Con gli occhi a terra nella Cattedrale e nel Battistero di Parma

Sono numerosissime le belle cose da vedere (e da gustare!) a Parma e, se avete avuto la possibilità di visitarla, sicuramente ognuno di voi avrà scelto le sue preferite. Vi racconterò di una scoperta nella Cattedrale di Parma per condividere assieme curiosità ed emozioni.

Questa mia “scoperta” credo sia abbastanza nota ma per me, che mi sono avventurata in Duomo senza guida confidando nei miei studi di storia dell’arte, è stata una vera, grande emozione: il pavimento della cattedrale di Santa Maria Assunta, rosso, lucido ma, soprattutto, costellato di conchiglie fossili!

Ho saltellato come un’ubriaca da una lastra all’altra segnalando con gridolini (repressi dalla sacralità del luogo) la costellazione di lucide spirali bianche o rosate su sfondo rosso che si susseguivano sotto i miei piedi. Come testimoniano le foto, ce ne sono di veramente grandi, di medie e di piccoline, sparpagliate dove capita: all’ingresso della chiesa, sulla pavimentazione delle navate e su quella dell’abside. Ogni conchiglia ripete lo stesso disegno modulare in dimensioni e sfumature diverse.

Ammonite nel pavimento del Duomo di Parma [Foto: Elena Tredici, CC BY NC SA]
Ammonite nel pavimento del Duomo di Parma [Foto: Elena Tredici, CC BY NC SA]
Si tratta di conchiglie fossili molto particolari, anche se appartengono alla stessa famiglia di molluschi cefalopodi della quale fanno parte polpi, seppie e calamari. Il loro nome è ammoniti e non esistono più da un sacco di milioni di anni (circa 65,5)!

Dopo la sorpresa, mi sono documentata: il pavimento è stato rifatto, assieme ad altre opere di ristrutturazione, intorno al 1566. Si è usato il  marmo rosso di Verona, un calcare che ha, al suo interno, varie concentrazioni di ematite ovvero ossido di ferro. Il ferro a contatto con l’ossigeno si ossida prendendo varie tonalità del color ruggine, dal bruno, al rosso, al rosato chiaro. Ecco a cosa si deve la bellezza di questo tipo di marmo. Per la mineralogia è una roccia sedimentaria, cioè si è formata “a strati” che, accumulandosi uno sopra all’altro, hanno inglobato al loro interno anche varie forme di vita preistorica e, tra queste, le splendide   ammoniti.

Ammonite nel pavimento del Duomo di Parma [Foto: Elena Tredici, CC BY NC SA]
Ammonite nel pavimento del Duomo di Parma [Foto: Elena Tredici, CC BY NC SA]
Sul pavimento della Cattedrale di Parma le ammoniti ci parlano di epoche immensamente lontane. Sono comparse circa 400 milioni di anni fa e, all’arrivo dei dinosauri, già da centinaia di secoli nuotavano nel mare primigenio. Si sono però estinte proprio nello stesso periodo dei “lucertoloni” avvalorando l’ipotesi di molti studiosi della scomparsa di moltissime specie viventi a causa di una catastrofe planetaria dovuta al contatto con un asteroide.

Ma la natura ha salvato e ci ha regalato un parente strettissimo delle ammoniti: il nautilus, avvistato vivo in mare per la prima volta solo nel 1829 e definito “fossile vivente” per la sua somiglianza con le ammoniti. Come quello delle ammoniti il suo guscio è suddiviso in camere d’aria con la funzione di consentire al mollusco di muoversi agevolmente tra la superficie del mare e i 500 metri di profondità. Il suo guscio ha un’altra particolarità: è di magnifica madreperla, una materia che fece la gioia di artigiani e gioiellieri fin dal Cinquecento, quando non si conosceva ancora il suo corpo molle ma i mercanti portavano dall’Oriente la sua splendida “casa”.

Oltre che nella cattedrale, anche nel battistero di Parma è stato adoprato, in epoca medievale, il marmo rosso di Verona. Su un gradino esterno, che conduce alla piazza, si può vedere quella che, a prima vista, sembra una piccola striscia di marmo bianco e che invece è un altro tipo di fossile: un osso di belemnite ovvero un osso dell’antenato della nostra seppia!

Osso di belemnite nel pavimento del Battistero di Parma [Foto: Elena Tredici, CC BY NC SA]
Osso di belemnite nel pavimento del Battistero di Parma [Foto: Elena Tredici, CC BY NC SA]
[Elena Tredici]

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