State progettando una passeggiata lungo l’Appia antica? La basilica di San Sebastiano fuori le mura, a pochi passi dalla villa di Massenzio e dal mausoleo di Cecilia Metella, merita una sosta per la sua importanza storica e artistica. Chiariamo subito che il riferimento all’ubicazione esterna alle Mura Aureliane venne dato per non confonderla con l’omonima chiesa sul Palatino.
La facciata che potete osservare oggi risale alla sistemazione secentesca della chiesa, voluta dal cardinale Scipione Borghese, il cui nome campeggia in una lunga lapide: venne disegnata da Giovanni Vasanzio che riutilizzò come supporto degli archi inferiori colonne di granito provenienti dalla basilica costantiniana.
Sul finire del III secolo, anche le spoglie di San Sebastiano, martirizzato durante persecuzione di Diocleziano (303), furono collocate in questo luogo e anch’esse furono soggette a un trasferimento temporaneo: furono loro stavolta ad essere portate in Vaticano poco prima della distruzione della basilica a opera dei Saraceni nel IX secolo. Papa Nicola I fece ricostuire l’edificio tra l’857 e l’867 ma la basilica attuale fu voluta dal cardinale Scipione Borghese e progettata da Flaminio Ponzio e Giovanni Vasanzio.
Entriamo in basilica per cercarne i suoi tesori.
Il soffitto LIGNEO
Alzate lo sguardo, il soffitto ligneo a scomparti, multicolore, progettato da Giovanni Vasanzio, è bellissimo. Al centro, campeggia la figura di San Sebastiano, riconoscibile per le frecce conficcate nel costato.
Il busto del Salvatore
A destra dell’entrata potete ammirare, collocato su un piedistallo in diaspro siciliano, il busto del Salvatore (o Salvator mundi) realizzato, a detta di molti studiosi, nel 1679 dall’ormai ottantenne Gian Lorenzo Bernini su committenza di Cristina di Svezia, sua grande amica.
La statua di S. Sebastiano
Per rimanere in tema di statuaria, sul lato opposto si conserva la statua di San Sebastiano, realizzata da Giuseppe Giorgetti per la cappella secentesca del cardinale Francesco Barberini, progettata da Ciro Ferri, nella quale si conservano anche reliquie del santo. Il santo giace con la testa poggiata su un cuscino a fianco dell’elmo che ricorda la sua professione di militare romano.
![Basilica di S. Sebastiano f.l.m., la statua di San Sebastiano [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]](https://www.appasseggioblog.it/wp-content/uploads/2024/05/IMG_4933-1.jpg)
La cappella delle reliquie
Molti pellegrini entrano in San Sebastiano, alla ricerca della pietra che, secondo la tradizione, reca impresse le impronte dei piedi di Gesù, risalenti all’incontro con S. Pietro al primo miglio della via Appia, quando l’apostolo, in fuga da Roma, avrebbe incontrato Cristo e gli avrebbe chisto: Domine Quo Vadis? (Signore, dove vai?) e il Signore gli avrebbe risposto Venio iterum crucifigi (Vengo per essere crocifisso la seconda volta). Da qui la conseguente decisione di San Pietro di tornare sui propri passi per andare incontro al proprio martirio.
![Basilica di S. Sebastiano f.l.m., la Cappella delle reliquie [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]](https://www.appasseggioblog.it/wp-content/uploads/2024/05/IMG_0434.jpg)
La lapide FILOCALIANA CON L’ELOGIO FUNEBRE DI EUTICHIO
Sulla parete sinistra rispetto all’ingresso si conserva anche l’interessante lapide che papa Damaso (366-384) aveva fatto apporre nel primitivo cimitero sul tomba del martire Eutichio sulla quale il suo calligrafo, Furio Dionisio Filocalo, aveva inciso l’epitaffio che ricorda le torture subite dal martire, incarcerato per dodici giorni, senza cibo, costretto a giacere su un pavimento costellato di cocci appuntiti, morto infine per dissanguamento dopo essere stato gettato in un baratro. Filocalo collaborò a lungo con papa Damaso, cui si deve la monumentalizzazione di numerose tombe di martiri. Moltissime epigrafi filocaliane, caratterizzate da eleganti lettere capitali quadrate, sono giunte a noi, alcune in originale, altre trascritte su codici medievali tramandati nei secoli.
![Basilica di S. Sebastiano f.l.m., lapide con elogio funebre di Eutichio [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]](https://www.appasseggioblog.it/wp-content/uploads/2024/05/IMG_4937.jpg)
IL CROCIFISSO LIGNO NELLA EX SAGRESTIA
Questo bellissimo crocifisso ligneo si trova nell’ex sagrestia settecentesca. Di ambito romano, datato tra fine Quattrocento e inizi Cinquecento, è legato a un’antica tradizione secondo la quale la scultura parlò a San Filippo Neri in occasione di una delle sue soste presso la chiesa. Fu proprio Filippo a formalizzare nel XVI secolo il giro delle Sette chiese, una delle quali è proprio la Basilica di San Sebastiano. Il leone rimanda al simbolo di San Marco, uno dei quattro evangelisti dipinti sul crocifisso, purtroppo quasi irriconoscibili. Osservate con attenzione i dettagli dell’opera, vivacizzata da tocchi di colore.