L’opera su cui ci soffermiamo oggi è il fregio esposto al primo piano del Museo della Centrale Montemartini a Roma, che rappresenta una scena ambientata in una bottega di falegnami. La didascalia ci informa che l’opera, in marmo proconnesio, è stato realizzata in epoca flavia, quindi nella seconda metà del I sec. d.C.
Nell’antica Roma, i falegnami – molto richiesti per la loro professionalità e competenza – erano chiamati fabri ed erano specializzati nell’edilizia e nelle lavorazioni domestiche (fabri tignarii, da tignum = trave) oppure nella carpenteria navale (fabri navales).
Secondo le credenze degli antichi romani, l’arte della falegnameria sarebbe stata inventata dal Dedalo, il mitico costruttore del Labirinto – che, apprese le tecniche di lavorazione del legno (lignum), avrebbe realizzato come primi oggetti un tavolo e uno sgabello. Dedalo inoltre avrebbe anche inventato gli strumenti principali utilizzati dai falegnami per misurare e lavorare il legno.
Torniamo al nostro rilievo ed esaminiamolo in dettaglio. Sono presenti otto personaggi: una donna (la seconda da sinistra) e sette uomini (di uno di essi molto lacunoso). La donna è proprio la dea protettrice dei falegnami, Minerva, in piedi, con indosso il chitone (la lunga tunica greca) e sul petto una raffigurazione della testa di Medusa. Non si sono conservati l’elmo e la lancia, attributi tipici della dea della sapienza.
L’iconografia del rilievo preso in esame rispecchia fedelmente il mito.
[Maria Teresa Natale, travel designer]