A piedi da Trapani a Dattilo passando per Erice lungo l’Antica Trasversale Sicula

Dopo aver visitato Mozia e Trapani, prime due tappe dell’Antica Trasversale sicula, finalmente ci mettiamo in cammino per iniziare a esplorare il territorio del Trapanese: ci aspetta un percorso di circa venti chilometri che da Trapani ci porterà a Dattilo, dopo aver superato il Monte Erice con il suo celebre borgo.

Cartello stradale dell'Antica Trasversale Sicula [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Cartello stradale dell’Antica Trasversale Sicula [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Dopo aver percorso via Conte Agostino Pepoli (il Santuario dell’Annunziata lo abbiamo già visitato il giorno precedente), ci dirigiamo verso via S. Anna. Pian piano iniziamo a salire lasciandoci alle spalle la città di Trapani e la vista sulle Isole Egadi. Saliamo in cinque, il resto del gruppo preferisce non cimentarsi nella salita, optando per la funivia che conduce alla vetta in soli 12 minuti.

Inizio della salita del Monte Erice [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Inizio della salita del Monte Erice [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Un vecchio cartello sbiadito tra le agavi ricorda che stiamo percorrendo una strada antica che attraversa il monte su cui Romani e Cartaginesi combatterono: infatti nel 249 a.C. Lucio Giunio Pullo, dopo aver perduto una flotta a causa di una tempesta (perché secondo la tradizione, non avrebbe dato retta ai responsi negativi degli auspici), attaccò la città di Erice, occupando anche il tempio di Afrodite Aricina, mentre Drepanon (l’antica Trapani) era ancora in mano cartaginese.

Un vecchio cartello ricorda che si sta per percorrere un'antica strada che ha visto il passaggio di cartaginesi e romani [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Un vecchio cartello ricorda che si sta per percorrere un’antica strada che ha visto il passaggio di cartaginesi e romani [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Polibio, storico greco, vissuto nel II secolo a.C., scrive nelle sue Storie: Erice è un monte presso il Mare di Sicilia, sulla costa sita dalla parte dell’Italia, tra Drepana e Panormo, più vicino, anzi confinante con Drepana, in altezza di gran lunga superiore agli altri monti della Sicilia, eccetto l’Etna. Proprio sulla sommità, che è piana, si trova il santuario di Afrodite Ericina (I, 55, 7-8). I due eserciti si fronteggiarono a lungo con continue scaramucce anche sul Monto Erice e Polibio riferisce ancora: Tuttavia lì di nuovo gli uni e gli altri, dopo che nell’affrontarsi ebbero fatto ricorso a tutti gli espedienti e a tutti gli atti di violenza propri dell’assedio […] alla fine avvenne che la guerra si decidesse in altro modo. (I, 58 4-6). Infatti, solo dopo la sconfitta cartaginese nella battaglia delle Isole Egadi, terminò la prima guerra punica.

Salita del Monte Erice avvolti dalla nebbia [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Salita del Monte Erice avvolti dalla nebbia [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
La giornata non è delle migliori e, come accade spesso, il monte è coperto da una spessa nuvola che ci impedisce una visuale lunga. La nebbia è talmente fitta che perfino gli alti tralicci della funivia non si distinguono fino a una distanza di un paio di metri. Ci mettiamo circa un’ora e mezza a salire lungo la carrareccia fin quando non giungiamo al borgo di Erice, città di pace e per la scienza, non solo tappa dell’Antica Trasversale Sicula ma anche del Sentiero Italia CAI.

A pochi passi da Erice, la nebbia è sempre più fitta [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
A pochi passi da Erice, la nebbia è sempre più fitta [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ritroviamo i compagni di viaggio al centro del paese: c’è chi vuole fare uno spuntino in pasticceria, chi vuole visitare il locale Museo comunale Antonio Cordici (con collezioni di archeologia, arte sacra, armi, arti figurative e arte contemporanea), poi tutti insieme andiamo al Real Duomo, che secondo la tradizione fu eretto già nel IV secolo per volere dell’imperatore Costantino.

Interno del Real Duomo di Erice [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Interno del Real Duomo di Erice [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
L’edificio che visitiamo risale al 1314, quando fu eretto per volere di re Federico III d’Aragona riutilizzando materiali recuperati dal tempio di Venere Ericina, anche se fu ampiamente ristrutturato a seguito di un crollo della volta a metà Ottocento. Oggi il Duomo è diventato un vero e proprio museo dove si possono ammirare acquasantiere, reliquiari e dipinti realizzati da maestranze siciliane nei secoli.

Foto di gruppo davanti al Real Duomo di Erice [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Foto di gruppo davanti al Real Duomo di Erice [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
È il 1° maggio, la cittadina è affollata di turisti (un po’ troppi per il piccolo borgo), il cielo non promette bene, decidiamo quindi di proseguire il cammino per evitare di essere colti da un acquazzone. Ci dirigiamo in via San Giovanni e costeggiamo i giardini del Balio, fatti costruire dal conte Agostino Sieri-Pepoli nel 1872, dai quali, se i nuvoloni non incombessero sulla nostra testa, potremmo ammirare dall’alto l’agro ericino e la costa da Pizzolungo a San Vito Lo Capo. Di recente Erice si è aggiudicata il titolo di borgo più romantico della Sicilia grazie ad alcuni cartelli apposti in questi giardini, che invitano, anzi obbligano a baciarsi.

Erice, borgo più romantico della Sicilia [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Erice, borgo più romantico della Sicilia [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ma come mai proprio Erice ha avuto questo privilegio? Come sempre in Sicilia, centra il mito: stavolta il protagonista, figlio di Afrodite e Bute, è il gigante Eryx, il quale dedicò su questo monte un tempio alla madre, divinità della bellezza, dell’amore e della fecondità, nata dalla schiuma del mare, e fondò la città che da lui prese il nome. Divenuto re, si scontrò con Eracle dal quale venne ucciso e le sue spoglie vennero sepolte nel tempio di Venere Ericina, ubicato ove oggi è il Castello di Venere.

Discesa del Monte Erice [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Discesa del Monte Erice [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
La discesa è bellissima: imbocchiamo uno stretto viottolo che costeggia le antiche mura. La vegetazione è rigogliosa e ci scortano migliaia di fiori di tutti i colori che, cullati dal vento, sembrano intenti a ballare un partecipato valzer di gruppo. I piselli odorosi si distinguono per la loro eleganza.

Il pisello odoroso [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il pisello odoroso [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]

Man mano che scendiamo, il viottolo si trasforma in trazzera, con qualche passaggio un po’ più impegnativo per via della scivolosità causata dalla pioggia. Per fortuna smette di piovigginare e troviamo uno slargo per un veloce picnic prima di riprendere il cammino.

Discesa del Monte Erice [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Discesa del Monte Erice [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Giunti a valle, dopo aver attraversato l’anonima frazione di Rigaletta, proseguiamo lungo una carrareccia in direzione del viadotto della diramazione Alcamo-Trapani. Lungo il cammino incontriamo inaspettatamente un bunker risalente alla Seconda guerra mondiale, seminascosto in un campo di cereali. Ne sono stati rinvenuti più di mille in tutta la Sicilia.

Bunker nell'agro ericino [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Bunker nell’agro ericino [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Una foto di gruppo è d’obbligo quando attraversiamo il ponte dell’acquedotto. L’attraversamento non è pericoloso, ma come sempre richiede un po’ di attenzione per evitare qualche scivolone, un minimo di avventura che contribuisce alla coesione del gruppo.

Attraversamento del ponte dell'acquedotto [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Attraversamento del ponte dell’acquedotto [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Proseguiamo, sulla sinistra si staglia in lontananza il Monte Erice, sempre immerso nelle nuvole. Dopo aver superato il ponte di una ferrovia dismessa lambiamo un campo di sulla comune, una leguminosa utilizzata come alimentazione per il bestiame, nella medicina naturale e per la produzione di un ottimo miele.

Si cammina costeggiando un campo coltivato di sulla [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Si cammina costeggiando un campo coltivato di sulla [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Finalmente giungiamo alla nostra meta: una corona di pale eoliche inquadra il borgo rurale di Dattilo, una frazione di Paceco, seicento abitanti e pochissimi servizi. Pare incredibile, ma proprio qui gustiamo un meraviglioso cannolo siciliano. Nel pianificare il cammino, avevamo scoperto infatti che in questo piccolo insediamento rurale, c’è l’Euro Bar, una piccola pasticceria che produce i migliori cannoli siciliani, che – a detta degli esperti – se la battono solo con quelli proposti da alcune pasticcerie di Piana degli Albanesi.

Arrivo nella frazione di Dattilo [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Arrivo nella frazione di Dattilo [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Mentre il gruppo si è slabbrato e qualcuno è rimasto lievemente indietro, Marina, la più solerte del gruppo, ordina subito un vassoio di cannoli che gusteremo all’aperto tutti insieme lungo la strada principale, di fronte al bar. Ha fatto bene perché dopo pochi minuti si forma una lunga fila alla cassa, tutti con la voglia di cannoli, da gustare sul posto o da portare via. C’è chi tra noi, è più goloso e non si accontenta di un solo cannolo, ma ne vuole addirittura due.

I cannoli siciliani di Dattilo [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
I cannoli siciliani di Dattilo [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ma in cosa consiste l’unicità di questo cannolo? Centosettanta grammi di ricotta grezza di Segesta, poco zuccherata, condita con gocce di cioccolata, riempiti sul momento in una cialda di trenta grammi fritta nello strutto e cosparsa di zucchero a velo: due etti di goduria culinaria.

Dattilo è talmente piccola che non offre strutture ricettive. Ci facciamo venire a prendere pertanto dal gentilissimo Rocco e dal figlio, che a poca distanza in contrada Fulgatore gestiscono un’azienda agrituristica, il Baglio Antico, ricavato in una struttura di fine Ottocento circondata da un ampio fondo coltivato a oliveto, vigneto e grano.

Il Baglio antico di Fulgatore [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il Baglio antico di Fulgatore [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Informazioni utili per i trasversalisti

  • EuroBar, Via Garibaldi, 11/13, 91027 Dattilo TP [ottimi cannoli siciliani]
  • Azienda Agrituristica Baglio antico, Via Trapani 17, 91010 Fulgatore (TP), http://www.agriturismobaglioantico.it [disponibile a effettuare il trasporto bagagli]
  • B&B La Mimosa, da Giusy, Via Canalotti 9, 94010, Ballata (Erice), info@lamimosabeb.it

[Maria Teresa Natale]

Cronaca del cammino da Mozia a Salemi, 29 aprile-6 maggio 2023

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