Siamo giunti al racconto dell’ultima tappa del nostro cammino lungo l’Antica Trasversale Sicula, da Donnafugata (anzi da Casato Licitra) fino a Scoglitti di Camarina. Una tappa non breve ma semplice, di circa 18 chilometri, quasi completamente in pianura, ma piuttosto scoperta.
Via via che ci allontaniamo dal territorio di Donnafugata e pieghiamo in direzione del mare incontriamo moltissimi carrubi. I siciliani chiamano il carrubo carato e non a caso i suoi semi vennero usati come unità di misura di massa e di purezza per oro, diamanti, pietre preziose e perle, forse perché sovente i semi delle silique, i frutti, hanno una massa simile. Sono alberi antichissimi importati forse dai greci se non addirittura dai fenici provenienti dal Libano. Molti alberi sono protetti da una circonferenza di pietre per difendere i rami più bassi dagli animali.
All’altezza dell’incrocio con la strada comunale 19, vediamo una delle tante casematte della seconda guerra mondiale ancora presenti in tutta la Sicilia.
Dopo un breve tratto lungo la SC19, imbocchiamo una strada secondaria di servizio per le interminabili distese di serre che giungono fino al mare. Di tanto in tanto ci risposiamo all’ombra di alberi centenari che sembrano stare lì apposta per refrigerare i viandanti.
Un avviso invita a non divellere la rete per rubare le “carrubbe”, ormai finite!
Alla fine dell’ultima salita raggiungiamo il sito di Kamarina, sul colle Cammarana. L’area archeologica è purtroppo chiusa al pubblico. Peccato! Avremmo voluto vedere da vicino i resti di quella che fu un’importante colonia dei greci di Siracusa fondata nel VI secolo a.C. tra i fiumi Ippari e Oanis come approdo lungo la rotta africana. Kamarina divenne un centro commerciale molto fiorente, che tra alti e bassi, vittorie e sottomissioni riuscì a prosperare anche in epoca punica e romana per essere definitivamente distrutta dagli arabi nel IX secolo. Il locale museo (anch’esso chiuso, ma la buona notizia è che dal 1 agosto 2022 riapre al pubblico dopo quattro anni di chiusura) è ricavato là dove si trovava la chiesa della Madonna di Cammarana distrutta da un incendio agli inizi del Novecento: a sua volta era stata eretta sui ruderi del tempio di Athena.
Dall’alto vediamo finalmente la nostra meta, Scoglitti. Raggiungiamo la spiaggia e ci facciamo un bagno rigeneratore dopo la tappa più calda di tutto il nostro cammino.
L’arenile è pieno di conchiglie, inizio a disegnare sulla sabbia il logo dell’Antica Trasversale Sicula, una civetta stilizzata con le lettere ATS. I miei compagni di viaggio si uniscono a me e con altre conchiglie decoriamo la nostra bellissima civetta. Non a caso sulle monete di Kamarina era coniata da un lato proprio la civetta simbolo di Athena, dall’altro una Gorgone (u mascarune) o una palma nana, rimando a fibre e corde da utilizzare a mare.
Dalla spiaggia vediamo un gran movimento di barche, Scoglitti ha iniziato a festeggiare “lu patri santu”, il calabrese San Francesco di Paola, fondatore dell’Ordine dei Minimi e patrono della “gente di mare”. Durante la sua vita fece un miracolo: dopo il rifiuto di un barcaiolo di traghettarlo, attraversò lo stretto di Messina “a bordo” del proprio mantello disteso sull’acqua, che faceva anche da vela issata sul bastone da viandante.
La sua festa si svolge la seconda domenica del mese: scampanio, l’albero della cuccagna sul pennone di una barca, la processione di “San Franciscuzzo” a mare e per le vie di Scoglitti, i fuochi d’artificio, una festa ancora molto sentita dai locali…
Uno dei momenti più emozionanti della giornata, degna conclusione del nostro cammino, è stato l’incontro con Giuseppe De Caro e Tano Melfi, ideatori ed estensori dell’Antica Trasversale Sicula che nel tardo pomeriggio ci hanno accompagnato a conoscere meglio il territorio, chiacchierando di archeologia, trasformazione del paesaggio, alberi monumentali e filosofia del cammino.
In contrada Rifriscolaro osserviamo delle insolite tombe a pianta ennagona, forse relative a persone di un certo prestigio. Il nove, infatti, è un numero simbolico con infiniti rimandi in natura e nella mitologia (nove sono i mesi di gestazione della donna, nove le muse, nove le divinità dell’Enneade egiziana e così via). Ci sediamo all’ombra degli arbusti della macchia e ascoltiamo incantati Tano, eccellente narratore che ci racconta di Kamarina, terra generatrice di popoli, ogni volta la distruggevano e ricresceva più grande di prima, nel Golfo di Gela, porto rifugio, riparato dai venti di ponente, riparato dagli scirocchi e dai maestrali, Un tempo c’era anche un lago, il lago di Kamarina dove il mare si incuneava nell’acqua dolce e che oggi non esiste più.
Tano continua a raccontare: “in tempi antichissimi non c ‘erano strade, si andava sulla cresta o a valle a seconda della stagione, in estate a valle perché c’erano i fiumi in inverno in cresta perché si era più protetti da banditi e incursioni. La Sicilia dopo l’avvento dei romani ha avuto un cambiamento epocale geograficamente parlando. I Romani hanno modificato tutto il sistema idrogeologico siciliano a tal punto che sono rimasti pochissimi fiumi. Ci avevano visto bene, la Sicilia era cosi fertile perché era attraversata da fiumi e sorgenti, inoltre c’erano i minerali dell’Etna, estirpando le piante e facendo seminato è via via progredita la desertificazione del suolo”.
E poi Tano ci parla del misticismo insito nella terra siciliana, che spiegherebbe perché greci, arabi, spagnoli si sono fermati sull’isola per secoli. Una componente mistica è rappresentata dai luoghi di culto dedicati alla dea Madre, signora della terra, dell’agricoltura e della fertilità (l’anatolica Cibele, la greca Demetra, l’incaica Pachamama). Quello di Demetra era un culto antichissimo, i popoli arcaici le donavano offerte votive, di solito maialini sgozzati, li sgozzavano perché c’era un rapporto sinergico con il territorio… oggi invece siamo divenuti sterili con esso, non lo ringraziamo, ci fermiamo solo a camminare, quant’è bello qui quant’è bello là, ma cosa facciamo mentre camminiamo? Abbiamo piantato un seme in cammino, abbiamo contribuito fisicamente a ringraziarlo? Non lo facciamo, però ci indigniamo per l’incendio, il cane abbandonato, la discarica, l’abbandono dei territori… Peppe e Tano ci raccontano che il secondo obiettivo della Trasversale è piantare più di due milioni di alberi lungo il cammino, essenze autoctone: carrubi, ulivi, palme nane. progetti in tal senso sono già stati avviati, ad esempio nel cammino di San Giacomo da Caltagirone a Capizzi, nella Sicilia di mezzo.
I due ci incantano ancora parlandoci della loro filosofia del cammino. La vita è un cammino che si fa a piedi, quaranta giorni sono il tempo necessario affinché si modifichino le relazioni che intercorrono tra corpo, spirito e mente. Se vivi quaranta giorni nella natura inizi a fare come San Francesco, incominci a dire Fratello Sole, Sorella Luna, parli con gli animali, l’uccellino ti comunica qualcosa, il lupo ti accarezza, dopo quaranta giorni di cammino raggiungi l’apice energetico ed entri nella perfezione. Del resto, come il nove, anche il quaranta è un numero simbolico, in medicina si parla di quarantena, Mosè peregrinò 40 anni prima di raggiungere la terra promessa, Gesù fu tentato per 40 giorni dal diavolo nel deserto, Buddha si mise a meditare da solo per 40 giorni finché non raggiunse l’Illuminazione…
Il cammino diventa una forma di meditazione individuale, anche se siamo in cinque a fare il cammino ognuno ha una propria spiritualità, compatibile con gli altri, ma comunque propria. Ci vogliono però quaranta giorni, una-due settimane non sono sufficienti, soffri, ti vengono le vesciche, resti confuso. Peppe ci racconta del suo periplo della Sicilia in sessanta giorni, alla fine non percepiva più alcun dolore. Se cammini tanto, ti si aprono i chakra della percezione, se cammini talmente piano osservi tutto, la vista si rallenta e vedi tutto ciò che hai intorno, sei più percettivo, i sensi non hanno più senso, è tutto vacuità, la mente elabora ciò che la vista le trasmette, non si cammina più con la mente, è il cuore che parla alla mente.
La serata e il nostro cammino finiscono in bellezza. Peppe ci porta a mangiare pesce in una trattoria di Scoglitti, una cena a dir poco meravigliosa, ricca di assaggi e sapori: acciuga, triglia con granella di pistacchio, masculino (alice), ostrica, gambero rosso, gambero bianco, mazzancolla, carpaccio di pesce spada, acciuga con burro e arancia, sgombro, tonno arrosto con cipolle in agrodolce, arancino di pesce spada, tonno in agrodolce con miele e arancia, spigola, tartare di tonno con buccia di limone e di arancia, gobbetto, involtino di pesce spada con capperi e acciughe, polpo e per finire un assaggio di pasta alle vongole. Mangia&Torna si chiama il locale dove abbiamo cenato. Torneremo sicuramente a mangiare pesce a Scoglitti e a proseguire nella conoscenza dell’Antica Trasversale Sicula che in una settimana – troppo poco secondo la filosofia di Peppe e Tano – ci ha regalato storie, incontri ed emozioni.
Un grazie a tutti coloro che ci hanno arricchito nel nostro cammino e ai miei quattro compagni di viaggio con cui ho condiviso questa bellissima avventura: Cristina, Grazia, Gianluca e mio marito Franco.
INFORMAZIONI UTILI
Mangia&Torna
Via Genova 1, Scoglitti
Cell. 3318307549
Autolinee Giamporcaro (collegamenti con Vittoria – aeroporti di Comiso e Catania)
http://www.autolineegiamporcaro.it/?page_id=1694
[Maria Teresa Natale, cammino effettuato il 10 luglio 2022]
L’antica Trasversale Sicula tappa per tappa da Sortino a Scoglitti di Camarina
- ATS: quattro passi a Sortino, borgo di pupi e pizzoli
- ATS: da Sortino alla Sella di Filiporto tra le antiche necropoli di Pantalica
- ATS: da Pantalica a Palazzolo Acreide lungo la ex ferrovia nella Valle dell’Anapo
- ATS: da Palazzolo Acreide a Giarratana, il paese dei cipuddari
- ATS: da Giarratana a Chiaramonte Gulfi lungo il bosco di Calaforno
- ATS: da Chiaramonte Gulfi a Comiso con sosta alla pagoda della Pace di Canicarao
- ATS: da Comiso al Castello di Donnafugata con il giardino esoterico
- ATS: da Donnafugata a Scoglitti di Camarina (la filosofia del cammino)