Roma: serendipiwalk alla Montagnola e a Grottaperfetta

In questo post riportiamo i risultati del Serendipiwalk tenuto il 29 dicembre 2018 tra le zone della Montagnola e Grottaperfetta a Roma e organizzato dall’Associazione culturale GoTellGo nell’ambito delle iniziative finanziate dal bando “Cult! L’Ottava Meraviglia” del Municipio Roma VIII.

Serendipiwalkers alla Montagnola [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA]
Serendipiwalkers alla Montagnola [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA]
Alla passeggiata hanno partecipato residenti e non residenti (casalinghe, liberi professionisti, dipendenti pubblici, impiegati, pensionati, giornalisti, insegnanti) del Municipio che hanno contribuito con la loro esperienza all’elaborazione dei risultati che qui riportiamo e che costituiscono le basi di una mappa di comunità.

Serendipimap zona Montagnola - Tre Fontane [by Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA]
Serendipimap zona Montagnola – Tre Fontane [by Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA]
Nella mappa iniziale sono riportati i punti d’interesse presso i quali ci siamo soffermati e una serie di fotografie istantanee utilizzate nel corso del workshop.

Per ogni punto d’interesse, è riportata una breve descrizione che integra alcuni contributi dei partecipanti. Segue, virgolettata, una serie di commenti particolarmente significativi.

Alcuni grafici sintetizzano le sensazioni provate dai partecipanti durante il percorso.

PIAZZA CADUTI DELLA MONTAGNOLA (1)

“Suggestivo il senso di lotta per la libertà”
“Meravigliosa la lapide a terra con i nomi e la colonna. Mi ricorda altri posti così in Italia.”
“Necessita di pulizia, giardinaggio, restauro pavimentazione.”
“Iicordo di Don Pietro, che nella seconda guerra mondiale aiutò i partigiani a nascondere le armi.”
“Ricordo dei morti per rendere questa Italia un paese libero.”
“Una piazza che ti commuove per le gesta di uomini e donne coraggiosi.”
“Una bella piazza per ricordare.”

Piazza dei Caduti della Montagnola [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Piazza dei Caduti della Montagnola [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
I caduti della Montagnola sono annoverati fra i primi martiri della Resistenza: era solo l’alba del 10 settembre del 1943, questione di ore dall’armistizio, quando soldati e civili di stanza a Tor Marancia furono svegliati dalle granate che annunciavano l’arrivo dei tedeschi, usciti indenni dai primi scontri con le linee di resistenti asserragliate sulla Magliana.
I combattenti della Montagnola, uomini e donne di tutte le età, sono celebrati con questo monumento alla memoria, semplice e freddo, solo in mezzo all’omonima piazza, a ricordare “coloro che sono morti per rendere l’Italia un paese libero”. Qualcuno rammenta l’impegno di don Pietro Occelli, parroco e poi direttore dell’istituto Religioso Gaetano Giardino, che “forniva armi ai partigiani”; insieme a lui agiva di soppiatto una trentina di suore francescane, intente a fornire camicie e indumenti ai “soldati improvvisati”.
L’effetto della lapide a terra e di questa piazza nata per ricordare, e dove oggi scorrazzano festanti i bambini impegnati nei giochi, è di una velata commozione per l’ennesimo pezzettino di storia recente scritta da “uomini e donne coraggiosi”.

CHIESA DEL BUON PASTORE (2)

“Statue interessanti.”
“Mi fa pensare a papa Giovanni XXIII.”
“Sul retro c’è una cappella segreta.”

Chiesa del Buon Pastore [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Chiesa del Buon Pastore [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
La storia di questa chiesa “sobria e moderna” si intreccia a doppio filo con le vicende dell’occupazione nazista e di don Pietro Occelli, che la resse per quasi trent’anni a partire dal 1938. Giusto un anno prima, su desiderio del Vicario di Roma cardinal Federico Marchetti, fu fondata la parrocchia cosiddetta del “Gesù Buon Pastore”: le celebrazioni all’inizio si svolgevano in una ex officina, un locale gestito dalle suore di Sant’Anna adatto a contenere qualche centinaio di persone. Poi arrivò la guerra, e la parrocchia divenne tetto per gli ebrei e chiunque ne avesse bisogno. Soltanto negli anni Cinquanta si poté finalmente costruire la cripta e consacrare la Chiesa; si pensò inoltre, dato che la borgata ne era priva, di dotarla di una sala cinematografica: la chiamavano il “cinema parrocchiale”, funzionava d’estate e d’inverno e rimase attivo fino agli anni Settanta.
Questo stesso spirito aggregativo non è andato perso: oggi, grazie all’oratorio e alla palestra, restaurati con un ingente sforzo economico, la Chiesa rimane punto di riferimento per ragazzi e persone che non frequentano abitualmente la parrocchia.

REFUGEE SCART (3)

“Un polo della solidarietà.”
“Murale su facciata dell’ambulatorio della solidarietà in ricordo della lotta al fascismo.”
“Un ragazzo all’interno ci spiega e ci mostra quello che fanno con la plastica che riciclano.”
“Bella street art al semaforo del piazzale dei Caduti della Montagnola.”
“Mohammed ci spiega l’arte del riciclo della plastica.”
“Un incontro meraviglioso. Scoprire il lavoro di alcuni rifugiati provenienti tutti dall’Africa, un lavoro eccellente fatto con il riciclo della plastica.”

Oggetti realizzati da lavoratori africani presso il Refugee Scart [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Oggetti realizzati da lavoratori africani presso il Refugee Scart [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
E’ una fabbrica del futuro, un “polo della solidarietà”. Qui, nel palazzo AMA, rifugiati provenienti dai luoghi più disparati del continente africano (Somalia, Senegal, Zambia) sono quotidianamente dediti alla buona pratica del riciclo della plastica. Da semplici scarti di materiale vario vengono fuori delle piccole opere di manifattura, fra cui borse e cinte: fa tutto parte del “Refugee Scart”, progetto voluto dalla Fondazione Spiral Onlus che vede questi “artigiani migranti arrivati da lontano” cercare di autofinanziarsi con la rivendita del proprio materiale. In pochi anni di attività ben quindici tonnellate di plastica romana hanno assunto le sembianze di oggetti d’arte funzionale colorata e allegra, che sorprendono per la cura e la fantasia della loro esecuzione.
Durante la passeggiata si è avuta una guida d’eccezione: Mohamed, uno dei giovani africani del Refugee Scart, che ha istruito i serendipiwalker su come effettivamente gli oggetti vengono ricreati (“un incontro meraviglioso”).

Al lavoro presso il Refugee Scart [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Al lavoro presso il Refugee Scart [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Accanto a questo polo operaio tutto sui generis stanziano i locali adibiti ad ambulatorio solidale voluti da papa Francesco e gestiti dall’Unitalsi.
Da menzionare anche il murale su una delle facciate dell’edificio che raffigura gli “Angeli della giustizia” intenti a colpire un soldato nazista: “ispira un sentimento di sofferenza”, dice qualcuno, ma è “troppo importante valorizzarlo per il messaggio che dà”.

Murale di Bifido [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Murale di Bifido [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]

CASALE CERIBELLI (4)

“L’immagine di una bella vecchiaia.”
“Mi ricordo che c’erano le baracche negli anni ’70.”
“Il presidente del centro anziani parla delle attività del centro. In una baracca abitava un bambino.”
“Cornacchie, racconti del presidente del centro anziani Mimmo de Matteis.”
“Ricordo indotto: una signora dice: c’erano le baracche negli anni 70.”
“Quando c’è una comunità coesa, senso di appartenenza: i migranti di ieri e i migranti di oggi nella costruzione di una borgata.”
“Un alunno abitava qui in una baracca.”
“Un edificio vecchio ora usato come centro sociale. Interessante scoprire questi centri per la città.”
“Ben tenuto, viene descritto il passato e le attività odierne.”
“C’è un centro sociale nel casale accanto con una bella veranda al coperto per i balli invernali! “hanno inglobato all’interno anche due pini! Bellissimo.”

Il Casale Ceribelli [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Il Casale Ceribelli [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Casale Ceribelli nasce a fine ‘700, e non diventa il Centro Anziani che è oggi prima degli anni Ottanta del secolo scorso. “Ci racconta un anziano che vennero gli sfollati dopo la guerra”: effettivamente per qualche decennio fu così finché, con l’assegnazione delle ultime case popolari agli aventi bisogno, membri di PSI, PCI e scout del quartiere vi fondarono un’associazione culturale.
Nel 1988 assunse le sembianze di ciò che è ora, pur dovendo dividersi gli spazi con il centro sociale che occupava una parte del Casale. Oggi, invece, l’intera struttura, è adibita alla cura degli anziani, a forgiare un luogo dove memoria e attualità coesistono serenamente all’insegna di “balli, yoga e lezioni di informatica”.

MERCATO DELLA MONTAGNOLA (5)

“Luogo di aggregazione e vitalità.”
“Grande tensostruttura, sembra un parco giochi.”
“Odori, gusto, sapori, tatto. E’ il mio mercato.”
“Profumi, di sera si può cenare (d’estate).”
“I mercati non hanno più l’odore di pesce come quando ero piccola!”

Il mercato della Montagnola [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Il mercato della Montagnola [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Odori, gusto, sapori, tatto: quello della Montagnola, ospitato in una enorme tensostruttura, è sicuramente il mercato più frequentato della zona, anche perché con pochi euro “ci si può rifornire di una ricca spesa di frutta e verdura”; d’estate si può anche approfittare per cenare con una bella frittura di pesce a basso costo e, dice qualcuno, a breve si potrà anche godere di posticini che faranno carne. Nel quartiere è un’istituzione, apprezzato per varietà, qualità e prezzi. E’ uno spazio che aggrega, pieno di voci e vitalità.

CHIESA DEI MARTIRI DELL’UGANDA (6)

“Uno spazio familiare e affettuoso”
“Bassa e moderna nell’architettura. Molto luminosa (una parete a vetri).”
“Chiesa moderna. Si sente la lotta per i martiri. Non sembra una chiesa vista da fuori.”
“Mi ricorda chiese del centro America all’interno.”
“Stile molto particolare semplice come una casa di famiglia con fotografie Africa. Silenzio, raccoglimento.”
“Edilizia moderna.”
“Un abete ospita due enormi nidi di pappagalli.”
“Mi ricorda il parroco don Giuseppe Matarrese poi diventato vescovo di Frascati.”

Interno della Chiesa dei Martiri dell'Uganda [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Interno della Chiesa dei Martiri dell’Uganda [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Via Crucis nella Chiesa dei Martiri dell'Uganda (Foto: Archivio Associazione culturale GoTellGo)
Via Crucis nella Chiesa dei Martiri dell’Uganda (Foto: Archivio Associazione culturale GoTellGo)

E’ “bassina, moderna nell’architettura, stremamente luminosa”: la Chiesa dei Santi Martiri dell’Uganda sembra “un’enorme capanna in cemento e vetro, profusa di atmosfera familiare, quasi affettuosa”. Per alcuni rimanda a uno stile prettamente africano, ad altri ricorda le chiese del centro America: percezioni a parte, costituisce un centro di raccolta ricco di iniziative, anche grazie a un’appendice, il frequentato Teatro San Carlo, che organizza corsi di recitazione e spettacoli. Quanto alla parrocchia stessa, sono molteplici le attività coordinate nel centro ricreativo, soprattutto nella stagione estiva, rivolte ai più piccoli e non.

COMPLESSO I60 (7)

“Solo palazzi.”
“Negli ultimi due anni sono cresciuti edifici nelle zone dove prima c’era il verde”.
“Malgrado il cemento si vedono gli uccellini.”

Complesso edilizio I60 [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Complesso edilizio I60 [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Poche volte un progetto di rilocalizzazione urbanistica ha suscitato così tante polemiche. L’I60, 22 ettari di terreno destinati a diventare 32 palazzoni di otto piani, è per eccellenza il “quartiere indesiderato”, osteggiato persino da un’organizzazione sorta appositamente (Stop I60). Il fulcro del problema risiede, oltre che nell’opposizione dei cittadini all’ennesima “appropriazione” di aree verdi, nella presenza sotterranea di aree di verificato interesse archeologico, che andrebbero distrutte dalle costruzioni edilizie.
I sondaggi archeologici hanno portato alla luce l’esistenza una necropoli risalente al periodo compreso tra il I e il II secolo d.C., mausolei, una villa suburbana, vari ambienti agricoli, cisterne, un lungo tratto di strada romana con varie opere murarie. Sebbene il primo gruppo di case abbia già preso forma, i cittadini non sembrano voler gettare la spugna così facilmente, stanchi di vedere “palazzi e solo palazzi dove prima c’era il verde.

PARCO TRE FONTANE NORD (8)

Lambita l’area dell’I60, il serendipiwalk prosegue lungo la ciclabile per poi immergersi nel Parco delle Tre Fontane, oasi verde con vialetti, alberi d’alto fusto e panchine, tra le aree residenziali di Grottaperfetta e Ballarin. Una lunga parete di graffiti da’ un tocco multicolore al verde predominante.

Il Parco Tre Fontane [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA]
Il Parco Tre Fontane [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA]
PALAZZI DI VIA GIUSEPPE DESSI’ (9)

“Sono tutti uguali.”
“Soltanto edifici anonimi.”
“Scollegati da tutto.”
“Poveri noi!”
“Chissà che prezzi!”

Complesso abitativo in Via Dessì [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Complesso abitativo in Via Dessì [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Uguali a mille altri nella rete urbana della città (“sono gli stessi di Porte di Roma!“), i palazzi di via Giuseppe Dessì appaiono come le solite “costruzioni”, di quelle che non hanno “nulla che faccia la differenza“. Difatti la prima cosa che salta all’occhio guardando questi blocchi di stabili è senza dubbio una totale anonimia, la mancanza di elementi unici caratterizzanti. I palazzi sono linee spezzate che si ripetono sempre uguali a se stesse e che comunicano effetto di smarrimento: “sono qui o sono lì?“.

EX PALAZZO INPS (10)

“Fu teatro di una cruenta manifestazione di occupanti sgomberati.”

Ex palazzo INPS nel quartiere della Montagnola [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Ex palazzo INPS nel quartiere della Montagnola [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]

Oggi giace vuoto, dimenticato e prossimo al degrado: l’ex palazzo INPS è lasciato a se stesso dal 2014, quando fu teatro di un vero e proprio Far West. Fu infatti uno dei tanti edifici sgomberati quando era sindaco Ignazio Marino: all’epoca era tetto per più di duecento famiglie senza casa, costituendo la più grande occupazione abitativa della capitale.

TARGA INTITOLATA A PAOLO VI (11)

“Targa evocativa.”
“Papa Paolo VI è il protettore dei netturbini.”

I serendipiwalkers "scovano" la targa initolata a Paolo VI [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
I serendipiwalkers “scovano” la targa initolata a Paolo VI [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Targa di Paolo VI per i netturbini romani [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Targa di Paolo VI per i netturbini romani [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
In voi non vedo solo uomini con la scopa in mano”: era il 1966 e papa Paolo VI, in visita alla Montagnola, si recò nel centro AMA di via Francesco Acri, all’epoca appena costruito. Davanti a lui uno striscione (“la nettezza urbana ar Papa je vole bene!“) e quasi tremila lavoratori dediti ad ascoltare le sue parole: “la Chiesa rispetta e ama il lavoratore, specialmente il più umile perché vede il lui un figlio di Dio.”
Presso il deposito AMA, all’interno di un capannone, una targa ricorda l’evento; durante la nostra passeggiata, grazie alla soffiata di una serendipiwalker che ne aveva sentito parlare, siamo riusciti a scovarla: donata da sua Santità in persona, in poche righe sintetizza il suo lungo discorso, improntato ai dettami della dottrina sociale della Chiesa.

A conclusione del contributo pubblichiamo due grafici. Il primo sintetizza la percentuale degli stimoli percepiti dai partecipanti in relazione agli incontri fatti, ai ricordi e ai cinque sensi.

Il secondo grafico sintetizza le sensazioni percepite dai partecipanti in relazione alla meraviglia, alla sorpresa, alla curiosità, allo stimolo alla riflessione, all’evocazione nel senso di ricordi o collegamenti, al desiderio di vedere valorizzati i luoghi visitati.

Workshop all'aperto in piazza dei Caduti della Montagnola [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA]
Workshop all’aperto in piazza dei Caduti della Montagnola [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA]
[Alessandra Alesperide, Maria Teresa Natale]

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