Dopo essermi immersa nel passato più che remoto delle ammoniti del Duomo di Parma (vedi post dedicato), ho deciso di passeggiare senza meta perdendomi nelle stradine del centro storico e sono arrivata in Borgo Palmia davanti alla bella facciata settecentesca di San Tiburzio.
Entro per pura curiosità e rimango fulminata: l’oratorio (non più adibito al culto) è un tripudio di fiori freschi e secchi che scendono a cascate dal soffitto! Fiori di campo e di campagna, abilmente legati in lunghissimi mazzi – suddivisi per forme e colori – che si riversano dall’alto del soffitto fin sopra la testa piegata all’indietro dei visitatori.
Un modo decisamente originale per scoprire la bellezza e i colori della campagna inglese! Si tratta di Florilegium, la prima installazione in Italia dell’artista britannica Rebecca Louise Law, conosciuta per la creazione di installazioni immersive con materiali naturali. Fino a novembre 2023 sarà aperta al pubblico ogni sabato e domenica. Si tratta di un’opera destinata a cambiare nel tempo, non solo per il naturale modificarsi, seccandosi, dei fiori che la compongono ma anche per alcuni interventi dell’artista e dei cittadini. Tra questi l’inclusione nell’opera del fiore che più di ogni altro simboleggia la città: la violetta di Parma.
L’installazione vuole essere anche un omaggio all’Antica Farmacia di San Filippo Neri, che si trova in Palazzo San Tiburzio, del quale fa parte anche l’Oratorio. La farmacia è un “luogo del cuore” del FAI (Fondo Ambiente Italiano) ed è visitabile. Dal Cinquecento e fino all’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (anni Sessanta del Novecento) offriva medicinali gratuiti e assistenza sanitaria a chi aveva bisogno di cure. Nella farmacia venivano preparati i medicinali per le persone povere e ammalate. Si possono vedere ancora gli antichi armadi e i banchi con ampolle, alambicchi e provette e anche i vasi con gli ingredienti e i ricettari.
Perdersi tra le stradine dei centri storici riserva sempre qualche sorpresa. Basta guardare con gli occhi per terra e il naso al cielo.
[Elena Tredici]
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