Incontro col mastro intrecciatore Nico Solimano

Di recente mi è capitato di visitare lo Studio d’Arte di Stefano Zampieri a Roma in via Silla 94/96. Stefano è un artista che ama ospitare nel suo atelier artisti e artigiani che espongono le proprie opere e si esibiscono in performance on site. Nel mese di ottobre era la volta della mostra “Intrecci contemporanei” che vedeva il connubio tra un maestro artigiano dell’intreccio, Nicola Solimano, e una ceramista, Luisa Raggi, che da qualche mese hanno deciso di proporre alcune creazioni in partnership, dando vita a un felice connubio tra artigianato e arte.

L'intrecciatore Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
L’intrecciatore Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
La fortuna ha voluto che Nico proprio in quel momento si stesse cimentando in un’esibizione d’intreccio. Mi sono avvicinata incuriosita e gli ho posto qualche domanda.

L'intrecciatore Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
L’intrecciatore Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
Nico è molto riservato, non ama molto parlare di sé, ma dietro mia insistenza, si è convinto a raccontarmi la sua storia nel tempo dell’intreccio di un oggetto.

Oggi, con le sue abili mani, Nico intreccia la fibra vegetale dando forma a oggetti diversi: cesti cilindrici, rettangolari, a nassa, a spirale, vasi grandi e piccoli, vassoi, portafrutta, lampadari, animali, contenitori di ogni genere.

L'intrecciatore Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
L’intrecciatore Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
L’abile mastro ha confessato di essersi avvicinato all’arte dell’intreccio cinque anni fa. Aveva un lavoro fisso, faceva l’informatico in un’azienda, ma era stufo di un lavoro stressante e monotono. Un giorno ha avuto una folgorazione: vedendo un documentario su un artigiano venezuelano, José Briceño, che costruisce cappelli di carta in un laboratorio familiare, ha capito che era giunto il momento di dare una svolta alla propria vita e di dedicarsi a ciò che aveva sempre voluto: un lavoro manuale. Del resto Nico l’artigianato lo ha nel sangue, essendo figlio di genitori tappezzieri e nipote di un sellaio. Ci è voluto poco per prendere la decisione definitiva e fare downshifting, rinunciando a un lavoro sicuro per avere più tempo libero e dedicarsi alla sua passione, molto più gratificante. I primi lavori sono stati proprio su carta, ma poi avendo partecipato a un corso d’intreccio in salice e canna, regalatogli dalla sua compagna, è rimasto a tal punto innamorato del vimini da fare dell’intreccio la sua nuova professione.

L'intrecciatore Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
L’intrecciatore Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
Il materiale a lui più congeniale è proprio il ramo di salice, anzi per l’esattezza del salix viminalis, meglio noto come “vimini” o “vinco”, anche se talvolta si cimenta anche con la canna e con erbe palustri come il carice.

Acquista la materia prima prevalentemente negli altri paesi europei, dove ancora vi sono numerosi produttori di salici e il rapporto qualità prezzo è migliore che in Italia. Per i lavori d’intreccio si utilizzano rami giovani, lunghi, flessibili e decorticati. In genere le piante del salice si allevano in terreni argillosi e la raccolta si effettua due volte l’anno, in primavera e in inverno. Dopo il raccolto i vimini affastellati vengono messi nell’acqua a germogliare per poi essere scortecciati a mano o a macchina. Dopo un lungo periodo di essiccatura, i rami vengono riuniti in fasci di eguale altezza e immagazzinati. Quanto più il vimini è flessibile tanto più è adatto alla torsione.

L'intrecciatore Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
L’intrecciatore Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
Nico è ormai un maestro di quest’arte, con le sue mani callose maneggia i rami, li flette, li intreccia, li modella, silenziosamente, sette otto ore al giorno. Nel suo laboratorio ad Anguillara Sabazia, talvolta accende la radio per compagnia, ma poi la spegne per ritrovare il silenzio necessario per cercare l’ispirazione, la giusta soluzione, il guizzo di creatività. Il lavoro può sembrare ripetitivo, alcuni oggetti possono sembrare simili ma in realtà infiniti particolari li rendono diversi l’uno dall’altro, ogni nuova creazione rappresenta una sfida per l’artigiano artista.

Si potrebbe pensare che non ci voglia molto per fare un cesto, ma Nico spiega che per farlo bene ci vuole coscienza e tempo. Ci racconta anche che praticamente non esiste scarto, dai residui dei rami si possono creare altri piccoli oggettini, portaagli, pendenti, decorazioni e così via.

L'intrecciatore Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
L’intrecciatore Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
Un tempo la cesteria, arte forse più antica della tessitura e della ceramica, era una necessità: cesti, contenitori, gerle erano indispensabili per i raccolti, per i trasporti, per la conservazione, per l’edilizia. Ancora oggi, in alcuni paesi, come per esempio il Myanmar, l’intreccio è molto comune e dovunque nelle campagne oggetti di vimini e giunco sono utilizzati per l’agricoltura, negli arredi e nell’uso quotidiano. In Europa, invece, si cerca per lo più di mantenere viva la memoria delle forme e delle tecniche di una tradizione millenaria. A differenza di Germania, Francia e Spagna, dove l’artigianato è maggiormente incentivato, in Italia non sono più molti i cestai professionisti e solo grazie a personaggi come Nico Solimano si riesce a tramandare i segreti di un’arte millenaria.

Nico è autodidatta, si è documentato, ha studiato, ha frequentato i corsi di mastri cestai e, grazie alla sua grande manualità, è diventato ormai così esperto che ormai lui stesso viene chiamato a tenere corsi in tutta Italia per insegnare a italiani e stranieri, appassionati e cestai già esperti, le diverse tecniche, l’uso degli attrezzi, la scelta dei materiali, le forme e le tradizioni d’uso.

Contenitore in vimini realizzato da Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
Contenitore in vimini realizzato da Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
Contenitore in vimini realizzato da Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
Contenitore in vimini realizzato da Nicola Solimano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
Di tanto in tanto viene chiamato per lavorazioni importanti: ora un architetto lo coinvolge in progetti di arredamento, ora una coppia di sposi lo chiama per creare imponenti contenitori portafiori da esporre all’ingresso delle chiese.

Di recente Nico ha iniziato a cimentarsi in nuove tecniche. Assieme a un’artista della ceramica, Luisa Raggi, stanno sperimentando il connubio argilla-vimini, dando vita a contaminazioni e creazioni originali che vengono anche esposte in mostre d’arte.

Contaminazione intreccio e ceramica, a cura di Nico Solimano e Luisa Raggi [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
Contaminazione intreccio e ceramica, a cura di Nicola Solimano e Luisa Raggi [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC ND]
Girando per mercatini romani e laziali, può capitare di imbattersi in uno stand con un’ampia esposizione di bellissimi oggetti di cesteria: dietro il bancone d’esposizione, un po’ nascosto, potreste scorgere Nico Solimano, intento a intrecciare, concentratissimo, una delle sue nuove creazioni.

Link utili

Sito web di Nicola Solimano
Pagina Facebook

[Maria Teresa Natale]

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