Anzio: siamo a un passo da Roma, si va e si torna in giornata, una mèta ideale per godere di natura (abbracciamo con lo sguardo ampie vedute sul mare), archeologia (dalla scultura della Fanciulla di Anzio, oggi presso un museo romano, alla cosiddetta Villa di Nerone), storia (dalle ville settecentesche Corsini e Albani, fino alle memorie dello Sbarco di Anzio), architettura déco (il Casino). Si fanno un salto in spiaggia e, se la stagione lo consente, un tuffo al mare, e ci si concedono un saporito spuntino, una bella passeggiata e qualche visita culturale per saperne di più su questa piacevole.
Si parte agevolmente dalla Stazione Termini, e nel giro di un’ora e una manciata di minuti si giunge a destinazione. A ridosso dell’arrivo saremo stati attenti a non scendere ad Anzio Colonia, “appendice” della Anzio storica, costruita fra la fine degli anni ’20 e i primi ’30; nel 1940 divenne Nettunia Colonia, riprendendo in seguito la denominazione d’origine; una nuova ondata di ripopolamento romano, nei primi anni Sessanta, stabilì l’urbanizzazione che tuttora si mantiene. Non è imperdibile, eufemisticamente parlando, non ha la freschezza della Anzio vera e propria, alla quale pertanto rivolgiamo il nostro pensiero senza rimpianti, del resto l’arrivo è ormai imminente.
Fondata in età assai remota (IX sec. a.C.), Anzio fu dominata dai Volsci prima di divenire, nel 338 a.C., una colonia romana fra le più importanti. Una passeggiata nel Foro della Capitale ci ricorderà l’audacia con cui i Romani ostentarono la loro conquista di Anzio, esponendo sulle tribune dell’antico Comizio (grossomodo a ridosso dell’attuale Foro di Cesare) i rostra (le prue) delle navi anziati catturate.
Scendiamo dunque dal treno e ci incamminiamo lungo lo stradone principale (Via R. Palomba) che scende verso il centro del popoloso paese (circa 60.000 abitanti): subito alla nostra sinistra, ecco spiccare la macchia verde di Villa Adele, il grande giardino comunale, insieme al biancore del bell’edificio che le dà il nome.
I secoli della Storia che Anzio ha vissuto, nelle diverse fasi, cominciano a mostrarsi ai nostri occhi: la villa fu infatti costruita alla fine del ‘500 dal monsignor Bartolomeo Cesi su incarico del pontefice Clemente VIII. Era una splendida residenza extraurbana e, come ogni villa rinascimentale che si rispetti, era circondata da un ampio e lussureggiante parco arredato da sculture antiche.
La villa, mantenendo intatto nei secoli il proprio fascino, fu acquisita in seguito dalle famiglie Pamphili prima, e Borghese poi; nel XIX secolo sarà chiamata “Villa Adele” dal nome della sposa di Francesco Borghese.
Seguirono ulteriori passaggi di proprietà e conseguenti ristrutturazioni architettoniche, fino al 1927, quando l’edificio fu trasformato in Hotel Excelsior, albergo di lusso per tutta l’alta società che veniva a godere del mare e, perché no, del Casinò poco distante, all’epoca appena costruito. Durante il conflitto mondiale avvenne il radicale cambiamento in ospedale, ed infine, dopo ulteriori vicissitudini, divenne proprietà del Comune di Anzio nel 1964.
Oggi al suo interno sono ospitati un piccolo ma nutrito Museo archeologico, custode di eleganti affreschi a tema floreale provenienti dal Palazzo neroniano, del Ninfeo di Ercole proveniente dagli scavi della vicina villa Sarsina Corsini e di una sostanziosa collezione numismatica.
Sosta obbligata e un altrettanto ricco Museo dello Sbarco.
Quest’ultimo fu allestito nel 1994 per iniziativa del “Centro di ricerca e documentazione sullo sbarco e la battaglia di Anzio”, a ricordo di quanto avvenne il 22 gennaio 1944 e nei mesi successivi: in una sola grande stanza si affollano attrezzature, armi, motori (una parte significativa di questa tipologia di oggetti è stata rinvenuta sui fondali del mare di Anzio, a varie profondità), mentre le pareti sono tappezzate di giornali, documenti (in originale e/o non), lettere. Ed ancora cimeli, divise, bandiere. Ogni nazionalità coinvolta nel conflitto in occasione dello Sbarco è qui rappresentata, senza distinzione fra vincitori e vinti. Sul tema sono inoltre a disposizione una fototeca, una nastroteca, una biblioteca, un’emeroteca.
Infine a Villa Adele trovano sede anche due cospicue ed eterogenee raccolte bibliotecarie, una per adulti e una per ragazzi, due vere risorse culturali per la comunità.
Usciamo da questo bel parco per inoltrarci ora verso il centro della città, sulla quale domina il profilo di Villa Albani. A due secoli circa di distanza dall’iniziativa del Cesi, un altro importante prelato, il cardinale Alessandro Albani, fece costruire ad Anzio il proprio buen retiro con aria di mare. Fine collezionista di opere di arte antica, l’Albani era già proprietario a Roma di una simile (ed omonima) residenza suburbana, nei pressi di Piazza Fiume.
La villa (1718-1726, architetto probabilmente fu Alessandro Specchi) alla morte del proprietario cadde in stato di abbandono, tanto da divenire granaio e poi addirittura locanda. Vistosamente deturpata, fu recuperata nel 1852 da Pio IX, il quale volle farne luogo di accoglienza e cura per bisognosi. Passò poi allo Stato Italiano, e per opera del medico fiorentino Giuseppe Barellai divenne anche centro di cura per bambini. Vocazione assistenziale che da allora mantenne, fino ai nostri giorni, poiché è oggi presidio sanitario pubblico.
Salutiamo la Villa Albani anziate, ci attendono un altro prelato e un’altra villa settecentesca: sono il cardinale Neri Maria Corsini (promotore a Roma della costruzione del Palazzo Corsini in via della Lungara; egli, fra l’altro, aveva l’incarico di Protettore del Porto di Anzio) e la sua Villa Sarsina Corsini. Anche questa bella residenza (1732-1735, architetto probabilmente Ferdinando Fuga) sorge su un’altura e gode della splendida posizione anziate, fra campagna e mare. Una posizione invidiabile, ideale per cure e benessere, come rivelatoci dal filmato dell’Istituto Luce che ricorda che la Villa fu sede di un Sanatorio militare.
Eppure, visionando il filmato, sorge il dubbio che l’edificio sia piuttosto la Villa Albani… quello che vediamo nel video appare, infatti, troppo ampio, assai differente dalla settecentesca Villa Corsini e molto simile, invece, alla Villa Albani ristrutturata nel XIX, quando essa divenne appunto luogo di cura…
Visionare per credere, a voi la “sedicente” Villa Corsini durante il Ventennio…
… e la Villa Albani nel 1958, in occasione dell’inaugurazione del Padiglione Ospizio Marino:
In ogni caso, durante la Seconda Guerra Mondiale la Villa Sarsina Corsini fu sede del comando tedesco; nel secondo dopoguerra diventò definitivamente sede del Comune.
La Villa Sarsina Corsini oggi ospita uffici pubblici.
Tre potenti e colti prelati per tre belle ville extraurbane: è pertanto fuor di dubbio l’attrattiva che dovette esercitare l’eccezionale posizione di Anzio, con il mare di fronte e, alle spalle, un ampio mantello di pianura e campagna. Per non parlare del precedente neroniano, al quale ci stiamo avvicinando…
Volgiamo allora il passo verso il mare, attraversiamo le stradine che si intrufolano nel moderno caseggiato per sbucare sulla grande Via Fanciulla di Anzio, ampio viale che costeggia il mare.
E c’è chi ha sfruttato la Fanciulla per il numero civico della propria abitazione.
La fanciulla in questione è la bellissima scultura, oggi conservata a Roma presso il Museo di Palazzo Massimo alle Terme, rinvenuta all’interno di una delle tante nicchie che ornavano l’immenso palazzo imperiale che da tutti, qui ad Anzio, sentirete chiamare, piccola imprecisione, “la Villa di Nerone”. Ma, a rigore, la splendida residenza imperiale non è strettamente neroniana, essa piuttosto fu costruita a partire dalla età repubblicana (II sec. a.C.) per ospitare non solo Nerone l’anziate (ebbene sì, il famigerato imperatore nacque qui ad Anzio) ma anche alcuni degli imperatori suoi successori. Mura, stanze, vasche, piscine, ninfei, portici, sostruzioni e nicchie a picco sul mare, ed infine gli horrea, gli ambienti che tutti qui chiamano, quasi lugubre denominazione, “Grotte di Nerone”.
Cavità ancora ben visibili lungo la costa, una sequenza di magnifici ambienti oggi ridotti quasi completamente alle sole fondazioni, emersi in occasione dell’apertura della moderna Via di Fanciulla d’Anzio. Fra le loro rovine oggi i bagnanti si affollano e si tuffano….
Lungo l’ampio viale si sussegue ciò che rimane di pareti e pavimentazioni dello sconfinato complesso edilizio, immenso come tutte le residenze neroniane, del resto…. Basti pensare che resti dell’enorme struttura furono trovati (e distrutti) all’altezza della linea ferroviaria, dunque a qualche chilometro di distanza da qui.
A circa metà strada del suddetto viale si trova un piccolo museo, recentemente allestito all’interno di un basso e luminoso edificio; qui si può scendere nel dettaglio delle vicende costruttive del palazzo.
Da qui, prima spingiamo un po’ più in là il nostro sguardo, verso Roma e oltre le rovine imperiali, per inseguire con gli occhi la linea di costa, ora più alta, quasi scogliera, ora più bassa, fino a diventare una ampia spiaggia… e poi volgiamo il passo nella direzione opposta, verso Nettuno e verso il centro del paese, abbacinati dalla luce del mare che inonda questo bel tratto di ampia costa.
E se di giorno ci illumina il sole, di notte invece c’è il riferimento del Faro di Capo d’Anzio, fatto costruire qui (siamo ancora a ridosso delle “Grotte di Nerone”) da Pio IX nel 1866 laddove già sorgeva una torre costiera, appartenuta in età medievale alla famiglia dei Frangipane e quasi completamente distrutta nel primo ‘800 ad opera di navi da guerra inglesi. Il faro pontificio era un ulteriore elemento per le segnalazioni costiere inserito nella catena di torri che punteggiano la costa lungo questo tratto di litorale laziale. Divenne effettivamente operativo solo nel 1870, da allora mantiene la sua funzione.
Dal faro scendiamo lungo la Baia di Ponente percorrendo la Riviera Mallozzi, d’estate animate dal vivace chiacchiericcio dei bagnanti e dai tormentoni musicali che risuonano dalle casse degli stabilimenti balneari.
Anzio è così, vera e propria località di mare all’italiana, anche nell’estate 2020 e nonostante le restrizioni del coronavirus. Come del resto appariva circa un secolo fa, quando sulla riviera opposta fu costruito il Paradiso sul mare, il Casinò. Ma prima di giungere laddove un tempo c’era il gioco d’azzardo, proseguiamo lungo la riviera fino al Molo Innocenziano dello storico porto di Anzio.
Qui nel 1691 trovò riparo la flotta con cui navigava il cardinale Antonio Pignatelli, futuro papa Innocenzo XII, quando la mareggiata colse di sorpresa le curiali navi. Una volta divenuto pontefice, il Pignatelli volle rendere omaggio al porto sicuro che lo salvò e dunque diede ad Anzio il nuovo attracco, costruito in luogo di quello antico che si trovava nella baia antistante i resti neroniani.
Due furono i progetti: quello, troppo costoso, dell’architetto e ingegnere Carlo Fontana, concentrato sulla Baia di Ponente; e quello, più economico, dell’ingegnere idraulico Alessandro Zinaghi, in favore della Riviera di Levante. Vinse il secondo, ma le criticità del nuovo lavoro emersero nel giro di poco tempo, problemi di insabbiamento che tuttora persistono. La diceria popolare vuole che, di fronte al palese fallimento del progetto, lo Zinaghi intascasse la prima rata di pagamento e fuggisse nottetempo, sotto mentite spoglie…
Nella centralissima Piazza Pia incontriamo comunque l’omaggio ad Innocenzo XII: il busto del pontefice e una planimetria (rilievo bronzeo) del porto.
Abbiamo dunque scavalcato la “punta” costituita del porto, siamo sulla Riviera di Levante, ovvero Riviera Zanardelli. Lungo questo tratto si costa si susseguono, quasi a perdita d’occhio, edifici moderni (post secondo conflitto mondiale) alternati a piacevoli, ma non lussuosi, villini di gusto vagamente déco. È questo un aspetto interessante di Anzio, la commistione tutto sommato equilibrata e ben riuscita fra tutto ciò che ha superato indenne le distruzioni del secondo conflitto mondiale e tutto ciò che è stato costruito dopo. Di rado si incontrano palazzoni alti e grigi, piuttosto palazzine dai colori chiari e ben distribuite, che lasciano comunque spazio alla luce e alle belle vedute aperte sul mare.
Siamo in pieno centro, adesso. Botteghe, bancarelle dei mercatini estivi, un piccolo padiglione che espone stabilmente modellini di navi storiche che hanno veleggiato da queste parti, e un bel modellino ligneo dell’antico palazzo imperiale. E poi pizza al taglio e profumo di frittura di pesce… Da quando siamo arrivati saranno trascorse circa un paio di ore, o poco più. Fame?! Accaldati?! Ecco un altro aspetto non proprio secondario della gradevolezza di questa località: il cibo. La qualità della ristorazione (e della accoglienza) di questa ridente cittadina di mare è nota ai romani: si viene qui per la pizza (la bianca ripiena con scarola e olive è un classico anziate) e per il pesce di ristoranti conosciuti financo a Roma; e poi naturalmente tanti gelati. C’è di che saziarsi con gusto.
La vivacità estiva anima le due piazze del centro, la Piazza Pia, dedicata a Pio IX, e la Piazza Garibaldi (l’eroe dei due mondi è onnipresente nella toponomastica italiana, e Anzio non fa eccezione in tal senso). Nelle due piazze, adiacenti l’una all’altra, ecco il bar, la gelateria, la tabaccheria, la farmacia, gli spettacoli di piazza: qui, nelle sere estive, c’è tutto il paese. E sullo sfondo, a ridosso del porto, si eleva ben visibile la stele dedicata ai caduti dei due conflitti mondiali del XX secolo. Alcune lapidi e qualche fotografia, esposta nelle vetrine dei negozi, ricordano lo Sbarco alleato del 22 gennaio 1944; le vetrine di una grande farmacia espongono, veri e propri cimeli, i medicinali e le cassette di pronto soccorso utilizzate dai militari durante quei duri momenti.
Dalla piazza centrale ha inizio la grande Via Gramsci che conduce verso Nettuno e da cui si dipartono piccole traverse dalla toponomastica marinara, e non solo: Via dei salatori, Via dei Calafatori, Via dello Speziale, Vicolo dei Fabbri. Qualche sporadico pannello ci racconta di cosa si tratta, ma le spiegazioni fornite sono un po’ scarse, certamente da approfondire per valorizzare il patrimonio culturale di questa cittadina.
Accanto alla spezieria e al duro lavori dei pescatori e dei barcaioli, ecco il Casinò, il Paradiso sul mare per i villeggianti danarosi.
Sul finire della belle époque Anzio era come Capri, o Viareggio, o Sanremo, cioè una fra le località balneari italiane più rinomate. Non può mancare l’emblema del denaro, il Casinò, appunto, che sorge accanto agli ampi stabilimenti balneari della Riviera di Levante, punteggiata da graziosi villini in stile liberty.
Fu progettato dall’architetto Cesare Bazzani, e realizzato fra 1919 e 1924: il Salone degli Specchi, le terrazze, le sculture delle Quattro Stagioni, le altane, i pavimenti, i fregi, gli stucchi, i lampadari in vetro colorato, i rilievi in avorio, le pitture parietali in stile pompeiano… del fulgore di questo bell’edificio oggi restano polvere e ricordi, la Polvere di stelle di Alberto Sordi e l’Amarcord di Federico Fellini, i due film infatti furono in parte girati qui nel 1973. Ma il Casinò è oggi solo un bellissimo scrigno vuoto, spoliato, chiuso, quasi un fantasma, l’ombra di se stesso…
Dalla strada sbirciamo attraverso il cancello che chiude una delle rampe di ingresso, e intravediamo decorazioni e calcinacci, un lampadario solitario, iscrizioni in parte erase, pareti con decorazioni pompeiane, una lapide a ricordo del passaggio delle truppe alleate. Dalla parete una ninfa del mare sembra guardare, sconsolata, la sala abbandonata…
Occorre con urgenza salvare questo gioiello dalla rovina, le cronache locali sono un alternarsi di botta-e-risposta fra comitati ed enti locali, fra proposte ed ostruzionismi, speranze ed ostacoli. Vedremo come andrà a finire…
E poi, camminando lungo la spiaggia, ci imbattiamo in un bunker, ancora una volta, la memoria dello Sbarco si impone. Si tratta di un recupero operato dallo scultore ungherese Amerigo Tot che lo ha trasformato nel Monumento alla Pace Universale di Nettuno e Anzio, “innestato” su un bunker tedesco, costruito in originario per la difesa costiera. Negli anni Settanta del ‘900 Tot vi sovrappone un elmo di ferro e ne fa un monumento alla memoria, contro la guerra. Un bell’esempio di arte contemporanea, tuttavia in attesa di intervento di restauro.
Giunti a questo punto della nostra passeggiata, potremmo lasciarci Anzio alle spalle per dirigerci a piedi fino a Nettuno, percorrendo in meno di mezz’ora la strada statale che collega i due centri, dotata di marciapiede e fiancheggiata, senza soluzione di continuità, da villini e palazzine e scorci sul mare.
Ma circoscriviamo la nostra gita alla sola Anzio, di cui molto abbiamo detto e di cui molto c’è ancora da dire, sperando di averne offerto un ritratto convincente ed accattivante. Del resto, solo una gita sul posto può restituire con pienezza la vitalità, passata e presente, di questa piacevole città di mare.
Dunque torniamo volentieri indietro per un ultimo sguardo al mare, e poi riprendiamo il treno nella stazione ferroviaria che ora, stanchi ma soddisfatti, guardiamo con un po’ più di attenzione rispetto a quando, appena arrivati, avevamo il pensiero tutto rivolto al nuovo che ci attendeva.
Una stazione piccola, dalle sobrie e non ineleganti pensiline, in cui si conservano le scritte con caratteri grafici dell’epoca in stile littoriano e piacevoli mosaici parietali.
È la “gemella” di Nettuno, e in rete si trova facilmente il video dell’Istituto Luce che documenta il giorno dell’inaugurazione delle due stazioni.
Annunciano l’arrivo del treno, si riparte.
Ciao Anzio, è bello saperti così vicina a Roma.
[Chiara Morabito, storica dell’arte ed educatrice didattica, 24 gennaio 2021]
Ben fatto . Descrizione esauriente e suggestiva .Si rivivono le tappe e lle emozioni di una visita ad Anzio
Anzio e le sue storie…molto bello, molto suggestivo questo ricordo. Anch’io avrei il mio da raccontare, il mio ricordo di bambina che trascorreva l’estate ad Anzio nei favolosi ed irripetibili anni ’60. Con molta commozione, con tanta nostalgia lo invierei volentieri a questo blog. Credo che molti si riconoscerebbero nel mio racconto. Lo pubblichereste?
Grazie, Roberta
Ho vissuto la mia infanzia dal 1957 al 1962 dentro le mura dell’Ospizio Marino di Anzio/Nettuno e mi farebbe piacere contattare qualcuno che abbia fatto le mie stesse esperienze
Io pure ero li dentro le mura fino Al 1962.