La Via del Tratturo, tappa 2: da Villetta Barrea a Villa Scontrone

Seconda tappa del nostro cammino a piedi lungo la Via del Tratturo: da Villetta Barrea a Villa Scontrone, circa 17 chilometri, con soste a Barrea e Alfedena. Dopo una lauta colazione ci mettiamo in cammino verso le nove: fa caldo, dovremmo partire prima, ma tra una cosa e l’altra ce la prendiamo sempre troppo comoda. Lasciamo il borgo di Villetta Barrea e in pochi minuti raggiungiamo il lago di Barrea.

Lungo la sponda del Lago di Villetta Barrea [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Lungo la sponda del Lago di Villetta Barrea [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Costeggiando la riva sinistra imbiancata da un manto di margherite, attraversiamo il ponte sull’invaso artificiale per poi proseguire sull’altra sponda in direzione di Barrea.

Attraversiamo il ponte sul Lago di Villetta Barrea [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Attraversiamo il ponte sul Lago di Villetta Barrea [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il sentiero è per lo più all’ombra e agevole. Oltrepassiamo un mulino dismesso nei pressi di un torrentello e finalmente giungiamo in vista del paesino.

In vista del Borgo di Barrea [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
In vista del Borgo di Barrea [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il sentiero si scopre e iniziamo a salire sotto il sole. Prima sosta alla fontana popolata da felci spontanee e ingresso nel borgo medievale.

Felci nella fontana di Barrea [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Felci nella fontana di Barrea [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Raggiungiamo la piazzetta della chiesa intitolata a San Tommaso e ci affacciamo dal belvedere: imponente si staglia sotto di noi la verdissima forra.

Panorama dal Belvedere di Barrea [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Panorama dal Belvedere di Barrea [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Con un biglietto da un euro possiamo visitare il castello e una piccola area museale, dove ci fanno anche lasciare gli zaini.

Dal castello medievale, il panorama sul lago è da cartolina.

Il lago di Barrea visto dal castello [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il lago di Barrea visto dal castello [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ci fermiamo a chiacchierare con una giovane ragazza della proloco, gentile ed entusiasta, ci racconta che quest’anno c’è stato un rinnovamento e un gruppo di giovani si sta dando da fare per far ripartire le iniziative turistiche. Il piccolo antiquarium è molto interessante e un’occasione per scoprire l’esistenza dei Safini, antichi gruppi afferenti alla civiltà sannitica e stanziati nell’Alto Sangro. Una serie di oggetti esposti all’interno di teche racconta che queste genti di “cultura sangritana” seppellivano i loro morti in fosse o cassoni di pietra corredati da oggetti di uso quotidiano. Le fitte necropoli attestano che la popolazione safina popolò questa zona tra il VII e il III secolo a.C. vivendo in villaggi d’altura dai quali era possibile controllare agevolmente il territorio circostante e le vie di transito.

Desta la curiosità un disco-corazza in bronzo e ferro rinvenuto del corredo di una tomba di Opi, si trattava di un oggetto appannaggio delle aristoctazie, ma la sua eccezionalità è data dal suo rinvenimento nella tomba di un ragazzo di circa 11 anni, destinato a divenire un guerriero, ma morto prematuramente.

Disco corazza e altri oggetti di un corredo funerario nell'Antiquarium della Civiltà safina [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Disco corazza e altri oggetti di un corredo funerario nell’Antiquarium della Civiltà safina [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Uno scheletro ben conservato ci racconta invece la storia di un giovane di 30-35 anni, claudicante, forse morto a causa di un trauma o di una ferita. Grazie ai paleopatologi che hanno analizzato la preservatissima dentatura sappiamo che questo giovane sfruttava i denti per lavorare e trattare strumenti e materiali d’uso quotidiano. Ricercatori dell’Università di Camerino hanno anche proposto una ricostruzione facciale di questo giovane safino, vissuto più di duemila anni fa.

Scheletro di giovane nell'Antiquarium della Civiltà safina [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Scheletro di giovane nell’Antiquarium della Civiltà safina [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Un piccolo museo, che ci ha fatto conoscere un pezzo di storia ignota, allestito con grande attenzione anche verso i visitatori più piccoli. L’assistente museale ci informa che nel paese è presente anche una rara colonia di pipistrelli, però quest’anno forse a causa della stagione calda, giunta in ritardo, non sono ancora arrivati in paese.

Prima di ripartire, passiamo alla proloco per farci timbrare il salvacondotto, ma purtroppo non hanno il timbro e sono anche ignari della Via del Tratturo, nata di recente come proposta di cammino.

All’uscita di Barrea riprendiamo il tratturo ben riconoscibile per gli alti muretti a secco.

Lungo il tratturo verso Alfedena [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Lungo il tratturo verso Alfedena [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il sentiero è ombroso e ogni tanto ci fermiamo ad ammirare fiori bellissimi e colorati, come il giglio di San Giovanni e alcune specie di orchidee. Da qui in poi, per giorni, incontreremo migliaia di farfalle multicolori svolazzanti tra i fiori.

Il giglio di San Giovanni [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il giglio di San Giovanni [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il sentiero si restringe e la traccia è sempre meno visibile, invasa dalla vegetazione infestante. Riusciamo comunque ad arrivare a una fonte, secca, vicino a un grosso stazzo. Non riusciamo a individuare un cippo settecentesco con una croce rossa che dovrebbe stare da queste parti.

Raggiungiamo una fonte secca dopo il valico di Aia della Forca [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Raggiungiamo una fonte secca dopo il valico di Aia della Forca [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Dopo esserci rifocillati col nostro pranzo al sacco riprendiamo il cammino e lentamente iniziamo a scendere lungo la Valle del Curino verso Alfedena. Improvvisamente il sentiero si restringe e costeggiamo un’alta rupe costellata di croci incise nella roccia e croci di metallo, certamente un luogo importante di devozione lungo il tratturo, forse collegato a una Via Crucis.

Croci incide nella rupe nella Valle del Curino [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Croci incide nella rupe nella Valle del Curino [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Via Crucis sulla rupe nella Valle del Curino [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Via Crucis sulla rupe nella Valle del Curino [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Quando giungiamo ad Alfedena optiamo per una sosta rigenerante in un caffè nei pressi di uno storico albero monumentale. Scopriamo che il paese è stato pesantemente bombardato dagli Alleati durante la seconda guerra mondiale trovandosi lungo la direttrice della linea Gustav. Peraltro si conservano diversi tombini di epoca fascista.

Alfedena, tombino fascista del 1933 [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Alfedena, tombino fascista del 1933 [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Lasciata Alfedena, percorriamo gli ultimi chilometri che ci separano da Villa Scontrone attraversando campi di cereali già mietuti accanto al fiume Sangro. Giunti al B&B Le masserie, troviamo la gentilissima Rita ad accoglierci in compagnia dei suoi cinque cani. Pescasserolese, da subito ha creduto nelle potenzialità della Via del Tratturo, contribuendo anche alla sua marcatura. Ci cucina una cena deliziosa, proponendoci pietanze pastorali: una zuppa con orapi e fagioli, il pancotto, le pallotte con cacio e uova.

Cena pastorale [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Cena pastorale [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ci racconta anche che da giovane, negli anni Settanta, aveva partecipato a una transumanza dall’Abruzzo alla Puglia e ci mostra una vecchia e rara foto di un gregge di pecore in partenza da Pescasseroli. All’epoca le famiglie più potenti erano proprietarie delle greggi: i Sipari e i Gentile a Pescasseroli, gli Ursitti a Opi, i D’Andrea a Villetta Barrea, i De Amicis ad Alfedena.

Foto storica con la partenza delle greggi da Pescasseroli [Foto: cortesia Rita, Le Masserie]
Foto storica con la partenza delle greggi da Pescasseroli [Foto: cortesia Rita, Le Masserie]
Terminiamo la serata gustando il liquore di genziana e dei meravigliosi millefoglie con lampone, mentre il marito di Rita, guardaparco, ci parla degli orsetti marsicani presenti nella zona.

Prima di coricarci facciamo quattro passi nel minuscolo borgo dove inaspettatamente ci imbattiamo in qualche lucciola. Il silenzio è totale, si sentono solo i nostri passi.

[Maria Teresa Natale, travel designer e guida turistica]

 

One comment

  1. Nel 2016 e nel 2017 ho fatto il TRATTURO MAGNO da L’Aquila a Foggia ma mi sembra che questi paesaggi siano molto più belli!!! Forse perché di montagna… Quanti giorni dura il trek !?? E quanti sono i km totali!??

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