Piazza Giuseppe Sapeto è una piazza romana nel quartiere Garbatella, compresa tra via Giovanni Battista Scalabrini e via Angelo Orsucci. Risalente al 1925, si localizza in un settore della città-giardino le cui strade vennero intitolate a missionari.
E infatti Giuseppe Sapeto (Carcare 1811 – Genova 1895) fu un missionario dell’Ordine dei lazzaristi di S. Vincenzo de’ Paoli, orientalista, appassionato di esplorazioni e protagonista nei primi tentativi di espansionismo coloniale italiano in Africa. Poco più che venticinquenne, si stabilì ad Adua in Etiopia, nella provincia del Tigrè, dove si dedicò alla scrittura di alcune pubblicazioni sull’Eritrea e l’Abissinia. Nei primi anni Cinquanta dell’Ottocento viaggiò a lungo assieme al fratello nella Dancalia studiando le popolazioni dei Mensâ, dei Bogos e degli Habab e pubblicando approfonditi resoconti di viaggio. Fautore del colonialismo italiano, con l’imminente apertura del Canale di Suez sollecitò più volte il governo italiano ad acquistare una porzione di territorio lungo una delle rive del canale in vista delle nuove prospettive commerciali.
Nel 1869 il Ministro degli Esteri Luigi Federico Menabrea stipulò un contratto segreto col Sapeto, incaricandolo di acquistare, per conto del governo italiano, “sulle coste dell’Asia o dell’Africa quei terreni, spiaggie, rade, porti o seni di mare” che gli fossero sembrati idonei. L’esploratore visionò diversi tratti di costa già occupati da inglesi e francesi finché non approdò nella Baia di Assab, nel Corno d’Africa, dove versò un anticipo in talleri di Maria Teresa per l’acquisto di un lembo di litorale della lunghezza di quattro miglia. Nel frattempo il governo italiano era caduto e il nuovo Presidente del Consiglio Giovanni Lanza riteneva rischioso dal punto di vista diplomatico lanciarsi allo scoperto in una politica d’oltremare. Pertanto Sapeto, ormai svestito dell’abito talare, venne incaricato nel 1870 di curare per conto della compagnia di navigazione di Raffaele Rubattino, l’acquisto della Baia di Assab in Eritrea. Il governo italiano aveva imposto all’imprenditore di intestare l’acquisto alla società di navigazione con il pretesto di allestire una base per il rifornimento del carbone e Rubattino non aveva potuto rifiutare la richiesta dal momento che lo Stato italiano lo stava salvando dal fallimento.
A metà febbraio Sapeto si imbarco pertanto alla volta di Assab sul piroscafo “Africa” della Rubattino, condividendo il viaggio con il geologo Arturo Issel, il botanico Odoardo Beccari e il naturalista Orazio Antinori. Il contratto definitivo di acquisto con i proprietari dancali venne stipulato l’11 marzo 1870 ma ben presto il possedimento della Rubattino venne rivendicato dagli egiziani, che agivano sotto la sovranità della Turchia.
Dopo circa un decennio, nel 1879 Rubattino venne nuovamente incaricato dal governo italiano di far da prestanome per far valere i propri diritti sull’unico possedimento in terra d’Africa, che alla fine venne acquistato ufficialmente il 10 marzo 1882 al costo di 416.000 lire.
Tra gli scritti del missionario-esploratore Sapeto, ricordiamo: Viaggio e missione cattolica fra i Mensâ, i Bogos e gli Habab, con un cenno geografico e storico dell’Abissinia, Tip. della S. Congreg. di Propaganda Fide, 1857, originale alla Biblioteca Pubblica di Lione (Bibliothèque Jésuite des Fontaines); L’Italia e il Canale di Suez: operetta popolare Tip. Pellas, 1863, originale alla Università di Losanna; Assab e i suoi critici, Genova, Pellas, 1879.
[Maria Teresa Natale]
La politica italiana come sempre , rinnega i suoi investimenti all’estero.
Momenti di lucidità e poi il silenzio totale.
Gli investimenti sulle scuole italiane all’estero quasi nulli, il degrado di lavori fatti dagli italiani, dimenticati.
Cambiano i governi italiani e tutto quello fatto in precedenza finisce nell’ obbliò per anni.