Gli aurighi delle quattro fazioni del circo nei mosaici di Palazzo Massimo alle Terme

Se avete già visitato il Museo Nazionale Romano a Palazzo Massimo alle Terme o avete programmato di farlo in futuro, non mancate di soffermarvi al primo piano di fronte a questi splendidi mosaici policromi raffiguranti quattro aurighi, in latino agitatores, ovvero guidatori di cavalli nei giochi circensi. Furono rinvenuti alla fine dell’Ottocento in una villa romana in località Baccano, al sedicesimo miglio della Via Cassia. I quattro quadretti (gli emblemata) sono quanto resta del pavimento di un cubicolo del piano superiore della villa di proprietà dei Settimii.

Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alle Terme, mosaico pavimentale con aurighi [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alle Terme, mosaico pavimentale con aurighi
Spostiamo a ritroso le lancette del tempo: avremmo potuto incontrare i quattro personaggi raffigurati andando a vedere uno spettacolo al Circo Massimo verso la fine del II secolo d.C., proprio quando era imperatore Settimio Severo che regnò dal 193 al 211 d.C.

L’organizzazione delle corse era nelle mani di società private (le factiones), gestite dal dominus factionum, incaricato di stipulare i contratti con chi desiderava organizzare uno spettacolo circense. Ogni auriga competeva per una scuderia, ma dopo un certo periodo poteva passare a un’altra, proprio come nei moderni sport di squadra.  Per quale fazione avreste tifato? Il colore della tunica indossata dall’auriga (la quadrigaria) indica la scuderia di appartenenza: azzurro per la veneta, bianco per la albata, verde per la prasina, rosso per la russata. Una curiosità, l’imperatore Nerone era un tifoso accanito della fazione verde. Svetonio, nella Vita dei Cesari,  racconta che Nerone “fin dalla giovane età ebbe una passione particolarmente viva per i cavalli e la maggior parte delle sue conversazioni, sebbene gli fosse vietato, verteva sui giochi del circo”.

Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alle Terme, mosaico pavimentale, auriga della fazione veneta [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alle Terme, mosaico pavimentale, auriga della fazione veneta
I quattro quadretti ci raccontano molto altro sull’abbigliamento degli aurighi: innanzitutto dovevano obbligatoriamente utilizzare un caschetto protettivo di cuoio, dello stesso colore della tunica, dal quale spuntava una piuma. Inoltre possiamo distinguere sul corpetto senza maniche una sorta di imbracatura fatta di corregge intrecciate dietro le quali passavano le redini. Gli aurighi romani, infatti, a differenza di quelli greci, non tenevano le briglie con le mani, usate invece per maneggiare la frusta, con la quale potevano colpire solamente i cavalli degli avversari, pena la squalifica. Certo, in caso di incidente, il rischio di essere trascinati lungo la pista o travolti da una quadriga avversaria era altissimo, l’unica possibilità, per sfuggire alla morte, era liberarsi tagliando le briglie con il corto pugnale chiamato pugio.

Osserviamo i quattro animali: sembrano simili, ognuno rappresentato con una zampa alzata, ma in realtà gli esperti sono in grado di distinguere le razze dei cavalli: roano per l’auriga della scuderia albata, morello per la prasina, baio per la russata e sauro per la veneta.

Soffermiamoci a guardare qualche dettaglio delle minutissime tessere colorate. La tecnica con cui abilissimi artigiani le hanno messe in opera si chiama opus vermiculatum, per la loro forma sottile e spesso ondulata, che ricorda proprio dei vermicelli (vermiculi).

Tanti sono gli interrogativi a cui i quadretti non danno risposta. Gli agitatores raffigurati furono personaggi realmente esistiti? Come si chiamavano? Vinsero delle corse? Erano dei liberti o degli schiavi? Probabilmente non lo sapremo mai.

[Maria Teresa Natale, travel designer]

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