Il bombardamento di Roma del 13 agosto 1943

Siamo soliti commemorare il bombardamento del 19 luglio, ma non dobbiamo dimenticare che Roma ne subì un altro, estremamente intenso, ventiquattro giorni dopo, venerdì 13 agosto tra le 11 e le 12,33, provocando ancora una volta la morte di centinaia di vittime.

Ormai i romani non si stupivano più nel vedere le bombe che venivano lanciate dalle 106 fortezze volanti scortate da caccia intercettori Lightning, incursori Marauder e bombardieri Mitchell. La formazione di 409 aerei, decollati dalla Tunisia, dall’Algeria e da Pantelleria, scaricò sulla città cinquecento tonnellate di esplosivo per completare la distruzione di quanto era ancora in piedi presso gli aeroporti del Littorio e di Ciampino e presso lo Scalo San Lorenzo e per distruggere gli scali di smistamento delle stazioni Prenestina e Tuscolana. Presso i quartieri Tuscolano, Casilino, Portonaccio, Appio, Tor Pignattara e nuovamente San Lorenzo case, strade e infrastrutture venero duramente colpite, almeno trenta palazzi furono completamenti distrutti, molti edifici risultarono seriamente danneggiati o devastati dalle fiamme. Tra i generali che parteciparono all’incursione, a bordo del “Dirtie Gertie” c’era il generale Jimmy Dolittle, famoso per essere colui che aveva bombardato Tokyo.

Ritratto di Don Raffaele Melis [Fonte: Italianiinguerra]
Ritratto di Don Raffaele Melis [Fonte: Italianiinguerra]
Al Ponte Casilino si consumò una vera e propria tragedia: due bombe centrarono i binari della linea Roma-Napoli bloccando un treno diretto a Termini che trasportava 1200 rimpatriati dall’Africa Orientale, costretti a tornare a Roma dopo aver perso tutto nei territori dell’Impero sull’orlo della disfatta. Terrorizzata la folla di viaggiatori fuggì cercando un riparo ai lati della ferrovia, ma due caccia si abbassarono mitragliando e spezzonando i fuggitivi. Dalla vicina chiesa di Sant’Elena accorse il parroco, Don Raffaele Melis, che fu a sua volta falciato dalle bombe.

Una lapide all’interno della chiesa così recita:

“Il Buon pastore dà la vita per le sue pecorelle. Durante l’incursione del 13 agosto 1943 veniva trovato morto accanto ad altri morti stringendo nella mano sinistra il vasetto dell’olio santo, mentre la destra faceva l’atto di segnare col pollice la croce dell’estrema unzione. P. Raffaele Melis parroco di Sant’Elena. ACS posero”.

Lungo la ferrovia, tra la Via Casilina e Via del Mandrione una croce e una lapide ricordano quel tragico giorno.

Cesare De Simone, in Venti angeli sopra Roma: i bombardamenti aerei sulla città eterna, 19 luglio e 13 agosto 1943 ((Milano: Mursia, 1993) riporta le testimonianze di tanti sopravvissuti. tra cui quella di un abitante di Tor Pignattara che ricordava le bandiere tricolori sparpagliate nel quartiere a seguito del bombardamento del deposito in cui erano conservate. Pensava fossero stati gli americani a gettarle, a mo’ di volantini…

Come già il 19 luglio, il pontefice Pio XII, accompagnato da Monsignor Montini, si fece accompagnare nella Mercedes papale nera a San Giovanni: l’auto uscì dal cortile di San Damaso e arrivò a destinazione dopo aver attraversato ponte Vittorio, Largo Argentina, Piazza Venezia, Via dell’Impero, Piazza San Giovanni, Porta Maggiore e Via Taranto. Il papa sostò di fronte alla chiesa di Via Taranto e alla Chiesa dei SS. Fabiano e Venanzio aVilla Fiorelli, benedicendo la popolazione e osservando, “pallido per l’emozione”, le macerie e le barelle della Croce Rossa Italiana che trasportavano i feriti.

 
Facciata della Chiesa dei SS. Fabiano e Venanzio [Foto: Associazione culturale GoTellGo]
Facciata della Chiesa dei SS. Fabiano e Venanzio [Foto: Associazione culturale GoTellGo]
Chiesa dei SS. Fabiano e Venanzio, lapide in ricordo della visita di papa Pio XII il 13 agosto 1943 [Foto: Associazione culturale GoTellGo]
Chiesa dei SS. Fabiano e Venanzio, lapide in ricordo della visita di papa Pio XII il 13 agosto 1943 [Foto: Associazione culturale GoTellGo]

Si fece poi condurre alla Basilica di San Giovanni dove si rivolse a una folla oceanica benedicendola e incoraggiandola. Molte sono le immagini di quell’evento, erroneamente attribuite fino a poco tempo fa alla visita del papa a San Lorenzo.

Papa Pio Xii distribuisce aiuti in denaro dopo i bombardamenti di Roma a Piazza San Giovanni, 13 agosto 1943. Nell'angolo di destra è riconoscibile il Sostituto segretario di Stato Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI
Papa Pio Xii distribuisce aiuti in denaro dopo i bombardamenti di Roma a Piazza San Giovanni, 13 agosto 1943. Nell’angolo di destra è riconoscibile il Sostituto segretario di Stato Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI
La mattina successiva, il 14 agosto, il governo Badoglio dichiarerà Roma “città aperta”. Una nota ufficiale spedita dal Ministro degli Esteri Raffaele Guaraglia, attraverso la Santa Sede e il canale diplomatico dei neutrali Svizzera e Portogallo, ai governi inglese e statunitense recita:

“Il governo italiano aveva notificato sin dal 31 luglio, per il tramite della Santa Sede, la decisione presa di dichiarare Roma città aperta, ed era in attesa di conoscere le circostanze nelle quali questa dichiarazione poteva essere accettata. Dato il succedersi delle offese aeree su Roma, centro della cattolicità, il Governo italiano è venuto nella determinazione di procedere. senza attendere oltre, alla formale e pubblica dichiarazione di Roma città aperta, e sta prendendo le necessarie misure a norma del diritto internazionale”.

A seguito di questa decisione, alle batterie antiaeree di Roma fu ordinato dal Comando supremo di non reagire più nei confronti degli aerei alleati che volavano sulla città.

Nei giorni successivi, gli sforzi per garantire a Roma lo stato di “città aperta” sfumeranno e l’8 settembre i tedeschi occuperanno Roma.

Roma continuò a subire altri bombardamenti, se ne conteranno ben 51. L’ultimo fu il 3 maggio 1944 nei quartieri Quadraro e Magliana.

[Maria Teresa Natale, travel designer e guida turistica, 13 agosto 2020] 

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