Antica Trasversale Sicula: da Comiso al Castello di Donnafugata con il giardino esoterico

La tappa dell’Antica Trasversale sicula da Comiso al Castello di Donnafugata è più breve e per nulla stancante (circa 15 km), così da avere tempo ed energie per visitare l’iconico castello.

Quando lasciamo Comiso, riattraversiamo il centro storico e man mano che ci avviciniamo all’ex mercato ittico sentiamo un coro di voci che intonano versetti del Corano. Ci affacciamo e un ragazzo ci spiega che tra l’8 e il 13 luglio i musulmani celebrano la festa del Sacrificio, la Eid al-Adha, durante la quale ricordano il sacrificio di Ismaele (o Isacco) da parte di Abramo, narrato sia nella Bibbia sia nel Corano.

Comiso, cortile della Fondazione Bufalino, la comunità musulmana festeggia la Festa del Sacrificio [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Comiso, cortile della Fondazione Bufalino, la comunità musulmana festeggia la Festa del Sacrificio [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Man mano che raggiungiamo la periferia di Comiso incontriamo ritardatari che si affrettano verso il luogo della preghiera.

Comiso, Corso Vittorio Emanuele [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Comiso, Corso Vittorio Emanuele [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
In corso Vittorio Emanuele costeggiamo l’abbiviratura dove i locali vengono a fare rifornimento di acqua. Un’utile dritta per i viandanti del cammino che vogliono riempire le borracce.

Comiso, l'Abbiviratura [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Comiso, l’Abbiviratura [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
In contrada Vigna di Conte, oltrepassata la piccola chiesa di San Giuseppe Lo Sperso – San Giusippuzzu per i locali – deviamo per una piacevole sterrata tra i campi fiancheggiata da terreni agricoli e sparsi carrubi.

Comiso, San Giusippuzzo [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Comiso, San Giusippuzzo [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Per la prima volta dall’inizio del cammino – e ahimé fino a Kamarina – incontriamo discariche e cataste di immondizia a bordo strada, tra cui anche ammassi di amianto.

Discariche spontanee nei dintorni di Comiso [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Discariche spontanee nei dintorni di Comiso [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
La strada si trasforma in trazzera, sulla destra campeggia la grande azienda agricola di Casato Licitra, sulla sinistra si scorgono i binari del trenino della Barocco Line tra Siracusa e Donnafugata, un mezzo alternativo per visitare la zona. Tra le coltivazioni di ulive, si scorgono delle vecchissime saie per il passaggio dell’acqua da irrigazione.

La stazioncina ferroviaria di Donnafugata [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
La stazioncina ferroviaria di Donnafugata [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Raggiungiamo l’ipogeo di Donnafugata, una catacomba utilizzata nel IV e V secolo d.C. nella quale un cortile scoperto mette in comunicazione con un ambiente ipogeo costituito da un corridoio fiancheggiato da due file di quattro arcosoli contrapposti e terminante in ulteriori fosse.

La catacomba di Donnafugata [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
La catacomba di Donnafugata [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nel lasciare l’area archeologica, facciamo quattro chiacchiere con Rocco, un carpentiere Comisano incrociato qualche chilometro prima. Ci racconta che dalla fine del lock-down ha iniziato a correre dieci chilometri al giorno e non ha più smesso. Ricorda di quand’era giovane, quando militare di leva, era venuto a Roma. Erano altri tempi quelli, secondo lui, quando i figli erano costretti a lasciare casa e, giocoforza, diventare uomini…

Quattro chiacchiere con Rocco [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Quattro chiacchiere con Rocco [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Dopo pochi minuti raggiungiamo il Castello di Donnafugata (il toponimo deriva dall’arabo ayn as-jafaiat, fonte della salute) e dedichiamo almeno un paio d’ore alla sua visita. Dal 1982, il castello è gestito dal Comune di Ragusa che lo acquistò dalla famiglia Arezzo, proprietaria per tre secoli.

Visitare il castello oggi vuol dire immaginare di fare una passeggiata  in pieno Ottocento in compagnia del barone Corrado Arezzo de Spucches (1824-1895) che lo trasformò in una residenza eclettica a tratti gotico-veneziana, a tratti tardo-rinascimentale con otto ettari di parco. Delle 122 stanze solo 28 sono visitabili, con vere e proprie curiosità.

Il Castello di Donnafugata [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il Castello di Donnafugata [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nel salotto dei fumatori cercate le carte da gioco raffigurate sul soffitto: il sette di bastoni, l’asso di coppe, il cinque di denari, il tre di spade, ognuna con un significato nascosto.

Castello di Donnafugata, carta da gioco dipinta sul soffitto [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Castello di Donnafugata, carta da gioco dipinta sul soffitto [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Le signore avevano una stanza a loro riservata per le loro conversazioni, un’ala del palazzo era riservata agli ospiti, tra i quali il vescovo aveva un trattamento particolare, un gigantesco pianoforte di produzione tedesca troneggia nella Sala della Musica decorata con specchi e dorature. Il modello culturale era certamente Palermo, sulle pareti sono presenti dipinti del Teatro Massimo, della Palazzina Cinese, dell’Orto Botanico.

Castello di Donnafugata, dipinto della Palazzina Cinese di Palermo [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Castello di Donnafugata, dipinto della Palazzina Cinese di Palermo [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
La Torre di Bianca si collega alla leggenda della donna fuggita (Donnafugata): siamo agli inizi del XV secolo e la regina Bianca di Navarra, vedova di Martino, diventa regina di Sicilia. Il feudatario Bernardo Cabrera, conte di Modica, rapisce la regina e la rinchiude nella torre, vorrebbe convincerla a sposarlo per diventare re, ma Bianca riesce a fuggire nascondendosi presso altre residenze siciliane. Fatto sta che questa è la parte più antica del castello, quando l’area era riserva di caccia.

Nel salotto della torre, vi sono due quadri in cui sono dipinti anche degli orologi. Dietro uno di essi è ancora presente un meccanismo che a ore definite attivava un carillon. Del resto il barone Arezzo era un uomo colto, poeta, intellettuale, impegnato politicamente che aveva la passione per il bello, l’architettura e gli scherzi. Nella sua biblioteca personale sono presenti testi su macchine agricole, produzione della seta e cotone, ferrovie, lingue, moda, costume e cronaca, a testimonianza dei numerosi interessi.

Castello di Donnafugata, ritratti del barone Corrado Arezzo e della figlia Vincenzina [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Castello di Donnafugata, ritratti del barone Corrado Arezzo e della figlia Vincenzina [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Con la figlia Vincenzina condivise la passione per i giardini. Vale la pena dedicare un tempo sufficiente a esplorare il parco esoterico, di gusto romantico, inteso come luogo di evasione e riflessione con il tempietto sulla collina , citazione dell’Arcadia e del Monte Parnaso; la grotta ninfeo, vera e propria camera dello scirocco dove refrigerarsi nelle ore più calde e intesa come cavità uterina della Terra Madre; il sedile con lo scherzo d’acqua…

Castello di Donnafugata, parco esoterico [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Castello di Donnafugata, parco esoterico [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
E infine il labirinto trapezoidale (analogo nella pianta a quello fatto di siepe nell’Hampton Court Palace a Londra), nel quale perdersi e ritrovarsi (in non meno di mezz’ora!) tra biforcazioni e vicoli ciechi fino alla meta finale.  Una metafora della vita che tra errori e giuste scelte porta all’illuminazione e alla conoscenza per poi giovarsi dell’esperienza sulla via del ritorno. Pertanto, non barate!!!

Castello di Donnafugata, il labirinto di pietra [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Castello di Donnafugata, il labirinto di pietra [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Non mancate di ossequiare il monumentale Ficus macrophylla, 25 metri di altezza e 9 metri di circonferenza.  Pensate che ogni giardino aveva una propria cartolina che doveva stupire chi la spediva e chi la riceveva. E naturalmente anche il parco del barone Arezzo non poteva non averne una e così gli ospiti venivano invitati a usare come cartoline le foglie del fico del parco. Dopo aver scritto o inciso le superfici delle foglie, la cartolina “vegetale” poteva essere affrancata e spedita da Donnafugata.

Castello di Donnafugata, Ficus Macrophylla [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Castello di Donnafugata, Ficus Macrophylla [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ultima tappa della visita, la scalinata delle Sfingi che conduce al terrazzo dell’amore. Il visconte Gaetan Combes de Lestrade che nel 1888 aveva sposato l’amatissima baronessa Clementina Paternò Arezzo, nipote del barone Corrado, scrisse nella dedica alla moglie di un libro di sociologia da lui scritto (Eléments de sociologie, Paris, F. Alcan, 1889):

Dalla grande terrazza i nostri sguardi seguivano il dolce pendio dove i carrubi macchiano di verde scuro il verde chiaro dei frumenti di marzo; guardavamo lontano verso il mare che orla la sabbia come un filo d’oro […] Che il mio libro sia un saluto da quella terra di Sicilia che mi ha donato il migliore dei suoi tesori.

Castello di Donnafugata, panorama dalla terrazza dell'amore [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Castello di Donnafugata, panorama dalla terrazza dell’amore [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ancora uno sguardo al mare e all’orizzonte e ci rechiamo all’alloggio (ritorniamo sui nostri passi per una ventina di minuti), tagliando per i campi raggiungiamo l’accogliente Casato Licitra, agriturismo dotato di comodissime stanze e di piscina dove si sta festeggiando un simpatico addio al nubilato con “originali” regali alla sposa.

Casato Licitra, addio al nubilato [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Casato Licitra, addio al nubilato [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
INFORMAZIONI UTILI

Castello di Donnafugata
https://castellodonnafugata.org/

Casato Licitra
https://casatolicitra.it/
Tel. 0932967140

[Maria Teresa Natale, cammino effettuato il 9 luglio 2022]

  1. ATS: quattro passi a Sortino, borgo di pupi e pizzoli
  2. ATS: da Sortino alla Sella di Filiporto tra le antiche necropoli di Pantalica
  3. ATS: da Pantalica a Palazzolo Acreide lungo la ex ferrovia nella Valle dell’Anapo
  4. ATS: da Palazzolo Acreide a Giarratana, il paese dei cipuddari
  5. ATS: da Giarratana a Chiaramonte Gulfi lungo il bosco di Calaforno
  6. ATS: da Chiaramonte Gulfi a Comiso con sosta alla pagoda della Pace di Canicarao
  7. ATS: da Comiso al Castello di Donnafugata con il giardino esoterico
  8. ATS: da Donnafugata a Scoglitti di Camarina (la filosofia del cammino)

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