Nascita e rinascita del Cinema Doria nel quartiere Trionfale a Roma

Poche settimane fa, a distanza di quasi due anni dall’improvvisa chiusura dovuta alla pandemia, ha finalmente riaperto il Cinema Doria, storica sala cinematografica del quartiere Trionfale. È con reale gioia che, camminando lungo quel tratto di marciapiede e giunti all’altezza di via Andrea Doria 52, noi residenti abbiamo potuto ritrovare finalmente illuminate le vetrine di questa piccola multisala (3 sale), animata dalle allegre locandine degli ultimi film natalizi in uscita.

Facciata del cinema Doria [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Facciata del cinema Doria [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il Cinema Doria ha finalmente riaperto, e vale allora la pena ricordarne la storia, ormai centenaria, per festeggiare l’evento.

La sala fu inaugurata nel 1926, a pochi anni di distanza dall’istituzione ufficiale del quartiere Trionfale, nel 1921. Progettista ne fu il giovane e talentuoso architetto marchigiano Innocenzo Sabbatini (nato a Osimo, in provincia di Ancona, nel 1891, e morto a Roma nel 1983), all’epoca già da qualche anno al lavoro per l’IACP-Istituto Autonomo Case Popolari. Il Sabbatini, infatti, era all’opera in previsione dell’incipiente urbanizzazione dell’area, all’epoca compresa fra le attuali via Trionfale, via di Valle Aurelia, viale Vaticano; nel 1926 l’estensione del quartiere venne ampliata con l’annessione dell’omonimo suburbio, che ancora oggi comprende le aree di Santa Maria della Pietà, via della Valle dei Fontanili, Primavalle, via Trionfale alta. Fra quartiere e suburbio, i confini del Trionfale dell’epoca non differiscono sostanzialmente da quelli attuali.

Numerosi furono i lotti progettati dal Sabbatini per il Trionfale durante il decennio 1919-1929, sebbene ne siano stati poi effettivamente costruiti solo alcuni, vale a dire quelli ancora oggi identificabili con le denominazioni di Trionfale I, Trionfale II, Trionfale III, Trionfale IV e Trionfale V, dislocati fra le vie Candia, Andrea Doria, piazzale degli Eroi e lungo la circonvallazione Trionfale.

All’interno del Lotto VII, compreso nell’insediamento del Trionfale III (progettato nel 1926), è dunque collocato il nostro Cinema Doria: questi edifici presentano qualità estetiche di gusto classicheggiante, caratterizzate da linearità, sintesi, equilibrata alternanza dei partiti decorativi: festoni, cornicioni, timpani, altane, modanature, nicchie, sono tutti elementi che conferiscono sobria eleganza ai palazzi. Inoltre, accanto alla cura del dettaglio estetico, l’architetto presta attenzione alla dimensione umana dell’abitare: in piena adesione alla programmatica cura con cui l’IACP si occupa degli aspetti funzionali e sociali dell’edilizia civile, l’architetto marchigiano colloca qui una sala cinematografica, alla quale conferisce dunque i medesimi stilemi del lotto che la ospita.

Perché un cinema? Per offrire svago e opportunità di aggregazione agli abitanti del quartiere: nella relazione di progetto si legge infatti la definizione della suddetta sala di proiezioni quale

salone di riunione con piccolo palcoscenico e ambiente di servizio, che sarà certamente molto utile per l’intera nostra popolazione nella località.

Aperta su un ampio marciapiede, la facciata del Cinema Doria dal caldo tono ocra, si intona perfettamente alle gialle foglie di autunno dei grandi platani che adornano la strada. È una facciata aggettante, inquadrata da possenti colonne di ordine dorico; l’ampio ingresso era in origine decorato con abside a lacunari, un chiaro omaggio all’architettura classica romana; due figure simili a Vittorie alate (in sostituzione dei due mascheroni previsti originariamente dal progetto) fiancheggiano la scritta “Cinema Doria”, incisa sulla parete e ripetuta, lettera dopo lettera, sui singoli conci che incorniciano l’arco di ingresso.

Il cinema Doria nell'annuario telefonico del 1969 [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Il cinema Doria nell’annuario telefonico del 1969 [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Giunta a questo punto della stesura di questo articolo rivolgo un appello ai lettori per avere informazioni circa la storia del Cinema Doria nei decenni compresi fra il Secondo Dopoguerra e gli anni Ottanta del Novecento. Una lacuna storica che non ho potuto colmare, e su cui invece vorrei fare luce: cosa si fece della sala in quel periodo? Fu rifugio per sfollati? Fu chiusa? Fu adibita a teatro (come accadde per sale romane analoghe)? Fu sempre e solo cinema?… Qualsiasi contributo è assai gradito.

Sono certa, al contrario, di quanto accadde a fine anni Ottanta, precisamente nel  1988: la parte di stabile adibita a sala cinematografica venne occupata dai membri del centro sociale Alice nella città, i quali vi rimasero fino al 1993, quando si trasferirono presso la Casa del Popolo di via di Valle Aurelia.

Per inciso, ricordo una sera, sarà stato il 1990, di essere entrata negli spazi di questo vecchio cinema (senza sapere che fosse stato tale) per curiosare. Ricordo, per la verità un po’ confusamente, di aver salito delle scale e di essere giunta in un’ampia sala, rischiarata da un finestrone e allestita a spazio di ristoro con persone sedute a tavolini e pasteggiando. Quando oggi, a distanza di più di trent’anni, mi capita di entrare in questo cinema, cerco sempre di ritrovare la struttura che vidi e il percorso che feci in quella sera di tanti anni fa… ma i miei ricordi sono ormai lontani, e le successive ristrutturazioni hanno definitivamente cambiato i volumi degli spazi interni.

Poco dopo il Duemila le proiezioni riprendono con regolarità: il multisala Doria, suddiviso in tre sale, proietta film “di cassetta” (come si diceva fino a circa un decennio fa), sebbene talvolta vengano proposte anche rassegne per cinefili.

Nell’inverno fra 2019 e 2020 la pandemia sembra minacciare la sopravvivenza della storica sala. Ed invece oggi il Doria riapre, e noi abitanti “trionfalini” ne siamo semplicemente felici.

Solo una domanda mi rimane in sospeso: ora che il Doria ha riaperto i battenti, “ripulito” dalla trascuratezza inevitabile dovuta alla chiusura, dove sarà andato a dormire quel corpulento ragazzo senza-tetto che da mesi aveva trovato un riparo, sua pure modesto, sotto le moderne pensiline del cinema? Non l’ho più visto da quando il cinema ha riaperto… Eppure questo spaccato di vita, certamente triste, mi lascia comunque pensare che, forse, quest’intera struttura architettonica, palazzo più cinema, abbia comunque comunicato al misterioso clochard un senso di conforto e di accoglienza, proprio come era nelle originarie intenzioni del progettista Innocenzo Sabbatini. Come già spiegato, infatti, il contesto edilizio in cui il Doria sorge è caratterizzato da un forte senso di appartenenza sociale. Vale la pena sottolineare, al riguardo, la collocazione, letteralmente a due passi dal cinema, di via Pietro Pomponazzi, una strada pedonale concepita appositamente quale spazio di raccordo fra i due lotti, una continuità che non è solo edilizia ma anche “di comunità”. Ciò sta a significare che essa si configura come uno spazio di socialità, un luogo di incontro fra i condomini che immaginiamo, ad esempio, durante la bella stagione si ritrovano quotidianamente nello spazio della strada. Non a caso ancora oggi «i giardinetti di Via Pomponazzi», come li chiamiamo noi del quartiere, sono un sicuro e arioso punto di riferimento per bambini e famiglie della zona, sebbene non vi siano grandi aiuole né ampi spazi verdi.

Ma a volte ci vuole poco per stare bene: bastano qualche alberello e qualche cespuglio di oleandro, uno scivolo e un paio di altalene, una fontanella e un nuovo schema per saltellare la “campana”, ed ecco che la gente del quartiere si ritrova, e i bambini sono felici di incontrarsi, tutti insieme all’uscita da scuola (almeno due, negli immediati paraggi, quelle pubbliche), per fare un giro in altalena o per godersi un bel film al cinema.

[Chiara Morabito, 3 gennaio 2022]

3 comments

  1. …purtroppo adesso è pure diventato zona franca per moschee a cielo aperto improvvisate lungo tutto il marciapidede!!!
    E questo per colpa della martellante ipocrita propaganda globalista (tolleranza) che vuol farci sparire fra le culture del pianeta, che invece non ci “tollera” più.

  2. Le due figure simili a Vittorie alate furono eseguite dallo scultore Giuseppe Martini, anche lui di Osimo. Dello stesso scultore, tra le numerose opere, si ricorda il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale eretto a Osimo.

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