Quattro post per raccontare quattro tappe del Cammino di Francesco da Rieti a Collevecchio con qualche suggerimento e informazione per chi intende ripercorrerle. Il primo è dedicato a raccontarvi la nostra esperienza da Rieti a Greccio.
18 agosto. Partiamo da Roma, di domenica pomeriggio, siamo in due, Susanna e la scrivente. Prendiamo il bus Cotral alla Stazione Tiburtina (costo 4,5 euro a biglietto) e in 75 minuti giungiamo a Rieti, senza incontrare traffico alcuno. Lasciamo gli zaini all’Hotel Miramonti, comodo e centrale e facciamo quattro passi nella graziosa, pulita e ordinata cittadina.
Innanzitutto ci preoccupiamo di acquistare gli ingredienti per il pranzo al sacco del giorno dopo, alcuni residenti ci indicano il non lontano Centro commerciale Perseo, aperto anche di domenica pomeriggio, con un supermercato ben fornito.
Risaliamo in centro e ci fermiamo di fronte alla romanica Cattedrale di Santa Maria Assunta ampiamente rimaneggiata in epoca barocca e danneggiata nei secoli da importanti terremoti. All’interno, la cappella dedicata a Santa Barbara, la quarta a sinistra, è stata progettata addirittura dal grande Gian Lorenzo Bernini, mentre la cappella di Santa Caterina, terza a sinistra, è opera di Giuseppe Valadier. Da non perdere la cripta romanica al di sotto del transetto. Una delle colonne che sorreggono le campate è costituita da una pietra miliare dell’antica Via Salaria. Non risalite senza aver visto gli affreschi cinquecenteschi dell’abside raffiguranti l’Apostolo Pietro e San Giorgio che combatte con il drago.
Continuiamo a esplorare la città un po’ a caso e finiamo a Piazza San Rufo, che la targa stradale definisce Centro d’Italia. Un’antichissima tradizione di epoca romana soleva collocare proprio a Rieti, l’antica Reate, l’umbilicus Italiae, difficile a dirsi se in senso geometrico o simbolico.
Al centro della piazza, campeggia invece la cosiddetta “caciotta”, un’enorme base di colonna in travertino che rimanda all’ombelico italiano, progettata nel 1998 da due architetti georgiani.
Si è fatta ora di cena e decidiamo di fermarci a mangiare proprio qui. Prendiamo posto all’estremità della veranda esterna, da cui possiamo allungare una mano per riempire il bicchiere alla fontanella di cui sopra.
Selezioniamo dal menu due primi veramente gustosi, i girasoli con pere e gorgonzola e le fregnacce alla sabinese, una sorta di maltagliati conditi con pomodoro, funghi, olive nere e melanzane, accompagnati da due calici di vino rosso della casa.
Dopo una notte di riposo, partiamo per la prima, impegnativa tappa di 23,5 km alle 7,30. Accendiamo il nostro lettore GPS, imbocchiamo Via Roma e in pochi minuti raggiungiamo il Velino, uno dei più importanti fiumi del Lazio che in epoca romana, prima che nel 271 a.C. il console Mario Curio Dentato realizzasse importanti opere idrauliche, impaludava tutta la piana reatina.
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Continuiamo a fiancheggiare il Velino fino a incontrare, senza attraversarlo, il Ponte Andrea Milardi. Non possiamo non ricordare lo stimatissimo dirigente sportivo e allenatore di atletica leggera scomparso nel 2016, che fondò l’Atletica studentesca Ca.ri.ri. e che ha portato a grandi successi numerosissimi atleti italiani.
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Non lontano, nella Cappella della Maddalena già esistente al tempo di Francesco, vicino alla finestra di sinistra, si conserva il Tau attribuito a Francesco che riconosceva in questo simbolo biblico di redenzione la Croce di Cristo.
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Poco oltre una scaletta conduce a una fenditura nella roccia corrispondente allo speco dove Francesco era solito pregare e meditare in solitudine. Proprio qui a Fontecolombo, sempre più sofferente per una grave infezione agli occhi Frate Elia lo convinse a sottoporsi al cauterio, un ferro rovente che doveva arginare l’infezione e secondo Tommaso da Celano …….
Qui è anche la Grotta di Frate Leone, il sacerdote confessore di Francesco negli ultimi anni della sua vita.
Per chi fosse interessato, a Fonte Colombo è possibile dormire, qui le informazioni.
Da Fonte Colombo ci incamminiamo in discesa in direzione di Piani Sant’Elia, frazioncina del borgo di Sant’Elia.
Lungo il cammino, accanto ad una casa, incontriamo una giovane straniera che ha quaranta gatti e un cane. Ci racconta che quando il cane esce in passeggiata i gatti lo seguono in processione e lo difendono…
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Proseguiamo il cammino imboccando una stradina a destra della provinciale oltre la ferrovia, fiancheggiata da campi di girasoli e coltivazioni di ortaggi e costeggiamo la stazioncina ferroviaria di Poggio Fidoni.
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Una lunga salita sotto un sole cocente termina finalmente nel borgo antico di Contigliano dove ci concediamo una meritata sosta panino sugli scalini della barocca Collegiata di San Michele Arcangelo, progettata niente meno che dal romano Giovanni Antonio De Rossi.
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Proseguendo fiancheggiamo la medievale e imponente Abbazia cistercense di S. Pastore, privatizzata e trasformata in residenza d’epoca e location per eventi.
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Alle 16,30 terminiamo la tappa a Greccio. Lasciati gli zaini all’accogliente Hotel La Fonte, in posizione strategica sulla piazza principale, facciamo due passi nel borgo, considerato tra i più belli d’Italia e gemellato con Betlemme. Troneggia sulla piazza, in cima a una scenografica scalinata, la Chiesa di San Michele Arcangelo con il campanile che un tempo costituiva la torre principale del paese.
Il paese è semidisabitato e non ci sono che pochi servizi, nonostante sia agosto. Non ce lo aspettavamo assolutamente. Veniamo a sapere che si anima solo a dicembre in occasione del tradizionale mercatino. In piazza c’è il Bar del Passeggero, un dispensario farmaceutico stagionale, naturalmente chiuso, che consegna le medicine ai quaranta residenti solo su ordinazione, come il piccolo alimentari di Piero, romano e trapiantato a Greccio da sei anni, dove riusciamo a farci fare giusto due panini con la mortadella per il giorno dopo.
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