile interno con resti di colonne e sarcofagi [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Cortile interno con resti di colonne e sarcofagi [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Volendo è possibile uscire dal lato opposto, in via dei Fienaroli, oppure rimanere in via di San Gallicano dove all’angolo con via delle Fratte di Trastevere è ancora presente l’antica spezieria dell’ospedale, completamente rimodernata. All’interno si conserva una selezione di immagini storiche con arredi d’epoca e la copia di un diploma di medaglia d’oro conferito alla Farmacia di S. Gallicano  per preparati farmaceutici speciali in occasione della Prima mostra romana dell’Agricoltura, dell’industria e dell’arte applicata nel 1923.

Foto storiche relative all'antica Farmacia San Gallicano [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Foto storiche relative all’antica Farmacia San Gallicano [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Terminiamo con la testimonianza di un’amica, Marina, che da bambina abitava con la famiglia in via dei Fienaroli 6, proprio dietro l’ospedale, sopra la storica trattoria Impiccetta:

Qui nacque mio padre, nel 1925. I miei nonni erano emigrati in Brasile per cercare di fare fortuna, e con i soldi fatti con la loro facenda si imbarcarono su un bastimento e tornarono a Roma. In Brasile facevano i contadini, a Roma dovettero trovare un nuovo lavoro: il nonno Menotti (così chiamato in onore di Garibaldi) era infermiere al San Gallicano, mentre nonna Anastasia faceva la guardarobiera. Io sono nata qui e con le mie sorelle ho vissuto a Trastevere fino agli anni Sessanta, quando gli americani iniziarono a invadere il rione. Mio padre mi raccontò che la nostra casa fu acquistata proprio da un americano. Le case qui si affacciano su dei cortili interni, ricordo che dalla cucina saliva una scala a chiocciola che conduceva a una terrazza da cui si poteva vedere tutta Roma; da una finestra che affacciava sull’ospedale si potevano vedere i bambini tutti rasati, in camicione azzurro, e nostra mamma, per convincerci a fare il bagno, diceva: “se non vi lavate vi tagliano i capelli come ai tignosetti”. Terrorizzate, obbedivamo.  Inoltre, proprio qui, in via dei Fienaroli, c’erano un comando dei carabinieri e un deposito di ferro con un camioncino che rumorosamente veniva a scaricare tutti i giorni. Io e mia sorella andavano a scuola in via delle Zoccolette sull’altra sponda del Tevere e quando ci incamminavano i vicoli che percorrevamo erano tutti pieni di stalle con i cavalli. Dopo il Sessanta, rapidamente tutto è cambiato… Noi ci trasferimmo alla Pisana, la mamma diceva che l’aria di Trastevere non era salubre…

[Maria Teresa Natale]

Per approfondire:

  • Luca Muscardin, Il primo ospedale dermatologico del mondo: l’Ospedale di San Gallicano dall’origine (1725) fino all’inizio del XXI secolo, in: C. Gelmetti, Storia della Dermatologia e della Venereologia in Italia, Springer Verlag, 2014.
  • Concetta Mirisola – Anteo Di Napoli, La vocazione all’accoglienza dell’INMP a Roma: una pianta giovane con radici antichi, in: Roma: vocazione all’accoglienza e senso di comunità. Dalla storia al contemporaneo, a cura di Tiziana Grassi e Gian Matteo Sabatino, Modena: Diano Libri, 2021, p. 171-179.

One comment

  1. Veramente molto interessante ! Dettagli e informazioni preziosi come sempre e qualche considerazione su Trastevere andrebbe approfondita in altre eventuali occasioni. Magari per capire un po’ meglio dove va il Rione oggi..?
    Grazie !

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