Antica Trasversale Sicula: quattro passi a Sortino, borgo di pupi e pizzoli

Antica Trasversale Sicula da Sortino a Scoglitti, 120 km circa lungo le terre merlettate dei muri a secco dei Monti Iblei, in Sicilia. Questo è il cammino che ho deciso di percorrere quest’anno, in splendida compagnia, per conoscere camminando a piedi un altro pezzo d’Italia, ricco di storia e di storie. Ne avevo sentito parlare qualche mese fa, durante una chiacchierata casuale, e così ho deciso di approfondire. Si tratta di un cammino di circa 650 chilometri, ideato sulla base di un’intuizione del siciliano Tano Melfi che, nel corso dei suoi studi è incappato in uno scritto dell’archeologo Biagio Pace (1889-1955) il quale accennava, per l’appunto a una “Trasversale Sicula” che collegava decine di importanti siti archeologici siciliani. Assieme ad altri due camminatori appassionati, Peppe De Caro e Claudio Lo Forte, Tano ha identificato il cammino, che poi è stato tracciato e quindi ulteriormente sviluppato con il supporto degli archeologi Giuseppe Labisi e Giovanni Uggeri.

Noi ne abbiamo percorso la parte finale, sette tappe, giungendo alla spiaggia di Kamarina, dove abbiamo incontrato  Peppe De Caro e Tano Melfi, sempre entusiasti e desiderosi di condividere con gli altri la loro passione per la Trasversale.

In otto post, abbiamo deciso di raccontare la nostra esperienza lungo le diverse tappe percorse, sperando di essere in qualche modo utili a chi le vorrà ripercorrere dopo di noi. Sul sito ufficiale abbiamo richiesto le credenziali del cammino, che abbiamo fatto timbrare presso gli esercenti locali e i luoghi della cultura che abbiamo visitato. In calce a ogni post, forniamo link e informazioni utili per chi volesse ripercorrere la nostra esperienza.

Siamo partiti nel mese di luglio, che certamente non è il periodo migliore a causa del caldo, anche se dobbiamo dire che, malgrado l’alta temperatura, il clima secco non ci ha causato particolari problemi (eravamo sempre muniti però di acqua in abbondanza).

In base ai giorni disponibili, abbiamo scelto di partire da Sortino, in provincia di Siracusa, che abbiamo raggiunto con un transfer dall’Aeroporto di Catania. La partenza per il cammino era prevista per l’indomani mattina pertanto abbiamo dedicato il tardo pomeriggio alla visita della cittadina.

Come la maggior parte dei borghi del territorio, il 9 e l’11 gennaio 1693 Sortino fu distrutta da uno dei più devastanti terremoti che abbia mai investito la Sicilia orientale, a seguito del quale venne ricostruita in uno schema a reticolato più a monte, sulla sommità della collina Cugno del Rizzo. Percorrendo le due direttrici perpendicolari via Libertà e corso Umberto I, che si incrociano nella piazza dei Quattro Canti, si incontrano i monumenti più rappresentativi della cittadina, a iniziare dalla chiesa madre settecentesca dedicata a San Giovanni Evangelista. La precede uno splendido piazzale lastricato con ciottoli di fiume bianchi e neri a motivi geometrici sul quale affaccia il portale centrale affiancato da due coppie di colonne tortili. Il sagrato sul quale ci siamo attardati a scattare qualche foto non è solo esteticamente bello, ma assai rappresentativo anche dal punto di vista simbolico in quanto rimanda alle trame dei vancali, le coperte manufatte dalle donne sortinesi per essere messe ai piedi del letto: come dire quindi una coperta sacra ai piedi della chiesa più importante del paese.

La chiesa madre di Sortino [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
La chiesa madre di Sortino [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Poco oltre, in Corso Umberto I, ecco il Santuario di Santa Sofia: nella navata laterale destra si conserva “U nummu ru Gesu” (Il nome di Gesù), una statua cinquecentesca di Cristo legato alla colonna. Miracolosamente scampata alla devastazione del terremoto del 1693, ogni anno viene portata in solenne processione dai portatori sortinesi nel giorno del venerdì santo.

Sortino, Chiesa di Santa Sofia, U Nummu ru Gesù [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Sortino, Chiesa di Santa Sofia, U Nummu ru Gesù [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Proseguendo lungo il corso, abbiamo costeggiato il Cine Teatro Italia, d’impianto razionalista, per poi raggiungere la Chiesa e il Convento dei Cappuccini che affacciano sulla valle che dà verso Pantalica.

Sortino, Cine Teatro Italia [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Sortino, Cine Teatro Italia [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Essendo ora di preghiera, dal portale siamo riusciti solo a scorgere l’eccezionale tabernacolo ligneo realizzato da Fra Angelo di Mazzarino con intarsi di legni pregiati come la rosa e l’albicocco, avorio, osso e persino radici di fico d’india.

Sortino, Chiesa dei Cappuccini [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Sortino, Chiesa dei Cappuccini [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nel chiostro del convento abbiamo incontrato Mauro Magnano, un professore sortinese di applicazioni tecniche in pensione che si è fermato a fare quattro chiacchiere e a raccontarci dei Puglisi di Sortino, pupari da generazioni. Il più celebre è stato Don Ignazio (1904-1986), il cui fondo è visitabile nel locale museo alla cui conoscenza abbiamo dedicato la serata.

Sortino, Chiostro del Convento dei Cappuccini [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Sortino, Chiostro del Convento dei Cappuccini [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Si è fatta ora di cena, siamo stati tutti concordi del privilegiare una trattoria locale specializzata nel tipico “pizzolo” sortinese, vera specialità locale assieme al miele. Sembra che la ricetta sia nata per caso, dagli scarti della pasta per la lavorazione del pane con cui le massaie spianavano delle focacce che poi a metà cottura tagliavano a metà e farcivano con ortaggi di stagione arrostiti e profumati con timo dei Monti Iblei. Oggi le trattorie locali ne propongono infinite varianti, salate e dolci, più o meno riccamente farcite.

Sortino, il pizzolo [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Sortino, il pizzolo [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Come anticipato, abbiamo terminato la serata al Museo civico dell’opera dei Pupi, nei locali del dismesso carcere, presso il quale Gianfranco Salonia, appassionato puparo e istrione sortinese, ci ha omaggiato di un’indimenticabile visita privata aprendoci al mondo dei pupi e degli opranti. Innanzitutto, ci ha spiegato che in Sicilia ci sono due tipologie di pupi, quelli catanesi, alti 120-130 centimetri, con il ginocchio rigido e manovrati dall’alto di un ponte che si trova dietro il fondale, e quelli palermitani, più piccoli, alti 80-90 centimetri, con il ginocchio basculante. Il pupo catanese è più rigido e le armature sono realizzate con cesello, smalto e punzonatura, tutte tecniche che il puparo gestisce con grande maestria.

Il puparo Gianfranco Salonia [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il puparo Gianfranco Salonia [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Per pubblicizzare gli spettacoli, i pupari utilizzavano dei cartelloni sui quali erano rappresentate alcune scene salienti del ciclo narrativo. A Palermo, i cartelloni, inchiodati e arrotolati intorno a due bastoni, erano dipinti su tela, nel Catanese invece, erano realizzati su carta d’imballaggio, bastavano le figure, titolo e data non erano presenti perché il costo di produzione sarebbe stato maggiore e comunque la popolazione era in gran parte analfabeta.

Sortino, Museo dell'Opera dei Pupi, cartellone [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Sortino, Museo dell’Opera dei Pupi, cartellone [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
L’opera dei pupi era lo spettacolo clou che veniva recitato in italiano o misto siculo-italiano, si trattava sempre di storie tragiche, che terminavano con amori sfortunati e la morte degli eroi.

Oltre a spiegarci le caratteristiche dei personaggi, Gianfranco ci ha raccontato che nel Catanese i pupi vestivano abiti e accessori riciclati. I pupari erano compagnie girovaghe, affittavano una casa per due o tre mesi e davano delle rappresentazioni a puntate. Le donne si recavano presso le case più agiate e si facevano regalare vestiti dismessi, li scucivano e li ricucivano per decorare i pupi.

Sortino, Museo dell'Opera dei Pupi, la bella Angelica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Sortino, Museo dell’Opera dei Pupi, la bella Angelica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
E così nelle vetrine e lungo le pareti abbiamo imparato a riconoscere il cristiano re dei franchi Carlo Magno avversario del capo dei saraceni di Spagna Marsilio, protagonisti di uno dei più famosi poemi epici della Chanson de geste. I paladini di Francia, difensori del palazzo, erano il corpo scelto di Carlo Magno , tutti conti e baroni, famosi per due motivi: primo perché avevano l’obiettivo di difendere la patria, secondo perché difendevano i poveri, gli oppressi e i perseguitati, categorie nelle quali i siciliani si identificavano. E poi ecco, Rinaldo, cugino di Orlando, sciupafemmine, scapestrato, la seconda spada di Francia, protagonista di una straordinaria storia di amore e tradimento con Dama Rovenza, e la storia di Orlando e del tradimento di Gano a Roncisvalle o quella della bella Angelica, la donna più bella del mondo innamorata di Medoro, che fece impazzire Orlando, o di Malagigi, ladruncolo furbacchione, esperto di arti magiche.

Sortino, Museo dell'Opera dei Pupi, dettaglio della battaglia di Roncisvalle [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Sortino, Museo dell’Opera dei Pupi, dettaglio della battaglia di Roncisvalle [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Gianfranco ci ha poi raccontato che il puparo non poteva mandare a casa il pubblico triste e quindi prima di concludere lo spettacolo metteva in scena una farsa, sempre in dialetto siciliano. I protagonisti erano Peppininu e Lauretta. Peppininu – in ogni paese c’è sempre un Peppininu – aveva dei difettucci, era guercio, sordo da un orecchio e sciancato, ma si riteneva molto bello e voleva conquistare la bella Lauretta con l’aiuto del barbiere don Pasquale, che sapeva tutto di tutti. Ridendo delle buffonate di Peppininu, la gente dimenticava la tragedia e usciva dal teatro felice.

Sortino, Museo dell'Opera dei Pupi, Peppininu e Lauretta [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Sortino, Museo dell’Opera dei Pupi, Peppininu e Lauretta [Foto: Associazione culturale GoTellGo / Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Grazie Gianfranco per averci regalato tante storie a inizio cammino e per conservare, assieme al nipote Ignazio Manlio, la memoria e la tradizione di “Ra Gnaziu”.

INFORMAZIONI UTILI

Antica Trasversale Sicula (sito ufficiale del cammino, con contatti per ricevere le credenziali)
https://www.trasversalesicula.it/

Agenzia di viaggi Viaggiando con Marcopolo (prenotazione alberghi)
http://www.viaggiandoconmarcopolo.it/

Museo dell’Opera dei Pupi di Sortino
https://www.operadeipupipuglisi.it/

Pantalica Rooms affittacamere
Via Principe di Cassaro 62, 96010 Sortino

Cell. 3331473393

La Pizzoleria
Via Libertà 88, Sortino

[Maria Teresa Natale, passeggiata effettuata il 3 luglio 2022]

  1. ATS: quattro passi a Sortino, borgo di pupi e pizzoli
  2. ATS: da Sortino alla Sella di Filiporto tra le antiche necropoli di Pantalica
  3. ATS: da Pantalica a Palazzolo Acreide lungo la ex ferrovia nella Valle dell’Anapo
  4. ATS: da Palazzolo Acreide a Giarratana, il paese dei cipuddari
  5. ATS: da Giarratana a Chiaramonte Gulfi lungo il bosco di Calaforno
  6. ATS: da Chiaramonte Gulfi a Comiso con sosta alla pagoda della Pace di Canicarao
  7. ATS: da Comiso al Castello di Donnafugata con il giardino esoterico
  8. ATS: da Donnafugata a Scoglitti di Camarina (la filosofia del cammino)

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