Antica Trasversale Sicula: da Giarratana a Chiaramonte Gulfi lungo il bosco di Calaforno

Riprendiamo il cammino da Giarratana, lungo l’Antica Trasversa Sicula, in direzione di Chiaramonte Gulfi. È una tappa di circa 16 km, con una lunga salita faticosa soprattutto per il gran caldo.

Oltrepassato il centro storico di Giarratana, imbocchiamo una strada asfaltata secondaria non trafficata, incrociamo un abbeveratoio e salutiamo Ninuzza, una mula dolcissima che non disdegna qualche carezza.

Abbeveratoio e incontro con una mula all'uscita di Giarratana [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Abbeveratoio e incontro con una mula all’uscita di Giarratana [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Raggiungiamo finalmente l’imbocco del bosco di Calaforno e la sorpresa è molto amara: circa il 70% del bosco a pini e platani è bruciato nel corso di un incendio avvenuto il 21 agosto 2021, doloso naturalmente, e pare che i piromani abbiano proprio scelto la giornata giusta, molto ventosa, per cui i soccorsi e i Canadair nulla hanno potuto fare in tempi rapidi. Si tratta di un vero disastro ambientale per l’ecosistema della zona e ci vorranno anni prima che il bosco venga ripiantumato e torni all’originario splendore.

Il bosco bruciato di Calaforno [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il bosco bruciato di Calaforno [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
All’altezza di un vecchio mulino, un forestale stagionale di servizio nel bosco ci indica una vecchia voliera i cui uccelli sono morti nel rogo dell’incendio. Ci spiega che la gestione dei forestali da parte della Regione andrebbe totalmente ripensata. Tra lavoratori stabilizzati e stagionali, vi sono più di ventimila addetti e nonostante ciò la Sicilia risulta ogni anno una delle regioni con il più alto numero di incendi nel nostro paese.

Poco oltre il mulino è sito l’ingresso a uno dei siti preistorici più importanti della Sicilia, l’ipogeo di Calaforno, purtroppo non visitabile. Il sito archeologico si compone di 35 camere circolari o pseudocircolari che si snodano per una lunghezza di circa 100 metri. Dovevano far parte di un sepolcreto in uso tra il 4000 e il 3000 a.C., riutilizzato anche in età greca. Inutile dire che in altri paesi, un luogo così unico e straordinario sarebbe stato messo in sicurezza (magari usufruendo di fondi europei), valorizzato e reso visitabile, avvantaggiando anche l’economia dei comuni limitrofi.

L'ingresso interdetto all'ipogeo di Calaforno [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
L’ingresso interdetto all’ipogeo di Calaforno [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
I neri scheletri dei pini ci accompagnano fino al limitare del bosco, dopo il quale imbocchiamo un’antica trazzera utilizzata per il passaggio degli armenti che costeggia un recente rimboschimento ad abeti.

Un'antica trazzera [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Un’antica trazzera [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Lungo il percorso, incontriamo Gianni, un allevatore locale di mucche, che ci indica una fontana presente nel suo terreno. Ha voglia di chiacchierare e si dilunga a parlarci della differenza tra gli allevatori di mucche e pecore, questi ultimi, a suo dire, meno corretti e più litigiosi.

Incontro con un allevatore locale [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Incontro con un allevatore locale [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Dopo un’erta discesa raggiungiamo finalmente Chiaramonte Gulfi, nel Ragusano, noto come il balcone di Sicilia perché dai suoi settecento metri di altitudine si gode di una vista spettacolare che giunge fino alle ciminiere di Gela e all’Etna.

Il doppio nome del borgo è piuttosto recente, data infatti al 1881, quando si decise di ricordare la distruzione dell’abitato di Gulfi a opera degli Angioni nel 1299, a seguito della quale i pochi superstiti ricostruirono il borgo che deve il nome a Manfredi Chiaramonte che lo fondò in un luogo più elevato, dopo essere stato nominato conte di Modica dal re aragonese Federico III. Naturalmente anche questo paese venne gravemente danneggiato dal terremoto del 1693, ma fu ricostruito nello stesso luogo.

In arrivo a Chiaramonte Gulfi [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
In arrivo a Chiaramonte Gulfi [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Chiaramonte Gulfi è ricco di musei, ve ne sono ben otto dedicati all’olio, al ricamo e allo sfilato siciliano, all’ornitologia, ai cimeli storico militari, all’arte sacra, agli strumenti etnico- musicali, alla pittura, purtroppo il sito dedicato informa che “a partire dal 30 giugno 2022 i musei rimarranno chiusi al pubblico in ragione della riorganizzazione del servizio museale”. No comment!

A valle del paese un’importante meta di pellegrinaggio è il Santuario della Beata Maria Vergine di Gulfi, patrona di Chiaramonte, festeggiata la prima domenica dopo Pasqua. In quell’occasione il simulacro marmoreo della santa, trasportato a spalle, compie in un’ora un cammino di quattro chilometri sino alla chiesa madre di Chiaramonte Gulfi. Secondo la leggenda, nell’VIII secolo a.C., la statua di Maria Vergine venne affidata al mare in una cassa di legno per tentare di salvarla dalla furia iconoclasta dell’imperatore bizantino Leone Isaurico. Sfidando le onde del Mediterraneo, la cassa si spiaggiò tra Scoglitti e Santa Croce Camerina, caricata quindi su un carro trainato dai buoi, fu deciso, per evitare scontenti, di costruire una chiesa là dove gli animali si sarebbero fermati.

Belvedere di Chiaramonte Gulfi, un'immagine in mosaico della Maria SS. di Gulfi [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Belvedere di Chiaramonte Gulfi, un’immagine in mosaico della Maria SS. di Gulfi [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Chiaramonte Gulfi è nota anche per avere dato i natali ad alcuni personaggi passati alla storia: il giornalista fascista Telesio Interlandi (1894-1965), molto attivo della diffusione di idee razziste e antisemite nel ventennio (fondò il quotidiano romano Il Tevere, diresse il quindicinale La difesa della razza e scrisse  l’opuscolo antisemita Contra judaeos), e Vincenzo Rabito (1899-1981), un bracciante agricolo semianalfabeta che prese la licenza elementare a 35 anni e scrisse un libro di memorie pubblicato postumo da Einaudi nel 2007 con il titolo di Terramatta. Ho la fortuna di aver conosciuto per ragioni professionali la storica Chiara Ottaviano, una delle produttrici del documentario ispirato al libro (Terramatta – Il Novecento italiano di Vincenzo Rabito, analfabeta siciliano, 2012) e ideatrice di Archivio degli Iblei, sito web ricco di memorie orali e fotografiche relative alle due guerre, ai lavori agricoli e artigianali, alla politica e alla religione, a eventi e personaggi delle zone rurali e urbane del territorio ibleo.

Facendo due passi nel centro di Chiaramonte giungiamo nella piazza su cui affaccia la chiesa madre intitolata a Santa Maria La Nova e le istituzioni di mutuo soccorso Società operaia di M.S.  Umberto I e Società operaia di M.S. Vittorio Emanuele III. A quest’ultima Vincenzo Rabito era iscritto fin dal 1924 e qui aveva il suo pubblico al quale raccontava le sue affascinanti storie.

Chiaramonte Gulfi, Società di Mutuo Soccorso [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Chiaramonte Gulfi, Società di Mutuo Soccorso [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
È ormai il tardo pomeriggio, l’ora per un aperitivo o una granita ai gelsi in uno dei caffè con tavolini all’aperto che fiancheggiano l’animato Corso Umberto I, dove è facile scambiare quattro chiacchiere con i locali, ai quali chiediamo consiglio per la cena.

Ci indirizzano allo storico ristorante Majore, celebre per un’epigrafe con la scritta “Qui si magnifica il porco”, frequentato nei tempi andati anche da Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino, ma il locale è chiuso per ferie. Ripieghiamo quindi, senza pentircene, sul simpatico Nettari e portate, con ventilati tavolini all’aperto e gradevole musica di sottofondo.

Primo piatto di pasta con verdure e tonno [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Primo piatto di pasta con verdure e tonno [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nel tornare all’alloggio, il comodissimo albergo Villa Nobile nei pressi della villa comunale (dove riempiamo le borracce per il giorno dopo) attraversiamo un’altra parte del paese, antica, e nel silenzio della notte incrociamo l’Arco dell’Annunziata, da cui si scorge su una scalinata un’opera di street art dedicata alla Pace.

Arco dell'Annunziata e scorcio con opera d'arte ispirata alla Pace [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Arco dell’Annunziata e scorcio con opera d’arte ispirata alla Pace [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
INFORMAZIONI UTILI

Albergo Villa Nobile
Corso Umberto I, 168 – Chiaramonte Gulfi
Tel. 0932-928537
http://www.albergovillanobile.com/

Terramatta – Il Novecento italiano di Vincenzo Rabito, analfabeta siciliano, 2012
https://www.youtube.com/watch?v=QgBRIaM1QjY

Archivio degli Iblei
http://www.archiviodegliiblei.it/

[Maria Teresa Natale, cammino effettuato il 7 luglio 2022]

  1. ATS: quattro passi a Sortino, borgo di pupi e pizzoli
  2. ATS: da Sortino alla Sella di Filiporto tra le antiche necropoli di Pantalica
  3. ATS: da Pantalica a Palazzolo Acreide lungo la ex ferrovia nella Valle dell’Anapo
  4. ATS: da Palazzolo Acreide a Giarratana, il paese dei cipuddari
  5. ATS: da Giarratana a Chiaramonte Gulfi lungo il bosco di Calaforno
  6. ATS: da Chiaramonte Gulfi a Comiso con sosta alla pagoda della Pace di Canicarao
  7. ATS: da Comiso al Castello di Donnafugata con il giardino esoterico
  8. ATS: da Donnafugata a Scoglitti di Camarina (la filosofia del cammino)

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