Sesto giorno del cammino dello sbarco in Normandia: tappa piuttosto faticosa da Vierville-sur-Mer a Isigny-sur-Mer, al confine tra il Dipartimento del Calvados e quello della Manche.
Per la prima volta da quando abbiamo iniziato il cammino, il cielo è coperto e minaccia pioggia, il fatto che non ci sia il sole è un sollievo perché la tappa è molto lunga.
Salutiamo i gatti della casetta di pietra di Louvières e torniamo a Vierville-sur-Mer, nei pressi del locale museo la strada è bordata dagli ormai noti tetraedi di cemento per le difese da spiaggia del vallo atlantico e le lunghe passerelle britannniche galleggianti (whale) dei porti Mulberry che ad Arromanches-les-Bains avevamo solo potuto immaginare.
Oltrepassiamo un campeggio e grazie alle tracce GPS riusciamo a seguire l’itinerario, che negli ultimi tempi non è stato molto frequentato. I pantaloni lunghi sono d’obbligo per aprirsi un varco tra distese di grano e mais, campi di camomilla, cespugli di gustosissime more. La falesia è alla nostra destra ma ci teniamo a debita distanza.
All’improvviso, dal grano trebbiato spunta un bunker Tobruk, uno dei tanti disseminati lungo il vallo, una piccola fortificazione corazzata in calcestruzzo con un grosso foro nella parte superiore: non facciamo fatica a immaginare uno o due soldati tedeschi appostati con le loro mitragliatrici. Furono gli italiani a costruire i primi modelli di questo tipo di bunker durante le campagne in Nord-Africa.
Concentratissimi, continuiamo a seguire le scarne tracce del sentiero, a volte le perdiamo, torniamo indietro o cerchiamo possibili alternative.
Finalmente raggiungiamo il bordo della falesia e riconosciamo la Pointe du Hoc con l’antistante faraglione.
All’alba del DDay venne conquistata da un manipolo di ranger statunitensi che si arrampicò con grappini e scale da pompiere sulla falesia alta almeno trenta metri per neutralizzare una delle batterie tedesche più pericolose a metà strada tra le spiagge di Omaha e Utah. Ci vollero due giorni per portare a termine l’obiettivo a fronte di perdite molto pesanti.
L’area oggi è diventata un frequentato luogo della memoria ad accesso libero dove percorrendo ordinati vialetti si fiancheggiano le strutture del complesso fortificato tedesco.
Non si può non rimanere impressionati dalle casematte dilaniate dalle bombe e dai grossi crateri causati dai bombardamenti statunitensi.
Sulla punta della scogliera un grosso monolite di pietra è stato eretto in omaggio ai ranger.
Un gruppo di turisti fotografa lo stretto della Manica oltre il quale si estende la Gran Bretagna. Alle loro spalle l’imponente batteria che fronteggia il mare incute ancora oggi terrore.
Lasciamo la Pointe du Hoc e riprendiamo il cammino, più facilmente rintracciabile. Iniziamo a scendere fino al livello del mare.
Camminando sui ciottoli, raggiungiamo il borgo marinaro di Grandcamp-Maisy. Grossi nuvoloni grigi si stagliano all’orizzonte, uno stormo di gabbiani stride sulle nostre teste, non piove però e stanchissimi decidiamo di fermarci per mangiare un panino su uno dei moli di cemento lungo la spiaggia.
Prima di ripartire prendiamo un caffè seduti in un piccolo bistrot di fronte a un quadretto che raccoglie le firme autografe dei veterani di passaggio.
Ci rimettiamo in cammino, l’itinerario è ancora lungo e iniziamo a sentire il peso dello zaino sulle spalle.
Costeggiamo minuscole casette di vacanzieri, ognuna con il proprio vialetto ricavato nella duna per raggiungere il mare. Un’imponente casamatta sta pericolosamente digradando verso il mare. Il grigio del cemento fa il paio con il grigio delle nuvole.
Costeggiamo il mare e viriamo a sinistra fiancheggiando l’insenatura della Baie des Veys. Il viottolo si inoltra tra gli stagni sabbiosi del largo estuario creato da ben quattro fiumi: la Douve, la Taute, la Vire e l’Aure. Pare che qui abiti anche una colonia di foche che non abbiamo la fortuna di incontrare. Siamo nel Parco naturale del Cotentin e del Bessin.
La marea è bassa, presso un’ennesima fortificazione tedesca riprendiamo fiato. Distrutta dalla stanchezza, mi vorrei fermare a oltranza, ma i miei compagni mi incitano a proseguire. Manca ormai poco.
Sulla sinistra alle distese di fango disseccato si susseguono bacini per la pesca sportiva.
E finalmente arriviamo al grazioso porticciolo di Isigny-sur-Mer. Ci attendono un meritato riposo nel centralissimo Hotel de France e una gustosa cena.
[Maria Teresa Natale, travel designer]
Tappa percorsa il 26 luglio 2019.
Totale km percorsi: circa 29
Il diario di viaggio completo del Cammino dello sbarco in Normandia
Tappa 1: da Merville a Ouistreham
(Totale km percorsi: 15,80)
Tappa 2: da Ouistreham a Courseulles-sur-Mer
Totale km percorsi: 22,70
Tappa 3: da Courseulles-sur-Mer ad Arromanches-les-Bains
Totale km percorsi: 15,40
Tappa 4: da Arromanches-les-Bains a Port-en-Bessin-Huppain
Totale km percorsi: 13,14
Tappa 5: da Port-en-Bessin a Vierville-sur-Mer
Totale km percorsi: 15,20
Tappa 6: da Vierville-sur-Mer a Isigny-sur-Mer
Totale km percorsi: circa 29
Tappe 7-8: Isigny-sur-Mer, Saint-Mère-Eglise, Utah Beach
Totale km percorsi a piedi e in bicicletta: circa 45
Note per i camminatori che intendono percorrere il cammino dello Sbarco in Normandia