Castellamare di Stabia, ai piedi del Monte Faito, tra la zona vesuviana e la penisola sorrentina, si affaccia sul Golfo di Napoli. Se avete almeno tre ore a disposizione vi proponiamo una passeggiata di circa 6 chilometri, un vero e proprio itinerario tra le principali curiosità di questa piacevole cittadina sul mare immergendovi tra vicoli, antichi palazzi, street art e archeologia industriale.
Si parte dalla stazione ferroviaria in piazza Giacomo Matteotti oppure per chi arriva in automobile dal comodissimo parcheggio a pagamento accessibile da via Alcide De Gasperi. Imboccando via Michetti o via Ettore Tito, perpendicolari a via Alcide De Gasperi, si raggiunge il bellissimo lungomare, recentemente risistemato e, camminando sui comodi vialetti o lungo la spiaggia, ci si incammina in direzione sud.
Sulla sinistra, non sfuggirà allo sguardo la mole dello storico Hotel Stabia, ristrutturato a seguito dei pesanti danneggiamenti causati dal terremoto irpino del 1980. Tra tante personalità vi alloggiarono Gabriele D’Annunzio in visita a Castellamare e Lucio Dalla in occasione di uno storico concerto.
Poco oltre incuriosisce un edificio di stampo razionalista, recentemente rimesso a nuovo. La presenza della torre rialzata ne suggerisce inequivocabilmente l’originaria funzione di Casa del Fascio.
Al termine dell’arenile, sulla sinistra, in piazza Principe Umberto troneggia la Cassa armonica di epoca liberty che ospitava orchestrine e gruppo musicali in occasione di avvenimenti mondani, un vero e proprio chiosco della musica, tipico arredo urbano frequente nelle cittadine europee a partire dalla fine dell’Ottocento. Quello di Castellamare, veramente bello, fu inaugurato nel 1911 su progetto dello stabiese Eugenio Cosenza, costretto a ricostruirlo dopo che una tempesta di vento aveva distrutto il precedente, eretto undici anni prima. Osservate in particolare la bella tettoria in ferro e vetro colorato.
È il momento della sosta caffè, eventualmente seduti a un comodo tavolino dello storico Gran Caffè Napoli, che offre anche una nutrita selezione di pasticceria napoletana.
Riprendiamo la nostra passeggiata dall’Arco di San Catello in via Giuseppe Mazzini. Era l’antica porta marina di accesso alla cittadina, protetta dalle mura urbiche ormai inesistenti.
Ci inoltriamo lungo la salita Marchese de Turris nel fatiscente Rione Caporivo. Sulla sinistra, all’interno di un coloratissimo cortile, ci soffermiamo sul bel murale di una Sirena ammaliatrice dipinta dall’artista spagnola Cosmos. Alziamo la guardia, è evidente che siamo in una zona di spaccio, sorvegliata da pali e vedette. Ad ogni buon conto, nessuno ci dà fastidio mentre osserviamo gli altri murales che abbelliscono le pareti degli antichi palazzi.
Al termine della salita si apre largo Marchese De Turris, circondato da edifici bombardati durante il secondo conflitto mondiale: qui sostiamo per ammirare il murale E Vulcano Natus, del salernitano Luigi Longobardi, in arte Luispakdrak, un omaggio al Vesuvio e alla circolarità del tempo, al centro una figura umana e la Fenice che rinasce dalle proprie ceneri.
Sulla destra, accanto a una fontanella, non sfugge allo sguardo il Maradona archeologico dipinto dall’artista cileno Rata Virus, che ha ricavato i dettagli dell’immagine del Niño de oro argentino, raschiando la vernice nera. Una scritta ricorda che questo murale è dedicato a tutti i rivoluzionari del mondo.
Imbocchiamo via Raffaele Viviani. All’incrocio con vico Tedesco ci voltiamo e ammiriamo un altro murale veramente bello, a firma dell’italiana Nemo: raffigura una donna sotto un lenzuolo decorato con la scritta latina Nemo tibi amat (Nessuno ti ama), in ricordo del luogo dove i tedeschi si accompagnavano alle prostitute.
Al civico 14 una targa sottolineata da un altro murale, ricorda che qui nacque Raffaele Viviani, attore, compositore, poeta e commediografo (Castellammare di Stabia 1888 – Napoli 1950), protagonista della drammaturgia italiana del Novecento assieme a Eduardo De Filippo. Sulla parete del palazzo una piastrella recita “Evviva o Rrè”.
Proseguiamo per via San Bartolomeo: tra i civici 57 e 59 non passa inosservata la splendida Madonna dei Rifugiati, di LA 180, una vergine nera, simbolo di accoglienza, che abbraccia calorosamente il suo bambino.
Ancora pochi passi e sulla sinistra, in calata del Gesù, la parte bassa della facciata di un palazzo è decorata da un lungo murale con ritratti di donne: intitolato Il ricordo, il murale è stato realizzato dall’argentino Guido Palmadessa, nativo di Buenos Aires.
Non vedremo altri murales nel corso della nostra passeggiata, ma per gli appassionati di street art, ricordiamo che ve ne sono molti altri, tutti realizzati nel corso della rassegna Stabiae Street Art, avviata proprio nel 2021 e patrocinata dall’amministrazione comunale. Va detto che non si tratta di una semplice iniziativa di decoro urbano ma di una vera e propria opera di valorizzazione del centro storico di Castellammare, dove ogni opera si lega alla storia e alla vocazione della città (la mappa con tutte le opere è disponibile qui).
Ci dirigiamo quindi verso piazza Giovanni XXIII, su cui svetta la chiesa intitolata a Santa Maria Assunta e San Catello, promossa a concattedrale a seguito della fusione di Sorrento e Castellamare in un’unica diocesi. L’interno presenta molte curiosità, tra cui l’imponente soffitto dell’Apocalisse con la Madonna Assunta al Cielo di Giuseppe D’Agostino (1888).
In una cappella della navata sinistra, all’interno di un reliquiario è visibile la Spina Santa, affidata alla concattedrale dalla famiglia Cannavale. Quando il 25 marzo la ricorrenza dell’Annunciazione di Maria cade di venerdì santo sulla reliquia compare un fiorellino.
Sul lato sinistro dell’abside, la Cappella dell’Ara Pacis ospita un piccolo cannone e dei cimeli di guerra. Inaugurata nel 1925 è dedicata alla memoria dei caduti stabiesi della Grande Guerra.
La grande cappella della navata destra è invece intitolata a San Catello, patrono della città. Sull’altare troneggia una statua lignea secentesca di bottega napoletana che lo raffigura. Il giorno della festa del santo (19 gennaio) e il giorno della festa civile (la seconda domenica di maggio) la statua viene portata in processione, proprio come l’8 aprile del 1906 quando durante l’eruzione del Vesuvio un raggio di sole riuscì a trafiggere la spessa nube di cenere illuminando il volto del santo che risparmiò la pioggia di lapilli sulla cittadina di Castellammare di Stabia.
Ma chi era San Catello, qui raffigurato nei panni di un vescovo inginocchiato con mitra e pastorale? Probabilmente il figlio di una nobile famiglia, vissuto nel VI secolo, divenuto sacerdote al servizio degli stabiesi fino a diventare vescovo. A quel tempo Castellammare era sotto il dominio bizantino e gli stabiesi, per difendersi dalle incursioni dei longobardi, si rifugiavano sul Monte Faito, ricco di sorgenti d’acqua. Proprio su questo monte, Catello, assieme al monaco benedettino Antonino, si ritirava per pregare e meditare e proprio qui forse costruì un oratorio intitolato a San Michele, divenuto meta di pellegrinaggio.
Lasciamo la concattedrale e ci dirigiamo verso via della Dogana Regia. Uno striscione, sottoscritto da tante associazioni locali, recita Vacciniamoci contro la camorra: Castellammare di Stabia, purtroppo, è tristemente nota per la presenza di sodalizi camorristici attivi in attività di narcotraffico, estorsione e usura, come i clan D’Alessandro e Cesarano che si contengono da anni il predominio sul territorio.
Ripercorriamo al contrario via di San Bartolomeo per poi proseguire lungo strada Santa Caterina, largo Spirito Santo e via Benedetto Brin fino alla Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo, ricostruita nel 1834 dalla Confraternita dei Marinai per ospitare il quadro cinquecentesco della Madonna di Portosalvo, sito in una precedente chiesetta abbattuta per fare spazio ai cantieri navali.
Osservate con attenzione il dipinto, al di sotto della Nuvola che sorregge la Vergine con il bambino, si può notare la più antica rappresentazione di Castellamare di Stabia.
Da notare anche i due dipinti a soggetto marinaro-religioso ai lati dell’uscita, purtroppo in cattivo stato di conservazione e per nulla illuminati.
Proprio presso questa chiesetta, nel 1841 venne scoperta una sorgente, nota da sempre come l’Acqua della Madonna. Potete assaggiarla presso le cannelle allestite a bordo mare, dove gli stabiesi vengono a rifornirsi carichi di bottiglie e damigiane.
Castellammare di Stabia è nota come “città delle acque”. Già Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia parlava delle benefiche acque stabiane, raccomandate soprattutto a chi soffriva di calcolosi. Del resto, sono state censite nel territorio di Castellamare almeno 28 fonti riconosciute e 18 incanalate, ognuna con proprietà particolari e proprio per questo si sta lavorando alla candidatura delle sorgenti di Castellammare di Stabia come patrimonio naturale Unesco.
Per tornare verso il punto di partenza costeggiamo il mare. Alle nostre spalle si staglia la Fincantieri, uno stabilimento gigantesco, in parte all’aria aperta, in parte coperto, per la costruzione e l’assemblaggio di navi di diverse dimensioni. Non va dimenticato che proprio il re delle sue Sicilie Ferdinando IV di Borbone, fondò nel 1783 il Real Cantiere di Castellamare di Stabia, ai piedi del Monte Faito. A metà Ottocento era il maggior cantiere navale d’Italia e qui venne varata nel 1931 la bella nave scuola a vela “Amerigo Vespucci”.
Costeggiamo quindi i Pontili di San Catello, bell’esempio di archeologia industriale. Qui già negli anni Quaranta del Novecento erano attivi un lungo pontile con tre elevatori, due grandi depositi per l’immagazzinamento del grano duro utile alla produzione dei numerosi pastifici presenti in zona e deposito per la conservazione del sale.
Proseguiamo la passeggiata lungo il porto. Un megayacht di 80 metri, il Chopi Chopi, è attraccato a una banchina. Incuriositi, consultiamo la rete per scoprirne il proprietario. Si tratta dell’imprenditore libanese della telefonia Taha Mikati. Totalmente made in Italy, lo yacht, uno dei più grandi del mondo, è stato costruito ad Ancona e recentemente rimodernato a Trieste. Tutta la barca è comandata dalla domotica e gli ospiti hanno a disposizione MyConcierge, un vero e proprio maggiordomo virtuale.
Prima di riguadagnare l’arenile, ci affacciamo a un capannone del Circolo Nautico Stabia, legato alla storia del canottaggio italiano grazie alla presenza di atleti famosi come i tre fratelli Giuseppe, Carmine e Agostino Abbagnale che assieme al timoniere Giuseppe di Capua, soprannominato Peppiniello, vinsero tra il 1981 e il 1993 due titoli olimpici e sette mondali nella specialità dei due con.
Ci godiamo l’ultimo tratto di passeggiata, camminando sulla spiaggia ammantata di erba, con lo sfondo del Vesuvio.
Un’ultima curiosità prima di riprendere l’auto al parcheggio. Sullo sfondo notiamo un altro testimone di archeologia industriale, un grande edificio sovrastato da una gigantesca bottiglia: si tratta del vecchio stabilimento industriale ormai dismesso, fatto costruire da Francesco Cirio a Castellammare di Stabia per la produzione di conserve, alimentato dai prodotti delle fertili terre del Salernitani.
[Maria Teresa Natale, 31 dicembre 2021]
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