Nel nostro itinerario nell’Iran centro-meridionale, dedichiamo una giornata intera all’archeologia: Persepolis, Pasargadae, Naqsh-e Rostam.
Lasciamo Shiraz di prima mattina e in meno di un’ora raggiungiamo in pullman la città imperiale di Persepolis, l’antica Parsa, il sito archeologico meglio conservato di tutto il vicino Oriente antico ai piedi della montagna del Kuh-i Rahmat nella catena degli Zagros.
Siamo emozionatissimi, stiamo per fare una passeggiata a ritroso nel tempo, nella Persia dei grandi imperatori achemenidi.
Incendiata e saccheggiata da Alessandro il Grande nel 333 a.C., Persepoli giacque abbandonata per secoli fin quando nel 1620 non fu riscoperta da García de Silva Figueroa, ambasciatore spagnolo alla corte del re safavide Shah Abbas.
Fondata da Dario I intorno al 518 a.C., Persepolis non era una fortezza e neppure una residenza reale, ma piuttosto un luogo di rappresentanza dove si celebravano l’anno nuovo (Nowruz), le incoronazioni e le esequie degli imperatori.
Li accoglie, come a noi del resto, la maestosa Porta delle Nazioni, protetta da mitologici mostri d’ispirazione assiro-babilonese con ampie ali, testa umana barbata e zampe di toro, simboleggianti rispettivamente la libertà, la saggezza e la forza.
Ahuramazda è un grande dio, egli ha creato la terra, il cielo, l’uomo, la sua felicità, ha dato vita al re Serse, re dei re, comandante di tanti comandanti. Io sono Serse, il grande re, re dei re, il re di tutte le nazioni e di molti uomini, il re di questo mondo vasto e immenso, il figlio di Dario, un Achemenide. Il re Serse dichiara: ho costruito questa ‘Porta di tutte le nazioni’ con il favore di Ahuramazda. Molte altre cose belle furono costruite a Parsa da me e da mio padre.
Proseguiamo la passeggiata archeologica e ci inerpichiamo su un viottolo che sale sulla collina alle spalle dello scavo. In pochi minuti raggiungiamo le tombe rupestri di Artaserse II e Artaserse III. Le facciate, a forma di croce, rispecchiano quelle dei palazzi achemenidi. Slanciate semicolonne con capitelli a teste taurine sorreggono la copertura al di sopra della quale campeggia una teoria di personaggi che simboleggiano le satrapie dell’impero achemenide. Su registro superiore il re, protetto dal dio alato Ahura Mazda, prega presso l’altare del fuoco. Il panorama dall’alto è mozzafiato.
Autonominatosi re dei re, shahansha, lo scià aveva deliziato i suoi ospiti con spettacoli, parate e banchetti curati nei minimi dettagli dal famoso chef francese Maxim che diede il meglio della sua creatività culinaria, proponendo uova di quaglia stufate con caviale, mousse di code di gamberi, pavoni (simbolo della monarchia iraniana) ripieni di fois gras e tante altre delizie annaffiate con vini d’annata e Dom Pérignon Rose 1959 riserva vintage.
Con tale evento, giudicato da molti “una pacchianata, uno spreco enorme e volgare, uno schiaffo al popolo iraniano”, lo scia aveva voluto rappresentare se stesso come degno erede di Ciro il Grande, fondatore della dinastia achemenide nel lontano 546 a.C.
E proprio di fronte alla Tomba di Ciro a Pasargadae lo scià, di origini per nulla nobili, aveva recitato con solennità la frase: “Kourosh, assoudeh bekhab ke ma bidarim”: “Ciro, riposa in pace, poiché noi siamo ben vigili”. Si racconta che nel minuto di silenzio seguito al suo discorso, il vento si sia improvvisamente messo a soffiare facendo volteggiare nell’aria la sabbia del deserto e che la gente abbia pensato che potesse essere la risposta di Ciro alla presuntuosa dichiarazione dello scià.
Anche noi, dopo Persepoli, raggiungiamo nel primo pomeriggio il sito di Pasargadae, nella pianura di Morghan, a 1900 metri sul livello del mare. Qui Ciro II fondò la prima capitale dell’Impero persiano, qui fu sepolto in una bara d’oro su un divano d’oro nella sua tomba in blocchi squadrati di pietra bianca, all’epoca circondata da un lussureggiante giardino.
Il tempo è tiranno e non abbiamo tempo per visitare tutto il complesso archeologico che si estende nella piana circostante, ci limitiamo a omaggiare il grande Ciro, di fronte al suo sepolcro. Narra Erodoto che anche Alessandro Magno volle andare a Pasargadae a visitare la tomba dell’imperatore achemenide. Quando arrivò mandò un suo attendente a vedere come apparisse la tomba, questi tornò dicendo che il sepolcro era vuoto, ma Alessandro lo invitò a tornare e a osservare con maggiore attenzione. Quando l’attendente ritornò, disse di aver letto un’iscrizione in caratteri cuneiformi, ripetuta in elamita, in babilonese e nell’antico persiano che recitava: “O viandante, non so chi tu sia ma so che passerai. Io sono Ciro il fondatore dell’impero persiano, il re dei territori vicini e dei territori lontani. Non essere geloso per il pugno di terra che racchiude il mio corpo”. Si narra che il grande condottiero macedone si commosse e che fece tradurre l’iscrizione anche in greco.
Secondo le fonti e gli studi più accreditati, il suo trisnonno fu il mitico Achemene, fondatore della stirpe, il suo bisnonno Teispe, suo nonno Ciro I, e suo padre Cambise I. Quest’ultimo aveva sposato Mandane, figlia di Astiage re dei Medi. L’impero dei Medi, che Erodoto afferma in antico esser chiamati Ariani, discendeva da una popolazione giunta sull’altopiano iranico nel lontano II millennio a.C. Durò poco più di cinquant’anni e si caratterizzò per le continue guerre contro gli Assiri e la creazione di una confederazione di popolazioni iraniche sottomesse, tra cui i persiani, gli armeni, i lidi e i babilonesi. Alla forza dei Medi che si basava sull’utilizzo di un esercito che adottava strategie e tattiche belliche innovative sfruttando unità specializzate – gli arcieri, i lancieri, la cavalleria – non corrispose un impero solido dal punto di vista organizzativo e culturale, che lo rese estremamente fragile.
Dopo il matrimonio con la principessa meda, Ciro II unificò sotto il suo impero tutte le popolazioni iraniche (i Lidi, i Cari, le città della Ionia) arrivando a conquistare Babilonia il 12 ottobre del 539 a.C., senza combattere e impegnandosi a preservarne usi e costumi, come tramanda il cosiddetto “cilindro di Ciro”, un blocco di argilla di forma cilindrica conservato al British Museum di Londra. L’anno successivo Ciro II consentì agli Ebrei di tornare in patria e di ricostruire il distrutto tempio di Gerusalemme riuscendo in tal modo a garantirsi il controllo dell’area fenicio-palestinese e ponendo le basi per uno dei più estesi e illuminati imperi del mondo.
Leggiamo le riflessioni di Ciro nella sua Ciropedia:
Senofonte, nella sua Ciropedia (I, 1,1-3), riflette:
Ho pensato talvolta a quanti regimi democratici sono stati abbattuti da chi preferiva qualunque altro regime alla democrazia; e ancora quante monarchie e oligarchie sono state distrutte dalle fazioni popolari, e che, di quanti hanno tentato di farsi tiranni, alcuni furono fatti fuori immediatamente, altri invece – indipendentemente dalla durata del loro governo – sono stati ammirati come saggi e felici […] Considerando tutto questo mi ero convinto che un dato uomo su qualunque animale può governare fuorché su altri uomini. Ma quando ho riflettuto che c’era stato Ciro […] fui costretto a ravvedermi.
L’impero achemenide durò circa 200 anni. Diversi sovrani si succedettero, legittimamente o a seguito di cospirazioni, congiure e assassini. Nel corso di due secoli l’imperò allargò i propri confini incorporando l’Egitto e Cipro, la Tracia, parte della Macedonia, i territori oltre Danubio fino al limitare della Russia meridionale fino al lago di Aral, la Libia, La Nubia. Dario I (522-486 a.C.) organizzò l’impero in 20 satrapie, unificò il sistema tributario calcolato in argento pesato, diffuse l’uso della moneta facendo coniare il “darico” aureo e argenteo.
Il figlio di Dario, Serse I (486-465 a.C.). consolidò l’impero nonostante le ribellioni e con l’appoggio di Macedoni e Cartaginesi si preparò allo scontro con la Grecia. Vinse alle Termopili e conquistò Atene, ma la flotta e l’esercito persiani vennero sconfitti rispettivamente a Salamina (480 a.C.) e a Platea (479 a.C.), costringendo l’imperatore a sottoscrivere la pace di Callia nel 449 a.C.
Ciò nonostante, l’impero achemenide continuò a rappresentare un impero universale, centralista ma “unificante”, multilingue, con un sistema di trasporti, vie commerciali e distribuzione delle acque efficientissimo e con diverse capitali: Susa, che ospitava la corte imperiale, Ecbatana, Pasargadae, Persepoli, città cerimoniale e manifesto propagandistico per eccellenza.
Gli Achemenidi non riuscirono mai a conquistare la Grecia. I successori di Serse, Artaserse I (465-424 a.C.), Dario II Ochos (423-404 a-C), Artaserse II (404-359 a.C.), Artaserse III (359-336) persero via via grosse porzioni dell’impero, che all’epoca rimase comunque il più grande impero del mondo. L’ultimo imperatore persiano fu Dario III Codomano. Durante il suo impero si ebbe il grande scontro con Alessandro Magno che vinse una prima volta al fiume Granico (334) e successivamente a Isso (333 a.C.), aprendosi quindi la strada per l’Egitto, dove fondò Alessandria. Lo scontro finale si ebbe nel 331 a.C. a Gaugamela presso l’antica Ninive, dove la straordinaria cavalleria del Macedone sbaragliò l’esercito dei fedelissimi Immortali.
Alessandro si impadronì del tesoro persiano e diede alle fiamme Persepoli, definita la più ricca città sotto il sole. Dario III venne ucciso durante la fuga dal satrapo battriano Besso che si fece chiamare Artaserse IV ma venne anch’egli ucciso da Alessandro.
Qui era ubicato un importantissimo centro religioso e funerario degli Achemenidi. Dario I vi fece costruire una torre quadrata in pietra circondata da un recinto sacro, da cui partiva una scala che portava a una cella nella parte alta al cui interno era forse collocato l’altare del fuoco sacro.
L’impero sasanide, anche se poco noto ai più, fu uno dei periodi più gloriosi della storia della Persia, nato nel 224 d.C. a seguito della caduta dell’impero partico. Fu l’ultimo impero persiano preislamico, precedente la conquista araba della Persia nel 661 d.C. Qui a Naqsh-e Rostam, osserviamo dei documenti straordinari incisi nella roccia sotto le tombe a croce dei re achemenidi: le battaglie equestri di Hormizid I e II e Vahram II e IV, l’investitura di Ardashir I, Vahram II e Narseh, le cinque scene delle vittorie di Shapur I sugli imperatori romani Gordiano III, Filippo l’Arabo e Valeriano.
Passeggiata svolta il 29 settembre 2019.
Video di approfondimento:
- BBC, Shah of Iran, amazing party
- Ulisse, il piacere della scoperta, RAI Play, Alessandro Magno, quando un uomo diventa leggenda
Meglio delle migliori guide in commercio, si riesce a distinguere tanti passaggi storici veramente difficili da conoscere. Viaggio meraviglioso che rifarei . Maria Teresa sei una divulgatrice eccellente.
E’ una perfetta immersione nella storia e nell’archeologia persiana. Concordo con Graziella: c’è tutto l’entusiasmo di questo affascinante viaggio che hai costruito meravigliosamente. Un altro applauso a Maria Teresa!
Un racconto emozionante con un salto nel tempo. Letto con molto interesse e un pochino di invidia poiché non ero tra voi.
Ma comunque un apprezzamento del grande lavoro di Maria Teresa.
Carla Colombari
Grazie Maria Teresa, leggendo questo bellissimo racconto quasi quasi mi sembrava di essere lì! Continua così!
Rita
Buongiorno Maria Teresa, sono stato a Persepoli anni fa e le foto che qui vedo ne rendono giustizia.
Vorrei chiederti un favore: nel piccolo museo (almeno allora era piccolo) alla base di perse poli ci sono alle pareti, tradotte in italiano le frasi di comando di Dario e poi Serse con una formula di rito che è sempre la stessa, di tipo Autocratico.
E’ possibile avere la copia di questi editti tradotti che sono tradotti in italiano e appesi e incorniciati alle pareti del museo di persepoli? Per me sarebbe importante per gli studi che sto facendo. ti ringrazio e ti lascio la mia mail e il cell. alfonso.galeazzo@ gmail.com cell. 3357091987.
Alfonso Galeazzo
Ciao,
purtroppo non bo queste foto. Se torno a Persepolis ti faccio qualche scatto…