Antica Trasversale Sicula: da Sortino alla Sella di Filiporto tra le antiche necropoli di Pantalica

Si parte per il cammino lungo l’Antica Trasversale Sicula, da Sortino all’Agriturismo Porta Pantalica, a non molta distanza da Cassaro (dove non abbiamo trovato possibilità di alloggio).  Ci sono due varianti di questo percorso, la prima lungo la necropoli di Pantalica, la seconda lungo la Valle dell’Anapo. Decidiamo per la prima, essendo qualcuno tra noi molto interessato all’archeologia.

Con il supporto delle tracce GPS raggiungiamo il punto d’inizio (nei pressi della Chiesa dei Cappuccini) e ci avviamo lungo l’itinerario, in questo tratto assai ben segnalato con paline e segnacoli bianchi e rossi, messi di recente.

Cartelli dell'Antica Trasversale Sicula [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Cartelli dell’Antica Trasversale Sicula [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
All’inizio del percorso incontriamo delle saie, ne incroceremo tante lungo tutto il cammino. Il termine, che deriva dall’arabo sàqiya (ruscello) sta ad indicare dei condotti di acqua a cielo aperto, in genere larghi 20-30 cm, a sezione quadrata o rettangolare, sfruttati per il trasporto delle acque a uso irriguo. È molto probabile che questa tecnologia sia stata importata e adattata durante la dominazione araba in Sicilia (IX-X secolo).

Saia nell'entroterra di Sortino [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Saia nell’entroterra di Sortino [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Passo dopo passo, raggiungiamo la Riserva naturale orientata di Pantalica dall’ingresso lato Sortino, il più selvaggio. La riserva, istituita nel 1997, è – a ragione – patrimonio dell’Unesco. Secoli fa il territorio era densamente popolato, oggi si incontrano solo camminatori, escursionisti e guardie forestali. Al suo interno si conservano cinque necropoli con 5000 tombe a grotticella scavate nella roccia, in certi punti fino a sette piani sovrapposti, risalenti ad epoca protostorica, al periodo di transizione tra l’età del Bronzo e l’età del Ferro quando i Siculi spinsero la popolazione indigena a rifugiarsi sulle impervie e più facilmente difendibili montagne dell’entroterra abbandonando le coste.

In cammino nella Riserva di Pantalica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
In cammino nella Riserva di Pantalica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Secondo gli studiosi, il nome di Pantalica deriverebbe dall’arabo Buntarigah (grotte) e in questo territorio si sarebbe localizzata, ma senza evidenza certa sino ad oggi, l’antica Hybla, regno siculo preellenico in auge tra il XIII e l’VIII sec a.C. che si estendeva fino a Siracusa. Nulla è però rimasto delle abitazioni di queste comunità che con ogni probabilità vivevano in capanne circolari fatte di legno, canne e paglia. Se in epoca greca l’area di Pantalica risulta ormai disabitata, nell’alto Medioevo, a partire dal VI secolo d.C. si ritrovano tracce di insediamenti di comunità che, in epoca bizantina, costruirono oratori e villaggi in altura, più sicuri in un periodo in cui le coste era infestate da incursioni piratesche.

Necropoli nella Riserva di Pantalica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Necropoli nella Riserva di Pantalica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il percorso è molto suggestivo e ci attardiamo a esplorare caverne e grotticelle fino a giungere a un laghetto prodotto dal torrente Calcinara nel quale proliferano capelvenere, fichi e oleandri. Ci riserviamo di visitare in un’occasione successiva la grotta dei pipistrelli, poco distante.

Laghetto lungo il torrente Calcinara [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Laghetto lungo il torrente Calcinara [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Dopo esserci rinfrescati riprendiamo il cammino e incrociamo l’Oratorio del Crocifisso, una delle tre chiese rupestri di Pantalica, con tenui tracce di affreschi.

L'oratorio del Crocifisso [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
L’oratorio del Crocifisso [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Proseguiamo fino a raggiungere uno dei luoghi più suggestivi, i resti dell’Anaktoron, la cosiddetta “Casa del principe”, risalente al XII-XI secolo a.C. In posizione dominante sull’altopiano, se ne conservano solo i blocchi megalitici di fondazione. Dovremmo immaginare qui un ricco palazzo con numerosi vani, tra i quali una fonderia essendo state trovate scaglie di bronzo e forme per fusione. Ci raccontano che in questo luogo così affascinante vengono organizzati periodicamente eventi, tra cui un laboratorio sul silenzio alla luce della luna.

Resti dell'Anaktoron [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Resti dell’Anaktoron [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nel proseguire facciamo un errore, anziché continuare per la necropoli di Filiporto, ben indicata, scendiamo fino all’Anapo lungo l’ex ferrovia Siracusa-Vizzini e questa svista sarà l’occasione per fare un bel bagno nei pressi della ex stazioncina ferroviaria di Pantalica (con comodi “cessi” maschili e femminili rimodernati), non prima di esserci dissetati alla fonte del Giglio, segnalataci da un gruppo di taglialegna che ci indicano la direzione (pur essendoci un cartello, la fonte non è facilmente individuabile, in quanto sita a circa duecento metri di distanza sulla sponda opposta del fiume in un bosco molto fitto.

La fonte del Giglio nella Valle dell'Anapo [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
La fonte del Giglio nella Valle dell’Anapo [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ai primi del Novecento lungo la Valle dell’Anapo venne costruita una ferrovia che collegava la costa con l’entroterra e che rimase in funzione sino agli anni Cinquanta. La chiamavano “la ferrovia di Cicciu Pecora”, dai trenini di latta in vendita presso il negozio del commerciante ragusano Francesco Battaglia Ciulla. Immaginiamoci quindi un trenino a vapore, a scartamento ridotto, che su un solo binario traportava merci e qualche passeggero su una linea secondaria delle Ferrovie dello Stato lunga 125 chilometri.

Vecchia galleria lungo la ferrovia dismessa Siracusa-Vizzini [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Vecchia galleria lungo la ferrovia dismessa Siracusa-Vizzini [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Dovendo attraversare strette gallerie e affrontare salite con pendenze sino al 28%, il treno marciava lentissimo e talvolta i passeggeri dovevano scendere per spingere le carrozze. Il momento di maggior gloria fu nel 1933 quando il Re Vittorio Emanuele III visitò la Necropoli di Pantalica, viaggiando sul trenino a vapore. E la ferrovia fu utilizzata anche dagli alleati nel 1943 per il trasporto di materiali e truppe da utilizzarsi nell’offensiva contro l’esercito italo-tedesco di stanza a Palazzolo Acreide.

Ex Stazione ferroviaria Necropoli Pantalica adibita a piccolo museo [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ex Stazione ferroviaria Necropoli Pantalica adibita a piccolo museo [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nel pomeriggio, in ritardo sulla nostra tabella di marcia, siamo costretti a tornare parzialmente sui nostri passi e risalire lungo un viottolo per raggiungere la Sella di Filiporto all’estremità occidentale della riserva, uno dei siti più interessanti dell’area per la presenza di un villaggio rupestre con 150 abitazioni di epoca forse normanna, ricavate dalla ristrutturazione di tombe protostoriche: grandi camere nella roccia con pilastri centrali e nicchioni sule pareti a uso di ripostigli. È stato stimato che potessero viverci circa 4000 persone. Facilmente raggiungibile e ben indicato è anche l’oratorio di S. Micidiario, con tracce di un affresco raffigurante il Pantocratore.

Oratorio di San Micidiario [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Oratorio di San Micidiario [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
È ormai il tardo pomeriggio e quando arriviamo alla piana di Filiporto siamo assetati e stanchi anche perché il sole continua a picchiare forte. Si ferma un pulmino Westfalia con due pisani in vacanza che gentilmente riempiono le nostre borracce ormai quasi vuote. Mancano ancora almeno quattro chilometri alla meta (purtroppo su asfalto), chiamiamo l’agriturismo e ci facciamo venire a prendere. Gli alloggi sono molto accoglienti, il proprietario, Salvatore (Turi), molto simpatico e la cena ottima, con ricco antipasto, ravioli ai due sughi, arrosto, patate al forno e macedonia di frutta.

Ravioli ai due sughi [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ravioli ai due sughi [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
INFORMAZIONI UTILI

Riserva Naturale Orientata di Pantalica, Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande
https://riservenaturalisicilia.altervista.org/riserva-naturale-orientata-di-pantalica-piccolo-paradiso-dellentroterra-siracusano/

Agriturismo Porta Pantalica
C. da Mascà, 96010 Cassaro

Cell. 3383726613
http://www.agriturismoportapantalica.eu/

[Maria Teresa Natale, cammino effettuato il 4 luglio 2022]

  1. ATS: quattro passi a Sortino, borgo di pupi e pizzoli
  2. ATS: da Sortino alla Sella di Filiporto tra le antiche necropoli di Pantalica
  3. ATS: da Pantalica a Palazzolo Acreide lungo la ex ferrovia nella Valle dell’Anapo
  4. ATS: da Palazzolo Acreide a Giarratana, il paese dei cipuddari
  5. ATS: da Giarratana a Chiaramonte Gulfi lungo il bosco di Calaforno
  6. ATS: da Chiaramonte Gulfi a Comiso con sosta alla pagoda della Pace di Canicarao
  7. ATS: da Comiso al Castello di Donnafugata con il giardino esoterico
  8. ATS: da Donnafugata a Scoglitti di Camarina (la filosofia del cammino)

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