Il Museo Napoleonico di Roma conserva alcuni graziosi cimeli appartenuti a Paolina Bonaparte, la celebre sorella di Napoleone, nota per fascino e bellezza, l’unica dei sette fratelli che volle e poté seguire l’Imperatore sull’Isola d’Elba durante la fase del primo esilio, l’unica che tentò, invano, di raggiungerlo a Sant’Elena.
Per complesse ragioni storiche Napoleone Bonaparte non poté mai raggiungere Roma, sebbene abbia sempre guardato alla città e alla sua mitica grandezza con l’idea di farne la seconda capitale del suo impero, dopo Parigi; significativa, invece, fu la presenza in città dei suoi più stretti familiari, tanto da poter parlare di un vero e proprio “ramo romano” dei Bonaparte. Giunti infatti a Roma in virtù degli incarichi diplomatici e politici assegnati loro da Napoleone stesso, i Bonaparte intrecciarono rapporti con importanti famiglie romane, lasciando, generazione dopo generazione, significative testimonianze sia delle loro vicende strettamente familiari sia della figura, umana e storica, di Napoleone.
Ma torniamo a Paolina. Nel 1803, già rimasta vedova a soli 23 anni, su insistenza del futuro (di lì a breve) “Imperatore dei francesi”, la bella Paolina si risposò, stavolta con il nobile romano Camillo Borghese. Seguì immediatamente il trasferimento a Roma, dove però la donna rimase solo per un anno: la vita mondana romana, infatti, aveva ben poco dello scintillio e del dinamismo di quella parigina, e Paolina si annoiava. Una delle poche fonti di distrazione a cui la donna ricorse per attenuare la nostalgia e il tedio era la cura meticolosa della propria persona. Ella, pertanto, si faceva inviare dalla Francia lussuosi completi da toilette, veri e propri corredi per l’igiene e la bellezza personali, oggetti ampiamente in uso presso tutte le nobildonne della sua epoca. Naturalmente i completi di Paolina erano di manifattura francese, e realizzati tutti all’inizio del XIX secolo.
Osserviamo da vicino i raffinati oggetti: lo specchio in cui Paolina osservava il proprio bel volto è inserito in una scatola in mogano a doppia anta, a mo’ di armadietto. La piccola struttura è finemente intarsiata in argento, con elementi geometrici e vagamente vegetali; l’anta sinistra esternamente reca la lettera “C”, la destra internamente propone un tema decorativo simile a una lira attorno alla quale volteggiano intrecci vegetali.
Spiccano poi le pantofole in cuoio, preziosissime perché foderate in seta e ricamate in oro, dalla punta corta e aguzza, rese ancora più leziose da aerei ciuffetti di piume. Da notare che i ricami foderano tutta la calzatura, sia internamente che esternamente.
[Chiara Morabito]