Il Pescatore di anguille di Dino Basaldella alla Galleria d’Arte Moderna di Roma

Presso le sale della GAMGalleria d’Arte Moderna di Roma è esposta un’opera di grande vivezza ed immediatezza: è il Pescatore di anguille, statua in bronzo realizzata da Dino Basaldella nel 1935, con la quale lo scultore partecipò alla II Quadriennale di Roma.

Dino Basaldella, il pescatore di anguille [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Chiara Morabito, CC BY NC SA]
Dino Basaldella, il pescatore di anguille [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Chiara Morabito, CC BY NC SA]
Dino Basaldella (1909-1977), fratello degli altrettanto noti scultori Afro e Mirko, nel secondo dopoguerra aderisce al movimento del “Realismo sociale” prima, e del “Postcubismo” poi. Il Pescatore di anguille, tuttavia, appartiene a una fase precedente allo scoppio del secondo conflitto mondiale, quando l’artista è ancora incline al naturalismo e alla verosimiglianza.

Nel Pescatore di anguilla (l’uso del singolare è una curiosa variante del titolo dell’opera, ed in effetti uno soltanto è il pesce che il giovane regge nella mano, mentre nell’altra ha un sasso), opera dunque appartenente a questa fase di ricerca del vero, Basaldella coglie l’attimo decisivo in cui un giovane riesce ad afferrare una scivolosissima anguilla. Il ragazzo sta semisdraiato, lo sforzo e la tensione della difficoltosa pesca ne determinano la torsione del busto e il sollevamento delle gambe; gli arti sono entrambi tesi, uno sollevato per lo scatto e per il tentativo di rimanere in equilibrio, per non lasciarsi sfuggire la preda appena catturata, l’altro è simile a un punto di appoggio, a una leva sulla quale il giovane fa forza per non cadere.

Dino Basaldella, il pescatore di anguille, dettaglio [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Chiara Morabito, CC BY NC SA]
Dino Basaldella, il pescatore di anguille, dettaglio [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Chiara Morabito, CC BY NC SA]
Lo snello fanciullo è nudo: la sua nudità è l’autenticità della sua verde età, è il vigore fresco della sua forza giovanile, è il libero contatto con il mondo naturale che egli sembra quasi dominare nel momento in cui afferra lo sfuggente animale con disinvoltura, nonostante lo sforzo. La capigliatura, scompigliata, è a ciocche folte, il volto è concentrato. Sulla sommità del suo capo sembra essere appoggiato un panno, è lecito dedurre che si tratti di un fazzoletto (o qualcosa di simile), bagnato per proteggere la testa dalla forza del sole che picchia sul capo, durante la pesca.

Dino Basaldella, il pescatore di anguille, dettaglio [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Chiara Morabito, CC BY NC SA]
Dino Basaldella, il pescatore di anguille, dettaglio [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Chiara Morabito, CC BY NC SA]
La superficie della scultura è scabra e lucente al tempo stesso, esito della ricerca espressiva condotta dall’artista verso un «impressionismo luministico» (sono parole di Basaldella stesso), cioè uno stile quasi naturalistico che trova perfetta compiutezza nella spontaneità del gesto del Pescatore della GAM.

Quello del pescatore di anguille è un mestiere antico, ormai quasi scomparso almeno nelle sue forme più tradizionali. Eppure fino a poco tempo fa, ancora alla metà del secolo scorso quando ancora il lavoro manuale era ben più diffuso di quello meccanizzato, il mestiere era assai praticato; un lavoro certamente duro, non di rado ingrato, ma spesso unica fonte di sopravvivenza.

La dimensione di fatica e di speranza di una sorte favorevole accompagnano le uscite per fiumi, per mari e per lagune di tutti i pescatori, e ben traspaiono dalla pesca manuale in cui tanto si impegna Pescatore di Dino Basaldella.

[Chiara Morabito]

 

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