MuseoMix: maratona creativa nel piccolo museo di Châteauneuf-les-Martigues

Oggi vi voglio raccontare un’esperienza molto interessante a cui ho preso parte dal 10 al 12 novembre 2023 a Châteauneuf-les-Martigues, una cittadina a pochi chilometri dallo stagno di Berre, nei pressi di Marsiglia, La vita in questo territorio è attestata sin dalla preistoria: infatti, nel sito noto come “il ricovero di Font-aux-Pigeons” sono state ritrovate, a partire dal 1899, testimonianze di una comunità di cercatori-raccoglitori risalente al Mesolitico Castelnoviano (6500-6200 a.C.) e, in siti poco distanti, scavi archeologici hanno portato alla luce reperti del Neolitico (5200-2500 a.c.), del Calcolitico (2500-1800 a.C.), dell’età del Bronzo (1800-700 a.C.), dell’età del Ferro e dell’epoca gallo-romana (700 a.C. – 400 d.C.).

Il sito di Font-au-Pigeons e il plastico nel museo [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]
Proprio per l’importanza di tutte queste scoperte, a partire dal 1967 fu creato, all’interno dell’antica dimora dei Seytres-Caumont – ultimi signori di Châteauneuf – un piccolo museo grazie al lavoro di appassionati e cultori di archeologia, con l’obiettivo di valorizzare e raccontare la millenaria storia del territorio, parzialmente cancellata per la costruzione della vicina autostrada nei primi anni Settanta del Novecento.

Sono stati proprio gli Amici del Museo di Castrum Vetus, un’associazione senza scopo di lucro, a ospitare MuseoMix, una maratona creativa per ripensare il museo, che ogni anno si svolge in Francia nel mese di novembre in musei diversi. Si tratta di un’esperienza molto coinvolgente che mette insieme esperti con competenze diversificate che si mettono in gioco per produrre, nell’arco di 92 ore, prototipi di progetti da testare con il pubblico, che in futuro potrebbero essere implementati dal museo ospitante e comunque fungere da modello per altre istituzioni. Per tre giorni, dalle nove di mattina alla mezzanotte, l’ente ospitante mette a disposizione di MuseoMix tutte le sale e le attrezzature del museo che diventa un brulicante laboratorio e una vera e propria fucina di idee.

Chi sono i protagonisti di questa maratona creativa? Esperti di contenuto, comunicatori, grafici, makers, informatici, facilitatori, mediatori, naturalmente supportati dagli Amici del Museo che cercano in ogni modo di rispondere ai bisogni dei creativi in termini di attrezzature e materiali.

MuseoMix 2023 [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]
Quali sono state le fasi di lavoro da realizzarsi nell’arco dei tre giorni? Visita del museo a cura di un esperto del territorio; brainstorming collettivo tra tutti i partecipanti (tanti post-it con idee, dubbi, desiderata); mercato delle idee; costituzione delle squadre (ognuno ha scelto a quale progetto partecipare in base ai propri interessi e alle proprie competenze); due riunioni plenarie al termine del primo e secondo giorno per raccontare lo stato di avanzamento del progetto a parole e con un video; finalizzazione del prototipo e dei materiali; test da parte del pubblico all’interno del Museo; documentazione del progetto da rendere disponibile alla comunità di MuseoMix.

Le diverse fasi di MuseoMix [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]
L’edizione di quest’anno, associata al progetto europeo Pitcher (programma ErasmusPlus) aveva l’obiettivo di concepire e testare un insieme di risorse educative aperte (OER) ai fini di migliorare la capacità degli insegnanti e dei mediatori di proporre nuove esperienze di apprendimento per sostenere la lotta contro l’asportazione e il traffico illecito di beni culturali.

Ho vissuto tre giorni molto intensi, ma estremamente stimolanti: non era previsto che un prototipo di progetto non venisse completato, quindi ogni gruppo si è impegnato fino all’ultimo secondo.

La nostra équipe (i Pilleurs = i Ladri) era composta da cinque persone di nazionalità italiana, catalana e francese (un’archeologa, la direttrice di un museo, un’insegnante, un ingegnere e un grafico, supportati dai makers di un FabLab di Marsiglia) che si sono messe in gioco per tre giorni al fine di realizzare l’idea di progetto nei tempi previsti. Ognuno ha contribuito con la propria creatività, la propria esperienza, il proprio know-how; ogni suggerimento è stato valutato e possibilmente integrato nella proposta; ognuno ha trovato il proprio ruolo e nessuno si è sentito escluso. Solo unendo le forze siamo riusciti a concludere il prototipo in tempo per il test del pubblico, previsto nel pomeriggio del terzo giorno.

L’équipe dei Pilleurs [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]
La nostra idea consisteva nell’ideare un escape game, il cui fine ultimo fosse il ritrovamento degli oggetti rubati nel museo.

Siamo partiti dall’esplorazione delle sale museali e del sito archeologico di Font-aux-Pigeons, distante poche centinaia di metri dal museo, abbiamo quindi deciso di ideare un gioco destinato a famiglie e scuole primarie e secondarie di primo grado, focalizzato su un percorso cronologico attraverso il museo che tenesse conto di sei fasi (Mesolitico, Neolitico, Età del Bronzo, Età romana, Medioevo, Età moderna), corrispondenti a sale diverse del museo. Per ogni fase abbiamo individuato un oggetto significativo, ipotizzando che fosse stato rubato. Sei oggetti quindi (un’ascia votiva in selce, un vaso pluriansato in argilla, un pugnale di bronzo, un’anfora vinaria, la statuina di un pellegrino, un velocipede a motore), per ognuno dei quali abbiamo ideato una storia legata a una possibile motivazione di furto (collezionismo, rituale simbolico, necessità economiche ecc.).

I sei oggetti selezionati per essere associati a delle storie di furto o traffico illecito [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]
Alla partenza, il giocatore viene dotato di un kit contenente il libretto di gioco e una serie di materiali per portare a termine alcune sfide.

Cosa deve fare quindi? Per ogni oggetto individuato, dopo averne letto la storia corrispondente, egli deve cimentarsi in un’attività o sfida prima di poter passare all’oggetto e alla sala successivi: decorazione di un coccio d’argilla con una conchiglia del tipo Cardium; identificazione su una mappa muta delle aree geografiche in cui si era sviluppata la cultura del Vaso campaniforme; vestizione di una sagoma di cartone con abiti in pelle di montone, accessori, ornamenti e capigliatura; identificazione di alcune monete e associazione degli imperatori effigiati a eventi significativi della loro epoca; completamento di alcune parole mancanti nella trascrizione di un antico codice medievale; identificazione della funzione di alcuni oggetti della civiltà contadina, non più in uso.

Costruzione e selezione dei materiali per le attività pratiche [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]
Dopo essersi cimentato nelle singole attività o sfide, per il cui completamento è necessario osservare con attenzione le collezioni di oggetti e il materiale didattico presenti nelle singole sale, il partecipante si reca verso l’uscita dove, dopo aver completato un puzzle con un’illustrazione del plastico raffigurante il sito della Font-aux-Pigeons, deve identificare il codice attraverso il quale aprire il lucchetto della cassaforte nella quale i ladri hanno depositato gli oggetti rubati.

Oggetti realizzati con stampanti 3D [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]
Prima di uscire il personale del museo rilascerà un piccolo omaggio al partecipante in ricordo dell’esperienza vissuta (nel nostro caso, una cartolina raffigurante il sito preistorico, con riportata sul retro l’origine del curioso toponimo legato ai piccioni).

Realizzazione del puzzle finale per ottenere il codice [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]
In che modo abbiamo sfruttato le competenze dei nostri grafici e makers? Nella progettazione e impaginazione grafica del libretto, nell’illustrazione delle sei storie con immagini originali realizzate con l’intelligenza artificiale (app chatCBT), nella realizzazione di una copia miniaturizzata degli oggetti rubati realizzata in stampa 3D dopo aver individuato modelli tridimensionali gratuiti (ottima la resa dell’anfora, del vaso e del pugnale, meno soddisfacente quella degli altri tre oggetti).

Immagini relizzate con chatCBT [a cura di Aurélien]
Immagini relizzate con chatCBT [a cura di Aurélien Beguet]
E che dire delle altre due équipes che si sono cimentate nello sviluppo di un progetto? Il secondo gruppo ha montato all’interno di una sala del museo un laboratorio e una grande cassa contenente sabbia per proporre al visitatore una simulazione di scavo archeologico e renderlo consapevole delle attività tecnico-scientifiche conseguenti al ritrovamento dei reperti: dalla loro identificazione, alla loro catalogazione, allo studio. Particolarmente interessante l’allestimento di una scatola di cartone con una piramide in plastica al suo interno, montata all’inverso su un tablet, finalizzato a creare, per mezzo di un ologramma in finto 3D, la silhouette di un’esperta intenta a fornire spiegazioni scientifiche.

Realizzazione di un ologramma [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]
Il terzo gruppo, infine, ha ideato un viaggio nel tempo da parte di Alex, un giovane archeologo che, a causa di una tempesta improvvisa lungo le sponde dello stagno, viene catapultato in mille avventure che trascendono le epoche e gli consentono di acquisire delle conoscenze sulla vita quotidiana degli antichi.  In questo caso i materiali necessari erano un libretto di gioco, delle scatolette con degli stickers personalizzati e dei materiali per cimentarsi in alcune attività.

Nel pomeriggio del terzo giorno, il pubblico ha risposto positivamente all’invito degli Amici del Museo di Castrum Novum di venire a testare i prototipi realizzati dalle tre équipes e così visitatori singoli, gruppi di amici e famiglie si sono potuti cimentare nelle varie sfide, consentendo ai progettisti di valutare i punti di forza e le migliorie da apportare ai prototipi.

Il test finale [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]
Un piccolo museo, poco noto al di fuori della comunità locale, è stato per tre giorni al centro di un’esplosione di energia creativa che non potrà aver altro che ripercussioni positive per la comunità territoriale in un prossimo futuro.
E se vi dovesse capitare di passare qualche giorno a Marsiglia non dimenticate di visitare il Museo degli amici di Castrum Novum, aperto al pubblico ogni domenica, di pomeriggio.

[Maria Teresa Natale]

L’équipe dei Pilleurs era composta da: Aurélien Beguet, Nuri Cassanyes Borrell,  Maria Teresa Natale, Laura Romero Torres, Pier Giacomo Sola

 

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